L’AMAZZONIA PUÓ SALVARE VITE. Ricercatori osservano che una pianta uccide cellule cancerogene nel fegato. Lo studio pubblicato sulla rivista scientifica “Heliyon”

La Vismia Baccifera dell’amazzonia colombiana (Foto Franz Xaver)
La Vismia Baccifera dell’amazzonia colombiana (Foto Franz Xaver)

E se dal pianeta verde venisse la salvezza? Non quella eterna, naturalmente, ma quella fisica, dalle malattie, o almeno da alcune delle più mortifere? Potrebbe essere, stando ai risultati di uno studio appena pubblicato dalla rivista scientifica “Heliyon” su una pianta dell’amazzonia colombiana, la Vismia baccifera, che “indurrebbe stress ossidativo nelle cellule cancerogene umane fino a condurle alla morte cellulare”, un processo – e qui viene la parte interessante – “che riguarderebbe solo le cellule tumorali e non quelle sane”.

Le prime conclusioni in questo senso le espone un lavoro di ricerca svolto presso la Facoltà di Medicina dell’Università del Paese Basco (UPV/EHU) che avrebbe decifrato il meccanismo antitumorale che una pianta amazzonica colombiana esercita sulle cellule di cancro del fegato umano. “Le popolazioni indigene la usano per la sua capacità antinfiammatoria, o per le malattie delle vie urinarie, o per le malattie della pelle, ma l’abbiamo scelta perché negli studi precedenti avevamo visto che ha la più grande capacità antitumorale nelle cellule di cancro al fegato che abbiamo usato”, spiega la dottoressa Jenifer Trepiana, una delle autrici dello studio, all’agenzia di lingua spagnola EFE in un articolo ripreso dal sito venezuelano Reporte Catolico Laico.

Lo studio è stato condotto in vitro con un modello di cellule tumorali epatiche umane, e le cellule sono state trattate con l’estratto acquoso di foglie “Vismia baccifera”, preparato in infusione, usato nella medicina tradizionale indigena. La scienziata ha valutato i risultati e ha optato per continuare con la ricerca e passare a studi dal vivo, con modelli animali, “ad esempio con i roditori, per poter vedere gli effetti terapeutici che potrebbe avere questa pianta e il potenziale come agente chemioterapico nel cancro del fegato. Anche se sappiamo che questo percorso è molto lungo”.

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