La classifica ha la sua importanza. Per chi la redige e per chi vi compare. Significa prestigio, e con il prestigio più soldi. Allegria dunque per la Massachusetts Institute of Technology, al primo posto, e Harvard, che la segue a ruota anche nelle stime del 2013 sulle migliori università del mondo. E lacrime per le latinoamericane, che solo in tre fanno la loro comparsa nella classifica delle 200 top: l’Università di San Paolo, in Brasile, al 127esimo posto, quella Nazionale Autonoma del Messico, al 163esimo e la Pontificia università cattolica del Cile che occupa la posizione numero 166.
Ma proprio da una delle tre, la messicana UNAM, parte la contestazione dei criteri adottati dai compilatori per redigere la classifica.
“I dati elaborati da vari centri di ricerca, infatti, hanno rilevato numerose problematiche e mancanze che hanno condannato le università del Sud America agli ultimi posti delle più importanti classifiche internazionali: secondo i dati dell’Università Jiao Tong di Shangai, tra le cinquecento migliori università al mondo, solo undici si trovano in Sud America; leggendo il ranking realizzato dal Times, invece, solo tre università sudamericane si piazzano tra le prime quattrocento in tutto il mondo”.
“Quasi tutti i sistemi di valutazione internazionale non considerano la nostra realtà – ha affermato José Narro, rettore dell’UNAM – ma utilizzano modelli di valutazione adatti alle università anglo-sassoni e sistemi di raccolta dati che registrano solo articoli, in inglese, di ingegneria e materie scientifiche”.
Al contrario le università sudamericane si caratterizzerebbero per un forte interesse nelle scienze sociali ed umanistiche, con numerose pubblicazioni in Spagnolo e Portoghese.