CILE. MEA CULPA, MEA GRANDISSIMA CULPA DEI VESCOVI. “Di fronte agli abusi abbiamo fallito … chiediamo perdono…”. Il Cile attendeva da anni. 9 decisioni e 6 impegni per il futuro

Mons. Santiago Silva, Presidente dell'episcopato
Mons. Santiago Silva, Presidente dell'episcopato

L’Assemblea plenaria N° 116, straordinaria, dei 32 vescovi del Cile dopo quattro giorni di lavoro si è conclusa ieri con un documento piuttosto corposo e articolato, incentrato naturalmente sulla grave crisi del cattolicesimo cileno, della gerarchia e della comunione ecclesiale. Nel testo della sintesi della Dichiarazione conclusiva – “Decisioni e Impegni” – illustrata ai giornalisti dal Presidente della Conferenza episcopale mons. Santiago Silva e mons. Fernando Ramos, Segretario, nonché da poco Amministratore apostolico di Rancagua, si legge: “I Vescovi hanno riconosciuto di aver fallito nei loro doveri di pastori nei casi di abusi sessuali su minori e hanno reso noto le decisioni e gli impegni assunti, a breve e medio termine, per raggiungere la verità, la giustizia e il risarcimento delle vittime.”

Fallimento: errori, sottovalutazione, superficialità. Riconosciamo – hanno scritto i presuli – con “umiltà che abbiamo fallito nei nostri doveri di pastori poiché non abbiamo saputo ascoltare, credere, partecipare o assistere le vittime di gravi peccati e ingiustizie commesse da sacerdoti e religiosi. A volte non abbiamo saputo reagire tempestivamente di fronte agli abusi sessuali dolorosi, di potere e di autorità e, pertanto, chiediamo perdono in primo luogo alle vittime e ai sopravvissuti “.

Nella dichiarazione, i vescovi, dichiarano il loro sincero pentimento di fronte a “coloro che hanno invece accompagnato le vittime, le loro famiglie, che hanno responsabilmente fatto sforzi per cercare la verità, la giustizia, la riparazione e purificazione, così come di fronte alle centinaia di religiosi e laici che ogni giorno danno testimonianza di amore, di misericordia e della redenzione di Cristo e che sono colpiti nel loro ministero a causa degli errori, dei peccati e dei delitti commessi.”

I presuli cileni poi ammettono apertamente che non sempre loro, e anche le loro diocesi, hanno accolto come era necessario e dovuto le Linee-guida della Consiglio episcopale per la prevenzione degli abusi e aggiungono: “I nostri errori od omissioni hanno causato dolore e perplessità, hanno colpito la comunione ecclesiale e hanno impedito la conversione e minato la speranza”. Poi i 32 vescovi osservano: “Certo noi non abbiamo mai voluto acuire o provocare danno a nessuno e riconosciamo oggi che alcuni di noi avrebbero potuto essere più attivi e attenti al dolore delle vittime e dei loro parenti nel caso delle triste vicende del passato.”

Le 9 decisioni. I vescovi subito dopo elencano 9 importanti decisioni prese nell’ambito del dramma degli abusi nella chiesa cilena, quasi tutte destinate a rinforzare e rendere agile ed efficace il Protocollo sulla prevenzione di abusi, la denuncia, le indagini, la trasparenza con i media e l’opinione pubblica e l’apertura di alcuni archivi di denunce (con le dovute cautela sulla privacy). Inoltre, i prelati comunicano due importanti decisioni: la nomina dell’avvocatessa Ana María Celis Brunet come nuovo Presidente del “Consiglio nazionale per la prevenzione degli abusi e l’accompagnamento delle vittime” al posto del vescovo Juan Ignacio González di San Bernardo attualmente in carica, ad interim, dal giorno della rinuncia di mons. A. Goic. Poi si ufficializza la creazione di uno specifico strategico Dipartimento per la prevenzione degli abusi e per far attuare e applicare le linee-guida del Consiglio nazionale. Il suo direttore esecutivo sarà un’altra donna: Pilar Ramírez Rodríguez.

I 6 impegni. La dichiarazione conclude con l’elenco e descrizione di 6 “Compromisos”, impegni solenni, della Conferenza episcopale in particolare il quinto impegno dice: “Accogliendo con favore l’invito di Papa Francisco, i vescovi si impegnano a promuovere intensamente la partecipazione dei laici negli ambienti ecclesiali generando ambienti sincerità, franchezza e critica costruttiva, a farlo insieme con altri consacrati, per vivere un’esperienza comunitaria come popolo di Dio”.

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