QUELLI CHE VOGLIONO PORTARE CUBA AD UN MONDIALE. “Yo hablo fútbol” è un programma sportivo molto seguito sull’Isola.

La rivoluzione del calcio
La rivoluzione del calcio

“Come si chiama tuo figlio?”, chiede una signora. “Messi”, risponde la giovane, che indossa una maglietta del 10 argentino ed ha un tatuaggio del Fútbol Club Barcelona in una spalla. Poco più in là, in via Jovellar del Centro Avana, un gruppo di bambini occupa mezza strada per giocare a calcio. Hanno costruito artigianalmente le due porte con vecchi tavoli e una rete da pallavolo. Proprio di fronte, un nonno mostra a suo nipote come fare uno swing con una mazza di plastica ma lo sguardo del bambino non si distacca dalla vecchia palla perforata che rotola da una scarpa all’altra. “Affermo senza timore di smentite che in questo paese il calcio e il baseball non sono nemmeno più in competizione. Confrontarli è essere ciechi,” assicura telefonicamente a 14ymedio Daguito Valdés, il volto più visibile di Yo hablo fútbol, un programma di analisi di questo sport che ogni giorno guadagna più forza nei social network e nel pacchetto settimanale. «In questo momento nel nostro Paese il calcio è lo sport più seguito, il più praticato e quello che più piace. Esci per strada e in ogni angolo si sta giocando a calcio e non perché adesso c’è la Coppa del Mondo, è così anche durante la “Serie Nazionale di Baseball”», assicura questo giovane che, pur essendo un ingegnere in telecomunicazioni, dedica ogni minuto della sua vita all’analisi sportiva.

In questi giorni Daguito Valdés non ha tempo per nient’altro. Sebbene mercoledì fosse giorno di riposo ai Mondiali di Russia 2018, lo youtuber stava registrando il nuovo episodio del suo programma con i pronostici delle partite dei quarti di finale giocati il venerdì.

Tutto è iniziato nell’aprile dello scorso anno con una trasmissione settimanale, ma dopo aver ottenuto l’appoggio di amici e un partner che aiuta, tra le altre cose, a pagare la connessione internet, ha aumentato la frequenza a due programmi a settimana. “Qui nessun youtuber fa uscire due video a settimana. Noi siamo stati i primi ad ottenerlo, quattro mesi fa”.

La costanza è qualcosa che ha caratterizzato la squadra dall’inizio. “Non abbiamo smesso di fare video da quando siamo andati in onda”, dice con orgoglio da Pinar Río. Valdés parla al plurale perché non è solo in questo sforzo. Lo accompagnano Andy Frank Pérez, co-fondatore del progetto, e Magol Alejandro Valdés, un cameraman che si è unito al duo un po’ più tardi.

Dall’inizio dei Mondiali hanno registrato un riassunto quotidiano per 22 giorni consecutivi. Per raggiungere quest’obiettivo hanno costruito un nuovo studio e apportato alcuni cambiamenti nella scenografia. Questi cambiamenti hanno avuto un grande impatto sul numero di spettatori che seguono il programma, secondo il team. “Siamo usciti nelle quattro matrici nazionali del pacchetto. Modestia a parte, posso affermare che ci vedono più di 500.000 cubani ed è per loro che stiamo facendo questo sforzo. Abbiamo ricevuto con gioia le espressioni di ammirazione di molti followers e questo ci incoraggia,” commenta Valdés. Yo hablo fútbol combina la rigorosa analisi di ogni partita con un accattivante contenuto audiovisivo basato su una buona opera di design e post-produzione che non ha nulla da invidiare alle proposte della televisione nazionale. Alcuni spettatori confondono il titolo e aggiungono un “di” che non c’è, facendolo diventare “Yo hablo de fútbol”. “È l’idea di vedere il calcio come una lingua, questo è il significato”. “Fin dall’inizio abbiamo deciso di fare qualcosa che sorprendesse per la buona post-produzione. É vero che avevamo solo una luce e non seguivamo un copione, ma è qualcosa su cui siamo migliorati”.

Valdés mantiene anche una rubrica settimanale in Playoff, una rivista sportiva che ha cominciato ad essere distribuita in PDF e da un anno ha un proprio sito internet. Lo youtuber considera questi testi, che scrive da quattro anni, il germe del suo attuale successo. “Ho iniziato pubblicando in alcuni media spagnoli indipendenti e poi per Vavel, uno dei media sportivi scritti in spagnolo più letti”.

Sebbene ci si riferisca a Daguito Valdés come uno youtuber e abbia il suo canale sul social network, ha preferito puntare tutto su Facebook dove ha saputo formare una buona comunità di cui si sente orgoglioso. “Ho deciso di concentrarmi sul pubblico di Cuba, che non ha molta cultura in YouTube” spiega Valdés, che carica i video nativi nel network creato da Mark Zuckerberg.

Con quasi 2.700 iscritti, Valdés ritiene di poter raggiungere i 3.000 entro la fine del Mondiale “senza fare alcuno sforzo né propaganda. Tutto questo ci rende orgogliosi e lo interpretiamo come un segno che stiamo lavorando bene.” YouTube invece è semplicemente “una piattaforma extra” nella quale sono cresciuti ma alla quale non prestano molta attenzione.

Nelle sue trasmissioni si dedica uno spazio importante ai calciatori cubani all’estero. “Ho cercato di dare visibilità ai buonissimi giocatori cubani che stanno giocando al di fuori dell’isola. Sono di quelli che vedono bene una nazionale cubana mista rappresentata dai migliori giocatori, non importa dove giochino, dove si trovino o dove siano andati. Cuba deve partecipare ad un Mondiale, ma deve farlo con tutti, dobbiamo aggiungere e non sottrarre” afferma sicuro della sua opinione. Per Valdés la chiave di tutto è mettere da parte “la discriminazione e settorializzazione”, perché una squadra nazionale possa arrivare a qualificarsi. “Ma prima si deve aprire la Federazione Cubana del Calcio, deve aprirsi l’Inder e devono riconoscere i buoni giocatori che stanno giocando all’estero”. A suo parere, i migliori giocatori cubani stanno giocando negli Stati Uniti e per questo motivo non li vogliono convocare, ma lui li segue settimana dopo settimana ed è orgoglioso di aver intervistato Osvaldito Alonso, che descrive come “il miglior calciatore cubano” di tutti i tempi. “É una star mondiale, il nostro miglior esempio nella storia del calcio cubano e il giocatore di maggior successo che gioca nei Seattle Sounders FC, nella Major League Soccer (MLS)”.

Valdés difende le cifre quando analizza le partite. “Uso più di ogni altra cosa i siti di statistiche, non mi piace la stampa ispanica nel calcio perché è molto prevenuta ed è famosa per le sue critiche al rivale. Io cerco di farmi una mia opinione guardando molte partite e, soprattutto, pagine come WhoScore.com”. Inoltre, la sua vasta comunità di seguaci, che descrive come persone fedeli, rispettose e molto professionali, lo aiuta.

Molti negozi privati e locali dello Stato sono pronti a ricevere una nuova valanga di tifosi del calcio che arriveranno per seguire in diretta le finali della Coppa del Mondo e gridare Goooooooool, sempre che sia possibile.

Cresce la febbre del calcio e coloro che hanno visto perdere le proprie squadre preferite, come Germania, Messico o Argentina, non resteranno a casa, riorienteranno le proprie preferenze e usciranno a difendere un’altra squadra nazionale per non perdere la festa e l’emozione di veder giocare i migliori. Nel frattempo, là a Pinar del Río, un giovane tiene ben ferma la bussola su uno stesso obbiettivo: fare di “Io parlo calcio” una lingua che raggiunga ogni giorno più cubani.

*Giornalista cubana indipendente

 14ymedio

Traduzione dallo spagnolo di Elisabetta Fauda

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