IL PAPA A MEDELLÍN, DOVE IL CONCILIO VATICANO II DIVENNE LATINOAMERICANO. La città colombiana fu sede della II Conferenza dei vescovi del continente nel 1968

Una rara immagine dei lavori della II Cenferenza generale dell’episcopato latinoamericano a Medellín nel mese di agosto del 1968
Una rara immagine dei lavori della II Cenferenza generale dell’episcopato latinoamericano a Medellín nel mese di agosto del 1968

La terza città che il Pontefice visiterà in Colombia è Medellín, dove vi trascorrerà tutta la giornata di sabato 9 settembre, dalle 9 del mattino alle 18 circa del pomeriggio. L’atto principale del programma, molto atteso, è la celebrazione della Santa Messa presso l’Aeroporto Enrique Olaya Herrera della città, alle ore 10.15, lo stesso luogo dove la celebrò Papa Wojtyla il 5 luglio 1986. Nel corso del primo pomeriggio il Papa farà una visita al “Hogar San José” e poi incontrerà i sacerdoti, le religiose, consacrati e consacrate, seminaristi e i loro familiari (Stadio coperto La Macarena). Infine, alle 17.30 Papa Francesco rientrerà in aereo a Bogotá, distante da Medellín 276 km. Questa città in passato è stata visitata solo da Giovanni Paolo II. Paolo VI, anche se si fermò in Colombia per aprire i lavori della Seconda Assemblea generale degli Episcopati latinoamericani (CELAM, 1968), non la visitò. Papa Montini presiedette l’apertura di quest’Assemblea nella sede del CELAM a Bogotá. Poi, i rappresentanti delle 22 Conferenze episcopali lavorarono nella città di Medellín, dal 24 agosto al 5 settembre.

Medellín è la seconda città per popolazione dopo la capitale Bogotá, il capoluogo dell’area metropolitana omonima e del dipartimento di Antioquia, ed il secondo più grande agglomerato urbano in Colombia in termini di popolazione e di economia. Sorge nella valle d’Aburrá, tra la Cordigliera Occidentale e la Cordigliera Orientale (una regione centrale delle Ande in Sud America); 10.500 anni fa la valle d’Aburrá era percorsa da tribù nomadi che vivevano di caccia e raccolto. Quando arrivano i conquistadores spagnoli vi trovano stanziata una popolazione nativa numerosa, che oppose poca resistenza. Gli indigeni erano ormai stanziali e conoscevano l’agricoltura, l’allevamento e la metallurgia (soprattutto dell’oro); ben presto l’occupazione e lo sfruttamento spagnolo causarono la morte o la deportazione di quasi tutta la comunità originaria. Nel 1616 il funzionario della Corona e giudice Francisco de Herrera Campuzano fondò, con l’aiuto di 80 indigeni, il Poblado de San Lorenzo, nell’attuale Parco El Poblado. Nel 1646, siccome le leggi sulla segregazione razziale impedivano l’unione di indigeni con meticci e mulatti e a causa delle precarie condizioni di abitabilità di San Lorenzo, si iniziò la costruzione di un altro agglomerato urbano, chiamato dai nativi “luogo di Aná”, nell’attuale centro di Medellín, dove si trova il Parco Berrio e dove venne costruita Nostra Signora della Candelaria de Aná. Tre anni dopo verrà costruita nello stesso posto la Basilica Minore di Nostra Signora della Candelaria, che venne poi ricostruita alla fine del secolo XVIII e conserva tuttora quel nome. Da questo momento la città cominciò ad espandersi gradualmente, la richiesta di rifornimenti per le miniere d’oro delle zona vicina venne soddisfatta dalla produzione agricola e dall’allevamento di bestiame a Medellín, che, con un documento firmato dalla regina reggente, Marianna d’Austria, datato 22 novembre 1674, venne ufficialmente battezzata con il nome di Villa de Nuestra Señora de la Candelaria de Medellín a partire dal 20 novembre 1675.

Come per il resto del paese anche Medellín ha cominciato a svilupparsi con grande velocità a partire dal XIX secolo, specie quando la costruzione della ferrovia la mise in contatto diretto con altri centri più lontani, i traffici commerciali si rafforzarono e l’espansione della città fu una naturale conseguenza dei flussi di colombiani lì giunti per cercare lavoro. Negli ultimi venticinque anni del XX secolo Medellín è diventato un importante punto di snodo del narcotraffico colombiano, in città un potente cartello di trafficanti ha stabilito il suo quartier generale macchiandosi di numerosi omicidi e altri crimini che hanno fatto correre ai ripari il governo centrale con decisione e fermezza, per arginare l’escalation di morti e faide tra bande. Nel 2002, il tasso di morti violente ogni 100.000 abitanti registrò quota 229 ma, grazie ai programmi sociali e culturali contro la violenza, nel 2005 la cifra è stata portata a 66.1 ogni 100.000 abitanti, una delle più basse degli ultimi anni. In queste ondate di violenza la Chiesa cattolica, e altre confessioni cristiane, hanno pagato un alto prezzo. Sono numerosi i sacerdoti che a Medellín sono stati assassinati per opera dei cartelli del narcotraffico, della microcriminalità urbana e rurale, nonché di gruppi politici e organizzazioni armate di diversa appartenenza.

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