LE CICATRICI DELLA CHIESA DEL CILE. Il fantasma degli abusi sessuali a tre mesi dall’arrivo di Papa Francesco.

Il sacerdote Fernando Karadima scortato in tribunale durante il processo (AP)
Il sacerdote Fernando Karadima scortato in tribunale durante il processo (AP)

Tanto in Vaticano come in Cile si conosce il danno enorme provocato da Fernando Karadima ai giovani abusati sessualmente nella Parrocchia che dirigeva da decenni e come questi gravi delitti, che ancora non sono finiti, continuano a influenzare negativamente la credibilità e la missione della Chiesa cilena soprattutto ad Osorno nel variegato mondo giovanile. Purtroppo, come dicono le vittime di questo crimine e gli specialisti nel delicato argomento, questi disprezzabili comportamenti persistono. Come prova abbiamo nuovi casi di pedofilia che ancora oggi macchiano la Congregazione dei Fratelli Mariani, il cui carisma è educare i giovani. Arriveranno altre denunce? La risposta più probabile e un doloroso sì! Com’è accaduto a Santiago, Buenos Aires, Barcellona…

Alla luce dei fatti denunciati di recente dalla Congregazione, è difficile capire perché si sia nascosto per anni il caso di frate Abel Pérez che ha confessato gli abusi sessuali commessi più di dieci anni fa contro alcuni alunni dell’Istituto Alonso de Ercilla e del “Colegio Marcelino Champagnat”, e anche così non è stato denunciato ai tribunali ecclesiastici e neppure a quelli civili, al contrario, se n’è andato dal Cile con il chiaro proposito di vivere senza pagare le conseguenze del crimine di aver abusato di almeno 14 giovani studenti.

L’ordine Mariano, da più di 100 anni presente in Cile, ha come obiettivo missionario centrale: “i giovani, che vogliamo servire, specialmente i più sfortunati; il compito di evangelizzare attraverso l’educazione è la nostra caratteristica propria come Mariani…” (Commissione Internazionale Mariana dell’Educazione – 1998). Ma, temerariamente e ignorando il carisma proprio ereditato da San Marcellino Champagnat, alcuni rappresentanti della Congregazione hanno dichiarato che “in quel momento non abbiamo avuto la sensibilità di denunciare l’accaduto. Non ci è venuto in mente”. E, “che siamo grati di tutto il lavoro svolto da Fratel Abel…” Questa curiosa spiegazione accompagnata dalla petizione di perdono è seria e accettabile?

Davanti allo stupore e al rifiuto che hanno provocato queste dichiarazioni dello stato maggiore dell’Ordine Mariano provinciale del Cile, ricordo ciò che commentava un religioso di questa stessa Congregazione a proposito degli abusi sessuali commessi nelle scuole Mariane Catalane: “L’esperienza degli abusi sconvolge la percezione reale delle cose, fa sprofondare nella vergogna e nello sconcerto, sommerge in un silenzio di grida soffocate. Neppure la rete scolastica o la famiglia hanno saputo capire le interiorità infantili straziate. Sofferenza, molta sofferenza… le ferite delle vittime sono sempre gravi. Nel passato, il trattamento era spesso totalmente inefficiente, finalmente siamo sulla strada giusta e bisogna andare avanti con determinazione. Tutte le istituzioni devono remare nella stessa direzione: individuare, riconoscere, denunciare, curare. Compiti indispensabili per cicatrizzare le ferite” (Frate Luis Serra, Teologo Mariano e psicologo).

La perversità dell’abuso sessuale e i suoi complici. In questi giorni, Fernando Karadima ha avuto un infarto ed è ricoverato nell’ospedale dell’Università Cattolica. La notizia viene commentata in diversi ambienti cristiani e sorge la domanda legittima: dirà finalmente la verità, riconoscerà i suoi crimini e chiederà perdono per tutte le perversità sessuali commesse? Non si sa. Sappiamo però che lascia una scia di disgrazia, ingiustizia e calamità a tanti, dentro e fuori dalla Chiesa. È l’alto costo che sta pagando la gerarchia della Chiesa cilena per non aver affrontato il dramma della pedofilia tra i religiosi con verità e giustizia. O meglio, questa gerarchia, con il Cardinale Francisco Javier Errázuriz Ossa alla testa, dal suo piedistallo di potere, per anni ha scelto la permissività e l’occultamento nel silenzio.

C’è un’altra eredità lasciata da questi scandali e abusi di potere, e ha a che vedere con l’enorme influenza che ha avuto nelle più alte istanze della Chiesa il Presbitero Fernando Karadima a partire dal 1980 fino al 2006, dalla eccellente posizione che ha ricoperto nella parrocchia Sacro Cuore di Gesù, più conosciuta come “El Bosque”. Mi riferisco alle nomine di nuovi vescovi sulle quali ha avuto un ruolo preponderante insieme al Nunzio dell’epoca, monsignor Angelo Sodano. Sono diversi i nomi che coincidono con il desiderio intimo di Karadima, tra cui quello di Juan Barros Madrid, che oggi è titolare nella nostra diocesi di Osorno, nominato contro il parere della Conferenza Episcopale e rifiutato da un numero notevole di fedeli e cittadini di questa bella porzione ecclesiastica nel sud del Cile.

Di fronte a questo non possiamo tacere, dobbiamo dire in tutta coscienza quello che tanti nella Chiesa sanno già. Oggi, dalla mia modesta posizione di laico lo ripeto con la dovuta prudenza; con o senza Karadima in questa terra, è già stato fatto un danno enorme all’istituzione ecclesiastica che si riflette negli alti indici di disapprovazione e credibilità su ciò che la gerarchia cattolica locale dice o fa. Non solo, la questione è più profonda e ha a che vedere con un “modello” di Chiesa che è riuscita a installare Karadima e il suo selezionato circolo di potere. Ci vorranno molti anni perché la Chiesa recuperi il suo vero senso di servizio genuino per il bene di coloro che soffrono di più. E con meno attaccamento alla dura dottrina, ai dogmi e canoni che a volte confondono o ritardano la missione semplice e umile a cui è chiamata.

Partecipare al reclamo di un nuovo Vescovo per Osorno. In ripetute occasioni ho esposto le ragioni della richiesta di un nuovo vescovo per la diocesi di Osorno, e nello stesso modo ho denunciato che la Conferenza Episcopale non ha preso le misure adeguate a non perpetuare il “modello” di Chiesa che ha impiantato Karadima durante i suoi lunghi anni come parroco e direttore spirituale di varie generazioni di seminaristi. Al rispetto, è ben conosciuta e accettata anche la chiara posizione della Comunità di Laici e Laiche di Osorno, che da diversi anni sta sollecitando -con solidi argomenti e azioni non violente- che la diocesi non continui sotto l’autorità di un Vescovo che è stato imposto, che non piace alla maggioranza del gregge e che non conta con l’appoggio del personale consacrato in questa provincia ecclesiastica, al contrario, la sua presenza nel lavoro pastorale di tutti i giorni produce divisione, confusione e scandalo.

Però, adesso, alle porte del Te Deum e della visita del Papa in Cile, la nostra petizione che si operi un cambiamento diventa più urgente e assume un nuovo significato. Urgente, perché il Papa dovrà dire qualcosa quando verrà a Temuco, i nostri concittadini lo aspettano, anche noi da Osorno diremo ciò che dobbiamo dire: Vogliamo un nuovo vescovo! Ogni giorno che passa ci troviamo davanti a nuovi casi di abuso sessuale da parte del clero, la maggioranza dei cittadini inizia a capire il perché della nostra lotta e esprime in una o altra forma la sua solidarietà attiva e pacifica. Cosa ragionevole, quando una causa è giusta. Non tollerare né la pedofilia né le complicità con essa è giusto e necessario, così lo percepisco dalla mia prospettiva cristiana, considerato che siamo davanti a un problema etico-morale più grande.

Desidero in quest’occasione condividere un importante dato statistico che mi sembra giusto ricordare e riconoscere: nel gennaio del 2014 la Santa Sede ha dichiarato ufficialmente che tra gli anni 2011 e 2012, durante il pontificato di Benedetto XVI, ha espulso ufficialmente circa 400 sacerdoti per questioni relazionate all’abuso sessuale di minori in diverse parti del mondo. Lo stesso portavoce del papa della epoca, P. Federico Lombardi, riconobbe che l’affermazione e la cifra esposta erano corrette e che aveva avuto l’approvazione esplicita del Papa Joseph Ratzinger.

Senza creare polemica che non porta a nulla, ma in onore alla verità: quanti sacerdoti abusatori e pedofili riconosciuti tali ha espulso dalla Chiesa l’attuale pontefice? Tutti -Chiesa e popolo di Dio- ci farebbe bene sapere che si continua con questa giustizia appoggiata nella “tolleranza zero” di fronte alla “cicatrice della pedofilia” che si sta, sistematicamente esercitando da decenni nella Chiesa; sarebbe inoltre una forma effettiva di rendere trasparenti questi crimini, aiutando, fortemente, a ripristinare la confidenza in una istituzione che è chiamata a essere credibile e profetica tanto nella parola come nella prassi di diffondere e proclamare il Vangelo di Gesù sulla terra.

*Laico ignaziano della diocesi cilena di Osorno

Reflexión y Liberación

Traduzione dallo spagnolo di Silvia Pizio

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