IL GERGO DI FRANCESCO/23. Quell’Alzheimer spirituale che offusca il primo amore

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Il Papa, non molti giorni orsono, ha parlato dell’” Alzheimer spirituale” come una delle malattie della curia. Evidentemente si riferiva a quella vaticana, ma per estensione le osservazioni valgono per ogni altra curia. Prima il suo intervento ai monsignori, poi gli echi dello stesso sui media sono arrivati anche dove vivo, quella “periferia” dove i cardinali, anche quelli di curia, sono andati a prendere e portato a Roma chi ha pronunciato il discorso in questione. Non essendo membro della curia vaticana o di altra curia posso tranquillamente pensare che queste parole non abbiano niente a che vedere con me. Invece non posso eluderle, e non posso perché mia madre è stata distrutta da questa malattia.

Francesco, facendo un parallelo con gli effetti dell’Alzheimer, si è riferito al declino spirituale che è causa di gravi handicap per l’anima. Come lo è per il corpo. E io l’ho visto in mia madre, quando si addentrava poco a poco in quel labirinto senza uscita che è l’Alzheimer. Vivevo lontano da lei e la chiamavo spesso al telefono; ho anche corrisposto con una certa frequenza alla sua richiesta di scriverle delle lettere. Scrivere è sempre stata la mia passione, e lei lo sapeva. Leggeva le mie lettere di continuo, le portava con se, le faceva vedere. Immagino che le conservasse come un tesoro. Io ho continuato a scriverle, finchè un giorno mio fratello mi ha detto: ” Non scriverle più, la mamma non sa più leggere”. Uno come me che vive della scrittura, come fa a mandare giù una cosa del genere? Come fa ad accettare che la sua lettrice preferita non sa più leggere? E com’è possibile smettere di capire le parole?

C’è pane per i denti di Borges che il nostro insegnante di letteratura, Jorge come quell’illustre concittadino di noi argentini, mezzo secolo addietro ci faceva ripetere spesso: “Solo una cosa non esiste: l’oblio” aveva scritto come un epitaffio. Ma allora, quando avrei potuto fargli la domanda, o contraddirlo, mia madre stava bene e i miei denti erano quelli da latte di un giornalista in fieri e uno scrittore di desiderio.

Ma forse è per questa esperienza con mia madre che ho visto sotto un’altra luce le parole del Papa sull’Alzheimer spirituale. Così mi sono immaginato che tanti funzionari della curia smettono di capire gradualmente, uno scalino dopo l’altro, all’inizio le parole scritte, poi le parole pronunciate e infine il senso vero della Parola con la p maiuscola. Col risultato che quando i fedeli che incontrano si rivolgono a loro in cerca di risposte a questioni importanti, si ritrovano davanti ad una parete di lettere morte.

Mi sembra infausto dimenticare la cosa più importante, che è l’amore di Dio, per vivere in uno “stato di assoluta dipendenza dalle cose materiali”. Cosa è successo per finire così? Hanno tergiversato tanto che hanno perso Cristo, e le croci sono rimaste vuote. Ma la cosa più grave è che non sono stati vittime passive, innocenti, dell’Alzheimer, sono loro che hanno scelto di ammalarsi. Lo ha detto Francesco, ma lo sapevamo già, semmai avevamo soltanto paura di affermarlo per timore di sbagliare.

Un Natale, l’ultimo, chiamai mia mamma al telefono per salutarla.

- «Sono Jorge, volevo farti gli auguri di Natale».

- «La ringrazio signore -quando mi sentì chiamare “signore” mi sono messo a piangere perché avevo capito che ormai l’avevo persa- lo sa che io avevo un figlio che si chiamava Jorge come lei? Però l’ho perso, non so dov’è…».

E’ un ricordo lancinante, che mi è ritornato con le parole di Francesco sulla dimenticanza della “storia della salvezza”, della storia personale con il Signore, del «primo amore». E mi chiedevo come risponderebbero a Gesù quegli ecclesiastici a cui si stava immaginariamente riferendo. Gli direbbero anche loro, senza riconoscerlo: “lo sa che io seguivo un tale chiamato Cristo ma l’ho perso, non so più dov’è…?”. Deve essere terribile, perché la croce, vuota, è un tormento.

E’ doloroso che una madre perda un figlio in questo modo. Che non sappia più chi ha davanti, che non lo riconosca come carne della sua carne. E’ doloroso che un figlio perda così sua madre, da non poterle più scrivere, da non poterle più parlare. Ma, che coloro che hanno scelto di seguire Cristo, perdano la memoria del loro incontro con Lui, è una catastrofe.

Qualcuno che non abbia mai avuto a che fare con l’Alzheimer forse non avrà colto sino in fondo questo riferimento del Papa, ma è un’immagine perfetta di quello che succede in coloro che vivono nei loro “capricci, passioni, manie” personali, nell’adorazione degli “idoli che si sono costruiti con le loro stesse mani”, chiusi nei labirinti che continuano ad allungare, allargare e attorcigliare, innalzare anche, “costruendo muri tutto attorno a se”.

Poche volte ho scritto di un dolore personale, questa è una. Però ringrazio che sia potuto succedere. Se il dolore ha un senso è proprio questo: quello di permetterci di capire meglio le cose che accadono.

L’Alzheimer è una malattia terribile perché tutte le nostre domande rimangono senza risposta. L’Alzheimer spirituale è ancora peggio, non soltanto perché nega le risposte ma perché è volontario … e può essere contagioso.

 

Traduzione dallo spagnolo di Mariana Gabriela Janún

  1. Quel Dio cattolico che ci “primerea” sempre
  2. Non “balconear” la vita, ma tuffarsi come ha fatto Gesù
  3. Una civilizzazione che si è “spannata” ha bisogno della speranza cristiana
  4. “Hagan lio”, perché la Buona Notizia non è silenziosa…
  5. Quella nullificazione che cancella l’Altro. Non lasciatevi ningunear…
  6. Quell’invito a “pescar” uno sguardo nuovo sulla società e sulla Chiesa
  7. Che pena una gioventù empachada e triste!
  8. “Misericordiando”. Dialogo con il Papa su un curioso gerundio
  9. Il “chamuyo” di Dio, seduttore ad oltranza
  10. Que Dios me banque! Se mi ha messo qui che ci pensi lui
  11. Lo spirito del soldato e i generali sconfitti del doverfaresimo
  12. “Giocare in attacco”. Le metafore calcistiche di un papa tifoso
  13. Cristiani gioiosi e facce da “cetriolini sott’aceto”
  14. La fiaba cinese dell’abolizione della schiavitù
  15. Viandanti della Fede tra scuola e strada
  16. Un consiglio ai “trepas” nella Chiesa: arrampicatori, fate gli alpinisti, è più sano
  17. “Recen por mi”. Un bergoglismo poco bergogliano? Forse. Ma a forza di chiederlo il Papa ci ha messo il copyright
  18. Non siamo guachos,abbiamo una Madre che si prende cura di noi!
  19. Aprite le ali e affondate le radici. No arruguen!
  20. La teologia dell’aquilone: “Dagli corda che scodinzola”
  21. I tarli che rodono la stoffa della Chiesa: rivalità e vanagloria
  22. Se mi tocchi la mamma…

 

– © TERRE D’AMERICA

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