UN PASSO VERSO LA VERITÁ. Quello sui colpevoli del massacro dei gesuiti di El Salvador. Alla vigilia del XXVIII° anniversario delle morti gli Stati Uniti decidono di estradare un colonnello sospettato

Ricordando il 16 novembre 1989 nell’Università Centroamericana (Foto El Faro-V. Peña)
Ricordando il 16 novembre 1989 nell’Università Centroamericana (Foto El Faro-V. Peña)

L’ex colonnello ed ex Ministro della Difesa di El Salvador Inocente Montano, accusato di aver ucciso cinque gesuiti spagnoli, tra cui Ignacio Ellacuría, negli anni della guerra civile in El Salvador è con un piede sull’aereo che lo scaricherà a Madrid. Il verdetto finale è stato emesso dal presidente della Corte Suprema statunitense, John Roberts, che ha respinto un appello difensivo della difesa di Montano che aveva obiettato che il provvedimento poteva “provocare la morte” del suo cliente per l’età avanzata (74 anni) e le molteplici malattie che soffre, tra cui il diabete e il cancro alla vescica. La difesa ha cercato di bloccare l’estradizione di Montano da quando è stata approvata nel febbraio 2016 da un giudice del Tribunale federale della Carolina del Nord. Adesso la consegna dell’ex colonnello alla giustizia spagnola può diventare esecutiva in qualsiasi momento non essendovi alcun ricorso contro la decisione odierna ed avendo il Dipartimento di Stato già firmato un ordine in questo senso.

Riassumendo un poco la storia Montano è accusato di aver partecipato ad orchestrare il massacro avvenuto all’alba del 16 novembre 1989, quando un commando delle Forze armate salvadoregne è penetrato nel campus dell’Università ed ha ucciso barbaramente il rettore, lo spagnolo Ignacio Ellacuría, e altre sette persone. Lo “squadrone della morte” irruppe nel Centro pastorale dell’ateneo, rastrellò chi c’era in quel momento e li fucilò faccia a terra senza lasciare testimoni. Gli altri cinque preti assassinati furono gli spagnoli Amando López, Juan Ramón Moreno, Segundo Montes e Ignacio Martín Baró, così come il salvadoregno Joaquín López. Uccise anche la cuoca Elba Julia Ramos e sua figlia Celina di 16 anni, entrambe salvadoregne.

Montano ha aspettato per più di due anni la decisione finale sull’estradizione in una prigione del Nord Carolina, il carcere, dove già aveva scontato una pena di 21 mesi per aver mentito sul suo status migratorio negli Stati Uniti, presumibilmente per non tornare in El Salvador e rispondere per l’omicidio. Un processo nel suo paese, El Salvador, Montagno e altri 19 militari lo avevano già subito, ma il giudice della Audiencia Nacional spagnola Eloy Velasco considerò all’epoca che si trattasse di una farsa perché i fatti non furono, a suo giudizio, oggetto di indagini approfondite. Ragion per cui nel 2011 reclamò l’estradizione degli accusati per processarli in Spagna.

Va ricordato che diversi crimini di guerra commessi in El Salvador negli anni più cruenti non sono stati giudicati per la promulgazione di una legge di amnistia nel 1993. Solo nel mese di luglio del 2016 la Corte Suprema di Giustizia (CSJ) del paese centroamericano ha annullato la legge di amnistia, che ha significato la riapertura dei procedimenti giudiziari, come il massacro dei gesuiti e il caso dell’assassinio di monsignor Oscar Arnulfo Romero a San Salvador (1980), ora beato della Chiesa cattolica e prossimo alla canonizzazione. Il giudice spagnolo Eloy Velasco nel 2016 tornò a chiedere l’estradizione degli ex militari in El Salvador ma la Corte Suprema di Giustizia salvadoregna annullò i mandati di cattura e gli accusati del massacro dei gesuiti non furono estradati.

Con la decisione di queste ore Montano sarà quindi il primo ex-militare salvadoregno che risponderà davanti alla giustizia spagnola per l’omicidio di Ellacuría e compagni. L’ex militare, di 74 anni sopravvissuto ad un tumore alla vescica, inizierà un altro periplo giudiziario nel paese iberico per un crimine contro l’umanità che ha segnato gli ultimi anni di guerra e ha accelerato la ricerca di accordi di pace in El Salvador tra governo e guerriglia del FMLN cui si giungerà tre anni dopo, nel 1992. Che Montano arrivi a Madrid permetterà due cose: che il caso segua il suo corso fino al processo (anche se mancano alcuni passi) e che, durante il processo tutte le prove raccolte vengano esposte davanti alla giustizia per poi arrivare alla sentenza. Senza la presenza di Montano, che ha servito le Forze armate di El Salvador tra il 1963 e il 1994, la Audiencia Nacional di Spagna era impedita ad avanzare perché la Costituzione spagnola vieta di processare qualcuno che sia assente e che possa venire condannato senza essere stato ascoltato in un aula di tribunale.

Dal momento che si tratta di un processo orale, come tutti i processi del sistema giudiziario spagnolo, anche in questo verrà derogato il carattere “riservato” degli elementi probatori raccolti durante la fase istruttoria e la loro presentazione sarà di pubblico dominio. Ci sarà anche spazio per nuove prove che venissero presentate dalle parti, comprese nuove testimonianze o procedimenti che sono stati respinti nelle fasi precedenti.

Secondo la Commissione della verità di El Salvador le deposizioni dei testimoni oculari, le indagini giornalistiche e i pronunciamenti degli esperti come il professore di Stanford Terry Karl, che è stato testimone perito nei processi contro i salvadoregni violatori dei diritti umani, esiste una chiara responsabilità dell’Alto Comando nel massacro dei gesuiti, di Elba Ramos, la moglie del giardiniere della casa in cui vivevano nel campus dell’UCA, e la loro figlia, Celina, 16 anni. Anche la ONG spagnola “Guernica 37” e l’Associazione per i diritti umani di Spagna ritengono il caso andrà a processo per la quantità di prove raccolte che puntano a Montano e allo Stato Maggiore dell’esercito salvadoregno. Per la legge penale spagnola, la sospensione del processo ci può essere solo quando non si sia dimostrata la consumazione del delitto o quando non vi sono prove sufficienti per accusare qualcuno di aver partecipato come autore, complice o favoreggiatore. Ma secondo i documenti declassificati e le testimonianze di vari periti che sono già state incorporate nel procedimento, Montano ha partecipato a riunioni il 15 novembre 1989 presso la Scuola Militare e la sede del Comando Congiunto dello Stato Maggiore delle Forze Armate di El Salvador, dove si autorizzò l’uccisione di civili considerati obiettivi militari. Montano, secondo questi documenti, era presente quando il ministro Ponce ha dato ordine al colonnello Guillermo Benavides di uccidere padre Ellacuría e assicurarsi di non lasciare testimoni, e servirsi del battaglione Atlacatl per condurre l’operazione.

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