C’è chi è convinto che le battaglie per i cosiddetti nuovi diritti siano una questione tutta interna all’Occidente, preoccupazioni dei paesi ricchi, oramai sulla via del declino. Quanto accade in Colombia rimette in discussione tale convinzione e lascia comprendere che ci troviamo di fronte ad un cambiamento epocale, anche grazie all’intervento della magistratura. L’anno che sta finendo ha marcato il paese latino americano per le discussioni e le scelte intorno all’eutanasia, il diritto di adozione di persone dello stesso sesso, l’allargamento delle regole che permettono l’aborto, l’apertura all’uso terapeutico della marijuana, come anche il cambio di rotta politica nella lotta alle piantagioni di coca e papavero da oppio, con la sospensione delle fumigazioni tossiche.
Dopo 30 anni di lotta contro gli stupefacenti, in cui il principale alleato erano gli Stati Uniti, il governo colombiano ha valutato che il problema non poteva essere inquadrato solo come una questione criminale o di ordine pubblico ma di salute. Per questa ragione lo scorso maggio è stata sospeso l’uso del glifosato per l’eradicazione delle coltivazioni illecite, raccogliendo l’indicazione dell’Organizzazione Mondiale della Salute (OMS) che lo ha incluso nella lista delle sostanze cancerogene. Ambientalisti, Ong e le comunità locali hanno accolto bene questa misura. Invece è stata duramente criticata da funzionari del governo statunitense e da esponenti del partito conservatore colombiano. Il presidente Manuel Santos vuole combattere le radici sociali del fenomeno, con un approccio educativo. Il governo stringe accordi con i campesinos per eliminare le coltivazioni e dare loro nuove opportunità. In questo senso va la concessione del permesso di coltivare marijuana a fini medici e scientifici, con l’obiettivo di produrre, tra l’altro, oli e creme. Tutto ciò non implica una depenalizzazione dell’uso ricreativo dell’erba, né del suo traffico.
La Colombia è il primo paese dell’America Latina a legalizzare la morte assistita. Il 20 aprile 2015 il governo colombiano, dopo una sentenza della Corte costituzionale, ha approvato un protocollo che fissa le norme per applicare l’eutanasia a persone malate terminali maggiorenni, le quali abbiano espresso la propria volontà di “morire con dignità”. Tuttavia non sono mancate difficoltà nell’applicazione della normativa, lo dimostra il caso di Ovidio Gonzalez, primo uomo in Colombia a ottenere l’eutanasia autorizzata. Gonzalez, 79 anni, malato di un cancro che gli ha devastato il volto, ha trovato l’opposizione di uno dei medici che lo seguiva, solo dopo aver presentato ricorso l’uomo è riuscito ad ottenere il via libera dalle autorità.
Lo scorso 5 novembre la Corte costituzionale colombiana ha concesso alle coppie omosessuali di adottare figli senza nessun tipo di restrizione. I giudici hanno riconosciuto come un diritto prevalente quello di un minore di avere una famiglia, piuttosto che vedere l’adozione come un diritto dei gay. Questa sentenza segue quella dell’agosto 2014, attraverso la quale una coppia di donne – Ana Elisa Leiderman e Veronica Botero – aveva ottenuto l’adozione in quanto la minore era la figlia di una dei componenti della famiglia; in quel caso il legame biologico era alla base della sentenza.
L’aborto in Colombia dal 2006, dopo una sentenza della Corte Costituzionale, è permesso in tre casi: stupro, malformazione del feto e quando la salute della madre è in pericolo. Lo scorso 10 novembre il dibattito si è riaperto con l’intervento del Fiscal General de la Nacion, Eduardo Montealegre, il quale ha annunciato che proporrà una legge che permetterà l’aborto senza condizioni durante le prime tre settimane di gestazione. Il ministro della Salute, Alejandro Gaviria, non si è detto del tutto d’accordo, pur riconoscendo la libertà di scelta delle donne e l’esigenza dell’aborto legale, non è convinto che sia necessaria una legge di quel tipo. In Colombia – spiega Gaviria – ogni anno ci sono centinaia di migliaia di aborti clandestini che sono la prima causa di mortalità materna, per cui gli ostacoli principali sono culturali e di scarsa conoscenza.