TUTTO PRONTO PER IL SUCCESSORE DI BERGOGLIO. Mario Aurelio Poli inizia oggi il suo mandato a Buenos Aires

Poli-Cristina

Ieri, a mezzogiorno, l’omaggio della presidente, Cristina Kirchner, in partenza per il Venezuela per assistere all’assunzione di Nicolás Maduro. Nella fretta dei preparativi c’è stato anche il tempo per far visitare a Poli la Casa di governo e l’oratorio Cristo Rey ricavato al suo interno, e, probabilmente, per darsi un successivo appuntamento che, nelle speranze dell’ospite, dovrebbe essere il Te Deum del 25 maggio, disertato negli ultimi anni dai coniugi Kirchner. Oggi sono stati ultimati i ritocchi alla cattedrale e alla piazza degli argentini, la celebre Plaza de Mayo, che nel pomeriggio si riempirà di fedeli e dove confluiranno anche i vescovi reduci dall’assemblea plenaria nella località di Pilar e dove ci sarà anche il vicepresidente Amado Boudou con buona parte del governo che la stessa Kirchner ha voluto fosse presente alla cerimonia. Mario Aurelio Poli diventerà così vescovo di Buenos Aires, il 26° da quando fu creata diocesi nel 1629, il 12° arcivescovo da quando venne elevata al rango metropolitano nel 1865, il 7° primate dell’Argentina dal 1936, quando la città fu eretta a sede primaziale. Poli, con l’ordine ministeriale proprio di arcivescovo, assumerà anche la carica di Gran Cancelliere della Pontificia università cattolica, di Moderatore del Tribunale ecclesiastico inter diocesano di Buenos Aires e del Tribunale ecclesiastico nazionale di seconda istanza. Titoli, tutti, che fino a poche settimane fa appartenevano al cardinal Bergoglio. «Non era nei mie piani, in nessun modo» ha dichiarato Poli appena conosciuta la nomina, «ma sono disposto a qualunque cosa; sono scout da quando avevo cinque anni e da allora sono sempre pronto».

Nelle poche interviste rilasciate dal 26 marzo, a Silvina Premat ed Elisabetta Piqué de La Nación, Mario Aurelio Poli ha manifestato lo stile che lo contraddistingueranno.

«La missione, l’evangelizzazione, uscire fuori tenendo presenti le tre note dello stile pastorale che [Bergoglio] ci ha lasciate e che noi vescovi abbiamo assunte: la vicinanza, l’allegria della fede e l’entusiasmo. Non ho aspettative, non ho un piano pastorale. Il piano è già stato tracciato. Il mio modello sarà quello di essere un vescovo che cammina».

Anche Poli, come Bergoglio, si propone di percorrere la città; ma non a piedi come l’illustre predecessore.

«Fin da piccolo mi piace molto andare in bicicletta. Quando ero a Buenos Aires stavo attento perché avevo paura che mi venissero addosso, ma vedrò come fare. Nei sei anni che sono stato a Buenos Aires ho preso la metropolitana e il treno. Bergoglio, in questo, è stato esemplare. E’ stato austero senza suonare le trombe. Molti suoi atteggiamenti adesso vengono messi in primo piano, ma per lui erano cose abituali, le faceva con molta semplicità».

«Ho visto la stanza; è più austera di quanto pensassi [ride], è notevole. Mi va bene cosí, perché sono abituato. A La Pampa non ho nessuno, né l’autista né la cuoca, perché è una diocesi molto austera e povera… Sono contento e spero di esprimerlo nel ministero».

L’anno elettorale non lo preoccupano più di tanto.

«Sono un pastore, non un politico. C’è un principio nell’enciclica Gaudium et Spes che mi piace molto. Quello che dice che la Chiesa si rapporta con lo Stato nella collaborazione e nella distinzione, le due cose. Non dobbiamo opporci per opporci, ma abbiamo anche un nostro carattere profetico. Vale a dire dare l’annuncio profetico se così lo richiedono le circostanze ed è necessario perché, come dice Gesù nel Vangelo: “Se voi tacete, parleranno le pietre”».

«Con Cristina, con Macri, con tutti, collaborazione e distanza. Non ho nessuna pretesa, però ricordo a me stesso che non siamo cani muti (perros mudos), ascoltiamo la gente e il Vangelo, che non smette di ricordarci che ci sono cose che dobbiamo dire, quando ce ne sia l’opportunità e le circostanze lo richiedano».

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