L’ARGENTINA ALLA VIGILIA DEL VOTO SULL’ABORTO. Appello di una madre con figli disabili ai legislatori: una vera civiltà si valuta per come tratta i più deboli

L’autrice dell’articolo con tre degli otto figli: Francesco, Lucia e Veronica
L’autrice dell’articolo con tre degli otto figli: Francesco, Lucia e Veronica

Ho 8 figli, ho barato. Il primo l’ho perso per un aborto spontaneo. Poi ho avuto tre maschi e alla quarta gravidanza sono arrivati tre gemelli, due bambine e un maschietto. Per ultima, è arrivata l’ottava. Di certo, siamo una famiglia non standard!

I tre gemelli sono stati una sorpresa totale perchè io non avevo precedenti familiari che potessero farmi sospettare tale possibilità e non avevo neanche realizzato alcun trattamento di fecondazione. Durante le prime settimane, alla prima visita, dato che il medico aveva un ecografo nel suo studio, mi ha proposto subito di vedere il bambino e risulta che erano tre. Io dicevo che non era possibile, che avevo già tre figli, ma lui mi mostrava e mi confermava che adesso ne avevo altri tre!

La mia preoccupazione è stata molto grande! Enorme! Come avrei fatto?! Quando ho saputo che aspettavo tre gemelli il più grande dei miei figli aveva solo 4 anni! La verità è che all’inizio è stato come avere sei gemelli. Come non comprendere le madri per le quali l’annuncio dell’arrivo di un figlio è come una bomba che cade loro addosso!

Quando avevano 8 mesi, abbiamo ricevuto la diagnosi: i tre gemelli erano cerebrolesi, due di loro non avrebbero potuto camminare, sono tetraplegici. Oggi, dopo 15 anni, questo è ciò che posso condividere in tutta sincerità:

La vita sorprende! Con loro non ci sono punti di arrivo finali! Ogni nuovo risultato è una festa! Anche se è piccolo! Non nego che hanno moltissime necessità e che io cerco di accompagnarli tutto quello che possso. Ma devo dirvi che loro mi danno moltissimo di più di quello che io come madre do a loro. Noi che stiamo vicini a loro, siamo dei privilegiati. Come lottano! Come ci insegnano a lottare! Come ci mostrano l’essenziale! Quanto affetto e quanta gratitudine per tutto!

A Campana dove vivo (città argentina a 60 chilometri da Buenos Aires, N.d.T.) tutti conoscono il gruppo di giovani, il “Gruppo Speranza”. Hanno un nome proprio adeguato! Fanno cose bellissime. Non hanno limiti in quello che si propongono! Cose che molti di noi, senza nessuna difficoltà contro cui lottare, neppure ci proporremmo. Campana sarebbe un’altra città se non ci fossero loro! Le persone disabili che accettano le loro limitazioni onorano la vita in un modo da cui tutti possiamo imparare! Loro ci insegnano il valore della vita in ogni circostanza, rispettando ogni condizione!

Veronica Cantero Burroni, una delle mie figlie, ha emozionato tantissime persone nel mondo quando due anni fa è stata premiata a Napoli per i suoi successi letterari. Io come madre, spettatrice degli spetattori, posso dire che quello che vedo che più mi sorprende è come una ragazza con una disabilità così grande ha dentro un motore che la fa sognare senza limiti e allo stesso tempo la fa vivere con una gioia incomprensibile per la sua condizione.

Con una mano sul cuore: non vogliamo tutti vivere così, con la felicità che hanno tutti loro?

Reagisco perchè ho una gran preoccupazione, il progetto di legge di depenalizzazione dell’aborto, all’articolo 3º propone l’aborto senza alcuna restrizione (cause di salute fisiche, psicologiche, sociali) e senza alcun limite di tempo, includendo, nel terzo capoverso, il caso di gravi malformazioni. Questo significa che la combinazione della diagnosi prenatale con la possibilità dell’aborto libero farebbe sì che molti bambini con disabilità, i più vulnerabili tra i vulnerabili, vadano a finire in un aborto. Molti bambini con disabilità, come i miei figli, non esisteranno e così le famiglie e la società si priveranno di un bene enorme! Di un bene così grande che sono queste persone super speciali per noi! Le persone disabili (per favore, per rispetto alle persone che soffrono e lottano contro varie limitazioni, chiamiamo le cose con il loro nome, diciamo disabili! Non sono diversamente abili! Parlare di disabilità non è discriminare! Discriminare sarebbe trattare in modo diverso la persona che ha una disabilità). A voi sembrerebbe bene eliminare queste persone? Sono straordinarie!

Alcuni mesi fa, stando con i miei figli in una sala d’attesa ho avuto la fortuna di vedere un giovane adolescente, gravemente disabile, senza comunicazione verbale; era accompagnato dai suoi genitori. Il giovane colpiva il papà che, capendo la sua richiesta, avvisava la mamma che era al suo fianco. Il ragazzo mandava a chiamare la madre per abbracciarla! Ma che affetto ho visto tra loro!

Amare è un verbo. E come ogni azione, si decide. Decidiamo di amare e aiutiamo altre madri a scegliere di amare! Questa è la cosa più importante di cui tutti abbiamo bisogno. Essere amati! Questa è la cosa più importante di cui hanno bisogno i nostri figli! Qualsiasi sia la circostanza in cui arrivano! Chiediamo aiuto nella necessità e permettiamo ad altri di essere generosi! Se una mamma non può ricevere il suo bambino può delegare ad altri l’opportunità di amarlo e a suo figlio la possibilità di essere amato!

Lo sappiamo tutti: la legge educa. Che implicazione educativa ha questa legge? Cosa costruisce? Bisogna dirlo! Per favore diciamolo: solo l’egoismo, più individualismo, il “cosa me ne importa”, il “mi da fastidio e lo elimino”, il fine giustifica i mezzi, la legge del più forte, il principio del piacere al di sopra di tutto, la concezione maschilista della donna, la maternità cessa di essere un bene, tante cose. Cosa otterrà questa legge di umanamente – socialmente buono, da subito e nel tempo?

Mi sento tradita perchè ho votato rappresentanti che hanno promesso di difendere la vita. E adesso sottopongono questo tema al dibattito. Che grave errore mettere in discussione il diritto a vivere! E che acume, tanto noi siamo già vivi!

Come si può andare contro la scienza, contro la realtà! Saremo vittime delle nostre stesse leggi. Realmente abbiamo ascoltato molte affermazioni irrazionali in questo tempo che precede la votazione, che hanno tutte come denominatore comune la negazione di evidenze fondamentali: che la vita è vita dal momento della concezione, che l’essere concepito è una realtà umana in atto diverso da chiunque altro, includendo la madre che lo ha concepito, che la sua esistenza introduce nella realtà un dinamismo di progresso.

Sì, con l’aborto si toglie un fattore di progresso, perchè si toglie la vera sfida, che è costruire una civiltà a misura del più debole. In questo senso scegliere una legge che permette l’aborto con poche restrizioni è fare una scelta conservatrice. Con un argomento equivoco: che “si deve rispettare la libertà delle donne”. Ci chiediamo: non si dovrebbe in prima istanza tenere in considerazione la loro libertà per avere una casa dignitosa, un buon sistema di salute, un lavoro ben remunerato, la possibilità di costruire una famiglia, ecc., ecc.?

Il progetto, su cui dovremmo stare lavorando è predisporre dispositivi, creare istituzioni, attivare programmi per accompagnare le mamme che corrono rischi. Questo è essere progressisti. Un progetto per costruire! Cosa costruisce questo progetto? È un anti-progetto! Non attacchiamo la maternità (con l’aborto), attacchiamo piuttosto la vulnerabilità della madre (con progetti integrali, seri e positivi). La vulnerablilità ha bisogno della nostra protezione. Non della nostra distruzione!

Realmente si propone un falso progressismo: l’aborto è ultraconservatore! L’aborto non è progressista! È l’anti progresso! Con l’aborto si elimina un fattore di progresso umano, individuale e sociale. La vita sì è progresso.

“L’aborto è la castrazione di un popolo”. L’ha detto una figura di uomo gigantesca come la è quella di Monsignor Romero, assassinato in El Salvador e che tutta l’America Latina guarda con rispetto e ammirazione.

Traduzione dallo spagnolo di Francesca Casaliggi

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