IL GERGO DI FRANCESCO/16. Un consiglio ai “trepas” nella Chiesa: arrampicatori, fate gli alpinisti, è più sano

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Papa Francesco ha consigliato agli arrampicatori (trepas) di andare in montagna anziché entrare in chiesa, e dedicarsi all’alpinismo: “E più sano”, ha aggiunto con certa ironia. Gli invitati alla oramai tradizionale omelia del Santa Marta lo ascoltavano attentamente nonostante la sveglia abbia suonato assai presto quel giorno ed immagino che qualcuno si guardasse attorno alla ricerca di un argentino da cui farsi spiegare, a messa terminata, il senso di quella strana parola: trepas.

Erano passate non più di un paio di ore da quel primo lunedì di maggio in cui Gesù, nel Vangelo del giorno, rimproverava la gente di cercarlo solo perché si era saziata dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci, che al mio indirizzo di posta elettronica hanno cominciato ad arrivare mail su mail. Io “esperto in bergoglismi” avevo l’obbligo morale di spiegare che cosa volesse dire il Papa con quell’espressione dal suono divertente e dal significato che simpatico lo è un po’ meno.

Il plurale trepas è la forma abbreviata di trepadores, che letteralmente significa “arrampicatori”. E’ una parola del lunfardo, il gergo spagnolo di Buenos Aires nato verso la fine del XIX secolo grazie al forte influsso degli immigranti europei approdati nei porti delle due metropoli del Rio de la Plata: Buenos Aires e Montevideo. A differenza dei loro paesi di origine, le società formatesi in queste immense città dell’America del Sud erano molto aperte e permeabili alle diversità. C’erano comunque dei canoni di comportamento da rispettare, comunemente accettati, e chi non lo faceva veniva disapprovato socialmente. Se il figlio del ciabattino o del muratore riusciva a diventare medico o avvocato, questo raggiunto status sociale era considerato il frutto meritato dello sforzo e del lavoro. Quello che proprio non veniva accettato era l’atteggiamento di coloro che “arrivavano in alto” sulle spalle degli altri, guardando e coltivando unicamente i loro personali interessi o quelli altrettanto ristretti del loro clan. Persone che in genere bruciavano le tappe avvalendosi di spinte a dispetto dei propri meriti e servendosi di quelli altrui come se fossero propri.

Erano, per l’appunto, i trepadores, gli arrampicatori.

Negli ani 60 Vance Packard pubblicò The pyramid climbers, “Gli arrampicatori della piramide”, risultato di una vasta e approfondita ricerca sui problemi, gli ostacoli, le truffe, le falsificazioni intellettuali e l’immoralità di coloro che pretendevano scalare le piramidi aziendali nel mondo delle corporazioni a qualsiasi costo. Gli arrampicatori insomma.

Nello spagnolo classico c’è un altro termine che è quasi sinonimo di trepador: arribista. L’arrivista non esita a mostrare di sé solo quegli aspetti che sono funzionali al suo scopo. Povero di titoli e virtù, sa manipolare la vanità, lo sconcerto e l’ignoranza degli altri. L’arrivista va su, va su, sempre più in su. Si tratti di una multinazionale, di un club di paese, un ente sportivo o la Chiesa cattolica cui magari dichiara di appartenere. «Con i soldi, cercando di approfittare economicamente della parrocchia, della diocesi, della comunità cristiana, dell’ospedale, del collegio” ha detto il Papa.

Che bene che fanno le sue parole! Rinfrancano chi ha subito la violenza e il disprezzo dei trepas. “Anche nella Chiesa ci sono degli arrampicatori!” ha commentato.

Nessuna novità, lo sapevamo già, ma ci fa piacere sentircelo dire proprio da lui. Anche lui ne ha conosciuti molti quando era vescovo e arcivescovo di Buenos Aires. Li ha strapazzati dal pulpito della cattedrale metropolitana, li ha confessati accettando il loro pentimento o incitandoli a ravvedersi e cambiare strada. I trepas peggiori sono quelli che usano la Chiesa per i propri interessi! E qui il Papa ha introdotto il suo tocco personale: “Se è questo quello che ti piace, vai pure a fare alpinismo. E’ più sano! Ma non venire in Chiesa a fare le tue arrampicate”.

Traduzione dallo spagnolo di Mariana Gabriela Janún

  1. Quel Dio cattolico che ci “primerea” sempre
  2. Non “balconear” la vita, ma tuffarsi come ha fatto Gesù
  3. Una civilizzazione che si è “spannata” ha bisogno della speranza cristiana
  4. “Hagan lio”, perché la Buona Notizia non è silenziosa…
  5. Quella nullificazione che cancella l’Altro. Non lasciatevi ningunear…
  6. Quell’invito a “pescar” uno sguardo nuovo sulla società e sulla Chiesa
  7. Che pena una gioventù empachadae triste!
  8. “Misericordiando”. Dialogo con il Papa su un curioso gerundio
  9. Il “chamuyo” di Dio, seduttore ad oltranza
  10. Que Dios me banque! Se mi ha messo qui che ci pensi lui
  11. Lo spirito del soldato e i generali sconfitti del doverfaresimo
  12. “Giocare in attacco”. Le metafore calcistiche di un papa tifoso
  13. Cristiani gioiosi e facce da “cetriolini sott’acceto”
  14. La fiaba cinese dell’abolizione della schiavitù
  15. Viandanti della Fede tra scuola e strada

– © TERRE D’AMERICA

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