IL GERGO DI FRANCESCO/1. Quel Dio cattolico che ci “primerea” sempre

Udienza generale di Papa Francesco

La mentalità del “porteño”, dell’uomo che vive sul porto di Buenos Aires[i] è un po’ particolare. Espressione di una società cosmopolita plasmata dal commercio e dall’industria -a differenza degli argentini del resto del paese dediti alla produzione di generi primari di massa-, ha i suoi aspetti positivi e negativi. Fra i secondi l’idea dell’ “io so tutto” mischiata a uno scarso senso della solidarietà, ha prodotto l’atteggiamento conseguente del “io per primo”. Che si tratti di ottenere un biglietto per una partita di calcio o la titolarità di una cattedra universitaria, al di là delle capacità vere o presunte del pretendente, la cosa più importante era arrivare prima degli altri, essere il primo ad ottenere, vincere o afferrare con un vero e proprio colpo di mano. L’idea, insomma, era “primerear” sempre e ad ogni costo.

“Primerear” dunque, non è mai stato un neologismo virtuoso in quanto implicava “fregare” l’altro, prendere l’iniziativa prima dell’altro o prima che l’altro se ne renda conto.

C’è un detto molto popolare nel Rio de la Plata[ii]: “chi picchia per primo, picchia due volte”. Questo termine, tuttora “selvatico”, cioè non addomesticato dai dizionari, s’intrufola anche oggi tra le righe dei giornali: leggendo una cronaca ci si può imbattere in una frase del tipo: “…sentendosi offeso estrasse per primo (lo “primereó” con) il coltello”.

Da tutto questo si deduce che “primerear” non è un’azione positiva, bensì tutto il contrario. O per lo meno così è stato prima di papa Bergoglio. La gente delle “villas”[iii] conosce perfettamente il significato e l’uso di questa parola. Per questo, quando si sono sentiti dire da un prete che “occorre “primerear” il peccato con la Grazia”, hanno capito immediatamente. Lo hanno capito perché parlava il loro linguaggio, sapeva che loro dovevano “primerear” la droga, la mancanza di opportunità di lavoro, la marginalità… e non sempre ci riuscivano.

Il verbo esprime un’azione che non è diversa dalla vecchia lotta fra la virtù e il peccato. Torna l’idea della “Fede come militanza” basata sul concetto di lotta permanente tra il bene e il male. Che sia fra quelli che vanno a chiedere o a ringraziare San Cayetano[iv] piuttosto che fra gli emarginati della “villa” chiamata soltanto coi numeri del catasto: 11-14 , oppure tra i dimenticati del Borda[v], il soldato Bergoglio della compagnia di Sant’Ignazio li chiamava a lottare, a “primerear” il peccato, a “fregarlo”, a “scavalcare” l’ingiustizia. E in tanti scoprivano nelle sue parole che avevano ancora qualcosa per cui lottare.

Ma l’espressione “primerear” Papa Francesco l’ha anche pronunciata davanti alla moltitudinaria Vigilia Pentecostale coi membri dei movimenti ecclesiali il 18 maggio. Questa volta però non si riferiva ai credenti ma a Dio stesso: “Ci diciamo che dobbiamo cercare Dio, ma quando noi andiamo verso di Lui, Lui ci sta già aspettando. Lui è già lì e, userò un’espressione che usiamo in Argentina: il Signor ci “primerea” , ci anticipa, ci sta aspettando: pecchi e lui ti sta aspettando per perdonarti. Lui ci aspetta per accoglierci, per darci il suo amore, e ogni volta la fede cresce. Qualcuno preferirebbe studiarla, è importante, ma quello che è più importante è l’incontro con Dio perché è Lui che ci da la fede”.

Il Signore ci anticipa (ci “primerea”), di conseguenza noi, secondo papa Francesco, dovremmo “primereare” la Grazia.

Traduzione dallo spagnolo di Mariana Gabriela Janún

– © TERRE D’AMERICA


[i] Attorno al porto si è storicamente sviluppata la città capitale dell’Argentina

[ii] Fiume su cui si affaccia la città e con il quale la si identifica molto spesso

[iii] I quartieri più poveri e violenti di Buenos Aires

[iv] San Gaetano da Thiene, patrono in Argentina del “Pane e del Lavoro” che ogni 7 agosto convoca migliaia di pellegrini poveri e disoccupati nella sua basilica

[v] Il manicomio di Buenos Aires

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