CAPO DEI CAPI. Si chiama “El Mayo” Zambada il narcotrafficante più potente del Messico, vincitore di una sanguinosa guerra intestina tra cartelli della droga

Ismael “El Mayo” Zambada fotografato nell'aprile 2010. Foto Archivio Proceso
Ismael “El Mayo” Zambada fotografato nell'aprile 2010. Foto Archivio Proceso

La sua opinione è probabilmente la più autorevole al mondo in tema di narcotraffico. E per Jack Riley, capo operazioni della DEA (l’agenzia antidroga statunitense) non ci sono dubbi: oggi, nel mondo, non c’è organizzazione criminale più potente del Cartello di Sinaloa, guidata – dopo la cattura del Chapo Guzmán e in mezzo a una guerra intestina per il potere tra i leaders storici e le nuove generazioni, tra cui ci sono proprio i figli del Chapo – da un nuovo boss: El Mayo Zambada.

El Mayo è il narcotrafficante più potente”, ha detto l’esperto americano in un’intervista esclusiva alla rivista messicana Proceso. “Ritengo l’organizzazione da lui guidata la più solida perché nella storia del narcotraffico internazionale è stata in grado di durare a lungo”, ha affermato.

Mentre sono ancora ben lontani, ha spiegato, altri cartelli emergenti e saliti recentemente agli onori delle cronache, su tutti quello di Jalisco Nueva Generación, definito da diversi analisti “il più ricco del mondo”.

Riley ha quindi argomentato: “Siamo concentrati nel contrastare il mercato che hanno qui El Mayo e il Cartello di Sinaloa”. Senza peraltro risparmiarsi un’autocritica: “Credo anche che abbiamo sottovalutato la sua influenza ed il suo potere nel controllo del mercato delle droghe statunitensi”.

Un potere che si presenta con un nome minaccioso: eroina. “Siamo inondati dall’eroina messicana e, secondo le nostre valutazioni, il Cartello di Sinaloa è il leader indiscusso nel mercato di questa droga. Sebbene, sia pure su scala minore, continui a trafficare marihuana, cocaina e metanfetamine”, ha spiegato Riley.

Secondo i dati della DEA, il Cartello di Sinaloa è l’unico esportatore di eroina nel paese; un paese dove – dice Riley – l’organizzazione “mantiene i suoi contati ed i suoi affari, e i suoi meccanismi sono ben oliati”.

Eppure anche se la rete è nota, il nemico è sfuggente. Avverte infatti il capo della DEA: “la gente del Cartello non si trova negli Stati Uniti”, ma opera dal Messico e dalla sua frontiera nord, muovendo la droga attraverso una gigantesca rete di intermediari, trasportatori, distributori, venditori al dettaglio e persone esperte nel riciclaggio di denaro.

La conseguenza è che perfino il governo americano è limitato nelle possibilità di contromisure, perché il nucleo duro dell’organizzazione si trova ben al di fuori dalle sue frontiere.

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