COLOMBIA. EROISMI DEL POST-CONFLITTO. Una maestra a cui le Farc hanno ucciso il marito e rapito il fratello insegna a leggere ai figli di ex combattenti

Mariela López in una fotografia di Guillermo Ossa-EL TIEMPO
Mariela López in una fotografia di Guillermo Ossa-EL TIEMPO

Mariela López è una maestra del comune di Dabeiba, un piccolo municipio della provincia di Antioquia fondato da un gruppo di coloni nel 1850. I ventimila abitanti, una metà concentrati nel paese l’altra dispersa nei casolari della campagna circostante, hanno sofferto molto negli anni di conflitto tra il governo e le Forze Armate Rivoluzionare della Colombia (FARC). La maggior parte ha dovuto abbandonare la zona e cercare rifugio in aree più tranquille. A lei hanno rapito un fratello e ucciso il marito. I guerriglieri l’hanno obbligata a nascondere dei fucili nella scuola dove lavorava e le hanno portato via dall’aula degli alunni perché combattessero con le FARC. Ce n’è più di quanto si possa sopportare, ma Mariela López non ha mai smesso di essere maestra, e a poco più di un anno dalla conclusione del conflitto, è ancora al suo posto e continua ad insegnare ai bambini a leggere e a fare i calcoli, senza discriminare i piccoli a partire del ruolo che i loro genitori hanno avuto nella guerra.

Gli accordi di pace sottoscritti dal governo con le FARC hanno reso possibile la creazione di aree destinate alla formazione e reintegrazione delle famiglie coinvolte nella guerra e degli stessi guerriglieri. A Llano Grande, il paese dove sorge la scuola dedicata a Madre Laura Montoya, anch’essa educatrice creata santa da Papa Francesco poco dopo l’elezione nel maggio del 2013, Mariela López insegna a chi è stato gravemente ferito dalla guerriglia sin da quando nella zona rimasero solo quattro famiglie. Oggi, grazie al programma di reintegrazione, gli abitanti sono cresciuti a 400, centosettanta sono contadini e 230 ex-combattenti con le loro famiglie, tra cui si contano 60 bambini.

Il processo di riconciliazione è lento ma avanza, per le strade si vedono soldati e poliziotti, giocare una partita di calcio assieme alle vittime e ad ex guerriglieri che aiutano nel miglioramento delle infrastrutture del piccolo municipio. Lavano e dipingono le facciate della scuola, delle case, migliorano strade e sentieri, delimitano un campo sportivo e preparano degli orti.

Quando Mariela López ha saputo che il suo paese, che aveva nel frattempo lasciato, sarebbe stato inserito nel programma di formazione e reintegrazione, ha fatto le valigie ed ha traslocato lì con le due figlie. “La mia paura era come sarebbe stata la convivenza con gli smobilitati, il cambiamento culturale e cosa sarebbe diventata la mia aula, ma era una sfida che dovevo assumere”, confessa in un’intervista raccolta dalla giornalista Deicy Johana Pareja per il quotidiano colombiano El Tiempo.

Appena arrivata nel paese ha iniziato a cercare le mamme di guerriglieri della FARC per dirgli che le porte della scuola erano aperte per i loro figli. Oggi la maestra Mariela López insegna a più di 70 bambini, figli di ex combattenti o orfani di guerra. Racconta di come l’integrazione non sia un problema per i suoi alunni di 6 o 7 anni. Quando ha riferito ai suoi studenti che sarebbero arrivati dei figli di ex combattenti, e tra loro tre bambine di etnia embera katio che non sapevano parlare spagnolo, si sono messi a studiare la loro lingua, l’embera. Juan Rodrigo, di sette anni, che ha perso il i genitori nel conflitto armato, è stato uno degli studenti che ha aiutato di più Mariela. «Un giorno mi ha detto: “Profe, mi prenderò cura di una di quelle ragazze”, e durante la pausa è andato dalla più piccola, le ha parlato a gesti, l’ha portata a lavarsi le mani, a fare merenda e a giocare con lei. Juan Rodrigo sa di essere una vittima delle Farc e l’atteggiamento che ha avuto con la figlia di un’ex-guerrigliero mi ha toccato il cuore e mi ha aiutato a perdonare» commenta Mariela López.

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