IL GERGO DI FRANCESCO/19. Aprite le ali e affondate le radici. No arruguen!

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Non è che Francesco voglia sorprenderci a tutti i costi. Intercala espressioni spontanee, che gli vengono da dentro, che fanno da scivolo, possiamo dire, a concetti che gli premono. Parole che, credo, non prepara prima. Piuttosto sono risposte o commenti immediati propri di qualcuno che si sente libero nel dirle, anche con una buona dose di humour. Prendiamo l’ultimo bergoglismo.

Dal 1° al 4 settembre si è tenuto in Vaticano il terzo congresso educativo di Scholas Occurrentes (Scuole per l’Incontro), la rete mondiale di scuole nata su impulso di Papa Francesco. Questa rete, diventata un movimento che si impegna nell’ambito dell’educazione, basata sui pilastri della tecnologia, dell’arte, della cultura e, soprattutto, dello sport, conta con oltre trecentomila scuole iscritte, appartenenti ad una settantina di Paesi dei cinque continenti. Uno dei momenti principali, oltre alla partita di calcio interreligiosa per la pace organizzata allo stadio Olimpico di Roma alla quale parteciparono i grandi giocatori di ieri e di oggi, è stato la presentazione della nuova piattaforma digitale — scholas.social — che servirà per un interscambio tra le diverse scuole del mondo (una sorta di “facebook educativo”). Papa Francesco l’ha inaugurata dialogando in videoconferenza con gli studenti di cinque scuole appartenenti ad altrettanti continenti.

In un momento della videoconferenza, davanti a giovani di tutto il mondo che lo ascoltavano attenti, e con l’entusiasmo dell’educatore appassionato che desidera trasmettere le sue certezze, non ha potuto fare a meno di usare un argentinismo. Quelle espressioni nostre ricche di significato e di sfumature che, per chi argentino non è, non sono facili da cogliere. Ha detto: «Una cosa che non è mia, ma che Gesù diceva molte volte: “Non abbiate paura!”. Noi, nel mio Paese, abbiamo una espressione, che non so come la potranno tradurre in inglese: “No arruguen”, non abbiate paura! Andate avanti! Costruite ponti di pace. Giocate in squadra e fate il futuro migliore, perché ricordatevi che il futuro è nelle vostre mani. Sognate il futuro giocando, ma non dimenticate l’eredità culturale, sapienziale e religiosa che vi hanno lasciato gli anziani. Avanti, con coraggio! Fate il futuro!” Il futuro è nelle vostre mani se avete ali e radici”.

Con poche parole Papa Francesco ha dato, non una risposta agli interrogativi dei giovani bensì un metodo per cercare e trovare le risposte. Così il “no arruguen”, che potrebbe essere tradotto con un “non scoraggiatevi”, (ma nella lingua originale l’espressione dice di più, fa riferimento a un “non tirarsi indietro” e anche a un non ripiegarsi su se stessi), è incominciata a circolare nelle reti sociali per la disperazione dei traduttori che si sentivano questa volta più che mai “traduttori-traditori”.

Anche a me è rimasto il dubbio su come si potesse tradurre il termine in inglese. Il dialogo con una traduttrice argentina che abita a Washington è stato interessante a questo proposito. L’ho interpellata e lei, per prima cosa, mi ha chiesto se l’espressione l’avevo presa dalle parole di un tango o di una canzone di rock nazionale. Le ho risposto semplicemente che l’aveva pronunciata il Papa. Dopo un attimo di silenzio si è ripresa dalla sorpresa e mi ha detto: “Allora è molto più complesso”, e ha iniziato ad arrovellarsi fra un’espressione molto comune del tipo: “don’t fear I’m here” e un’altra molto più usata: “don’t panic”, poi si è arresa con un “in questo momento non mi viene in mente niente di così espressivo in slang”. Poi, come per scusarsi, ha esclamato: “Sono ammiratrice, non interprete di Francesco”.

Noi argentini invece non abbiamo bisogno di tante spiegazioni. “Arrugar” (usata come slang perché letteralmente vuol dire stropicciare, ritirarsi, ndt) non vuol dire soltanto non avere paura, vuol dire anche non poter superarla e fare un passo indietro, scoraggiarsi. Atteggiamento che molti esprimono col vecchio aforisma “soldato che fugge, serve per un’altra guerra”. “Arruga” colui che non confida più nelle proprie forze, chi perde lo slancio o si arrende senza combattere, si ritira senza lottare o semplicemente scappa.

Il Papa ci dice che noi cristiani non perdiamo se lottiamo di fianco a Dio. Un concetto che non ha bisogno neanche questo di spiegazioni per essere capito ma piuttosto di coinvolgimento per poter essere accettato. Dicendo ai giovani “no arruguen” li sta stimolando a impegnarsi nel rapporto con Dio, ad avere la certezza che con un alleato così la vita non decade. Certo, non è facile impegnarsi in un mondo dove regna il consumismo, l’edonismo, l’individualismo e dove si sente costantemente il canto delle sirene del disimpegno e del dolce far niente.

Papa Francesco non inventa, ritorna una e più volte sul Vangelo. Dove c’è quel giovane che aveva adempiuto a tutti i suoi doveri ed era affascinato dalla persona di Cristo, ma quando ha chiesto al Maestro cosa dovesse fare per poter seguirlo meglio si è sentito rispondere : “Ti manca soltanto una cosa: vai, vendi tutto quello che hai, da quel denaro ai poveri e seguimi”. Il giovane in questione “arrugó”, rattristato, e se ne andò.

Oggi giorno abbiamo chi tentenna nella propria fede, ma abbiamo anche lo spettacolo di cristiani che scelgono di essere decapitati pur di non rinnegarla. Cristianos que no arrugan.

Traduzione dallo spagnolo di Mariana Gabriela Janún

  1. Quel Dio cattolico che ci “primerea” sempre
  2. Non “balconear” la vita, ma tuffarsi come ha fatto Gesù
  3. Una civilizzazione che si è “spannata” ha bisogno della speranza cristiana
  4. “Hagan lio”, perché la Buona Notizia non è silenziosa…
  5. Quella nullificazione che cancella l’Altro. Non lasciatevi ningunear…
  6. Quell’invito a “pescar” uno sguardo nuovo sulla società e sulla Chiesa
  7. Che pena una gioventù empachada e triste!
  8. “Misericordiando”. Dialogo con il Papa su un curioso gerundio
  9. Il “chamuyo” di Dio, seduttore ad oltranza
  10. Que Dios me banque! Se mi ha messo qui che ci pensi lui
  11. Lo spirito del soldato e i generali sconfitti del doverfaresimo
  12. “Giocare in attacco”. Le metafore calcistiche di un papa tifoso
  13. Cristiani gioiosi e facce da “cetriolini sott’aceto”
  14. La fiaba cinese dell’abolizione della schiavitù
  15. Viandanti della Fede tra scuola e strada
  16. Un consiglio ai “trepas” nella Chiesa: arrampicatori, fate gli alpinisti, è più sano
  17. “Recen por mi”. Un bergoglismo poco bergogliano? Forse. Ma a forza di chiederlo il Papa ci ha messo il copyright
  18. Non siamo guachos,abbiamo una Madre che si prende cura di noi!

– © TERRE D’AMERICA

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