ARCHIVI CHE SI APRONO. Dopo l’Argentina, anche l’Uruguay potrà sapere cosa c’è nei dossier vaticani sulla dittatura. Ancora nessuna richiesta di apertura dal Paraguay

27 giugno 1973. Militari nelle strade di Montevideo
27 giugno 1973. Militari nelle strade di Montevideo

La glasnost vaticana voluta da Papa Francesco continua la sua marcia e dopo gli archivi vaticani relativi agli anni della dittatura argentina (1976-1983) si apriranno anche quelli del vicino paese, l’Uruguay, che fu retto con manu militari tra il 1973 e il 1985. Lo ha appena annunciato il nuovo ambasciatore de piccolo paese sudamericano presso la Santa Sede Mario Cayota all’agenzia argentina Telam. La notizia in realtà era già nota e l’arcivescovo di Montevideo Daniel Sturla lo aveva dichiarato all’indomani di una sua visita a Papa Francesco; il diplomatico uruguayano ha adesso ribadito che il Papa in persona gli ha riconfermato la propria volontà in questo senso, oltre a mostrare “il suo appoggio e solidarietà con i movimenti per i diritti umani dell’Uruguay”.

Quasi contemporaneamente il principale quotidiano del Paraguay, ABC Color, ha fatto notare che non c’è invece nessuna richiesta da parte del governo del proprio paese per accedere agli archivi vaticani e vedere cosa contengono di utile per chiarire la situazione dei desaparecidos durante la lunga dittatura di Alfredo Stroessner dal 1954 al 1989. Esteban Kriskovich, ambasciatore del Paraguay presso la Santa Sede ha confermato che non è stata avanzata nessuna richiesta in questo senso da parte del suo governo, per poi aggiungere che il paese ha però “l’archivio più completo d’America su questa tappa, che è l’”Archivio del Terrore”».

Secondo la commissione per la Verità e la Giustizia del Paraguay, durante la dittatura di Stroessner furono almeno 423 gli scomparsi, quasi 20.000 i torturati e oltre 20.000 gli esiliati.

Torna alla Home Page