MENO IMMIGRANTI, PIÚ MILITARI. Trump annuncia l’invio della Guardia Nazionale alla frontiera che divide Ciudad Juárez da El Paso. Una pressione ulteriore per ottenere il muro

Un membro della Guardia Nazionale osserva un suo collega della Pattuglia di Frontiera in un Skybox (Foto AP)
Un membro della Guardia Nazionale osserva un suo collega della Pattuglia di Frontiera in un Skybox (Foto AP)

Il primo presidente a farlo fu Bush (George) nel 2006, poi lo ripeté Obama (Barak) quattro anni dopo, nel 2010. Bush mandò seimila uomini alla frontiera messicana, Obama un po’ di meno, 1200. Adesso è la volta di Trump (Donald) ad annunciare all’America Latina, perché di lì ritiene che vengano i problemi dell’America del Nord, la sua decisione di dispiegare le truppe della Guardia Nazionale lungo il confine con il Messico in appoggio al lavoro della pattuglia di frontiera.

Quanti saranno i militi ancora non si sa. Potrebbero essere tra duemila e quattromila e molti di loro potrebbero rimanere alla frontiera fino a quando il fatidico muro non sarà costruito. Perché è ancora di muro che si tratta. Prova ne è l’annuncio del dispiegamento dell’esercito dato dalla Casa Bianca. Il principale ufficio presidenziale ha assicurato che ogni giorno un migliaio di persone violano la sovranità nazionale attraversando il confine illegalmente. Lamentando poi che “con le leggi e le risorse attuali, non possiamo fermare l’attraversamento di stranieri clandestini, né possiamo deportare tutti quelli che catturiamo. Degli oltre 75mila arrestati nel 2017, ne sono stati rimossi solo duemila 605″.

Un critico della decisione del presidente Trump, John Cook, negli otto anni in cui è stato sindaco di questa città di confine, ha assistito in due occasioni al dispiegamento della Guardia Nazionale sulla linea che divide Ciudad Juárez da El Paso. Ricorda che allora “i militari si schieravano in luoghi remoti con il loro binocolo e le apparecchiature di monitoraggio. Li vedevo a malapena. Ma anche così c’era la percezione che la frontiera si stava militarizzando”. L’ex sindaco e attuale direttore dell’Associazione dei sindaci della frontiera Messico-Stati Uniti, osserva che allora le regole d’ingaggio dei membri della Guardia Nazionale erano chiare: il loro lavoro era di appoggiare con compiti di intelligence e monitoraggio; non potevano arrestare, sequestrare droghe o portare armi pesanti. Ma a differenza di allora, dice Cook, le regole non sembrano essere chiare. “Il presidente Trump non sa quello che vuole e questo è un grosso problema”, dice Cook dopo aver aggiunto che il presidente potrebbe anche modificare le regole e richiedere un maggiore coinvolgimento della Guardia Nazionale. «Da un punto di vista politico non capisco cosa sta facendo, perché invece di dire “da quando sono presidente c’è stata meno immigrazione clandestina e stiamo deportando più persone” decide di militarizzare il confine e inviare un messaggio negativo all’intera regione».

Ma l’obiettivo c’è, e ancora una volta è la costruzione del muro

Per le organizzazioni pro-immigranti e per i diritti umani “L’invio delle nostre forze armate alla frontiera è irresponsabile e contrario al ruolo costituzionale dell’esercito”, ha protestato Astrid Dominguez, a nome del Border Rights Center dell’Unione Americana delle Libertà Civili in Texas. “Non è necessario perché non vi è alcuna crisi di sicurezza al confine e perché più di 15 milioni di residenti alla frontiera sono già stati danneggiati dalle strategie di deportazione crudele di questa amministrazione”.

Anche la diocesi di El Paso ha alzato la voce con un comunicato in cui ha qualificato la decisione del presidente Trump come irresponsabile e pericolosamente inefficiente. “Come comunità di confine conosciamo le conseguenze della militarizzazione. I nostri fratelli e sorelle non documentati si vedono intrappolati nelle maglie di leggi fallite; i nostri giovani dreamers continuano a vivere nell’incertezza e nell’ansia, mentre quelli che cercano asilo vivono nel terrore, incarcerati e separati dalle loro famiglie”.

L’attuale sindaco repubblicano di El Paso, Dee Margo, si è unito alle condanne e ha detto che la città non ha bisogno della Guardia Nazionale: “Siamo una delle città più sicure del paese e abbiamo già una barriera di confine. Quello che mi piacerebbe vedere è una migliore comprensione di ciò che accade qui alla frontiera… Venite qui se volete capire cosa succede. Abbiamo problemi, ma siamo la città più sicura degli Stati Uniti”, ha affermato

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