ROMERO SANTO. DOVE E QUANDO. Perché il Vaticano sembra il luogo più probabile per la canonizzazione nel mese d’ottobre di Paolo VI e di Mons. Oscar Romero insieme

Cripta di Romero a San Salvador, visitata ininterrottamente dopo l’annuncio della canonizzazione
Cripta di Romero a San Salvador, visitata ininterrottamente dopo l’annuncio della canonizzazione

Secondo quanto si è detto sin dal primo momento le ipotesi sul luogo dove mons. Oscar Romero potrebbe essere canonizzato da Papa Francesco sono tre: El Salvador, il Vaticano e Città di Panamá, nel contesto della GMG 2019. Allo stato attuale quella meno plausibile, anzi, ormai scartata, è Panamá. Non solo la data è troppo lontano (22-27 gennaio del prossimo anno) ma, come ha detto ieri mons. José Domingo Ulloa, arcivescovo della città capitale panamense “Romero è un modello della chiesa universale che il Santo Padre desidera proporre alla chiesa universale” e, dunque, a suo avviso, è “probabile che sia evitato nella scelta del luogo per la canonizzazione qualsiasi regionalismo”. A questo punto, ha aggiunto il presule, il Vaticano (Roma), sembra il luogo più probabile per il grande evento religioso.

D’altra parte, si sa, i vescovi salvadoregni hanno chiesto al Papa, sempre ieri, di canonizzare mons. Romero nel Paese centroamericano usando più o meno gli stessi argomenti usati dai vescovi indiani che chiedevano che Madre Teresa fosse canonizzata in India. Sono argomenti seri, sentiti e rilevanti, dall’ottica nazionale o regionale, ma non lo sono dall’ottica universale. Poi, se la canonizzazione si facesse in El Salvador quasi certamente non sarebbe presieduta da Papa Francesco che non ha, tecnicamente e secondo la sua agenda, la possibilità di visitare El Salvador. È previsto un suo viaggio in Panamá nel gennaio 2019, ma non si ritiene possibile una tappa salvadoregna.

A questo punto dunque tutto fa pensare che la canonizzazione del vescovo martire si farà in Vaticano lo stesso giorno in cui sarà elevato agli onori degli altari Papa Montini.

E, per la verità, da un’ottica latinoamericana si tratta di una coincidenza felicissima e piena di significati anche perché l’evento si registra nel 50.mo della Conferenza generale degli Episcopati latinoamericani inaugurata e presieduta da Paolo VI nella capitale della Colombia, Bogotá, nel 1968 (24 agosto – 5 settembre). Fra pochi mesi, dal 23 al 26 agosto sarà celebrato un Congresso a Medellín – città dove si sono svolti i lavori della Conferenza – proprio per ricordare questo 50° anniversario della storica seconda Conferenza generale dell’Episcopato latinoamericano e della prima Visita di un Papa al continente americano. Ci sarebbe da aggiungere anche, e non può essere ignorato, che fra mons. Romero e Paolo VI, che lo nominò vescovo, è sempre esistito un rapporto umano, affettivo e pastorale fraterno e sincero, espressione di quanto Papa Montini sentiva per tutte le chiese e popoli dell’America Latina. In questa regione del mondo, con la più alta presenza di cattolici, vedere nel mese di ottobre prossimo che Paolo VI e Mons. Romero saranno proclamati santi insieme sarà una grade festa, carica di significati importantissimi, in primo luogo uno di radicale importanza: la Conferenza di Medellín di 50 anni fa, e la presenza di Paolo VI, gettarono le basi per la chiesa latinoamericana del post Concilio Ecumenico Vaticano II, che in queste comunità ecclesiali segnò per sempre una svolta di grande trascendenza.

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