AMAZZONIA, CHI TI DIFENDERA’? Un nuovo progetto di legge del governo Temer riduce la foresta e può favorire il disboscamento e l’estrazione, accusano gli ambientalisti.

Vista aerea della foresta di Jamanxim, nello stato del Pará (Antônio Scorza/AFP)
Vista aerea della foresta di Jamanxim, nello stato del Pará (Antônio Scorza/AFP)

Sembra incredibile. Ma solo venticinque giorni dopo che il presidente Michel Temer aveva garantito che non avrebbe ridotto la foresta nazionale dello Jamanxim, nello stato brasiliano del Pará, e dopo che aveva posto il veto a una polemica “Misura Provvisoria” con questo fine, il governo è tornato indietro e ha proposto al Congresso Nazionale un progetto di legge per diminuire la foresta. Il nuovo testo prevede una riduzione di 349.046 ettari, equivalente al 27% della sua dimensione attuale. Quest’area diventerà un’Area di Protezione Ambientale, il livello meno restrittivo di conservazione, e la foresta passerà ad avere 953.613 ettari in totale.

Il progetto di legge è stato presentato dopo forti pressioni da parte dei produttori rurali del Pará. Dopo il veto di Temer alla misura provvisoria, vari proprietari terrieri della regione intorno allo Jamanxim hanno iniziato a porre costanti blocchi su un’importante strada della regione. Inoltre, alcuni manifestanti hanno incendiato otto nuove vetture che sarebbero state mandate all’IBAMA (Istituto Brasiliano dell’Ambiente e delle Risorse Naturali Rinnovabili), cosa questa che è stata vista dall’organo legato al governo come un attentato – una protesta contro il veto. Ma la pressione ha funzionato. Dopo che il progetto di legge è stato inviato al Congresso, i manifestanti hanno eliminato il blocco e il flusso nella strada è stato ripreso.

Ultimamente Jamanxim è stato teatro di ricorrenti conflitti fondiari e di attività illegali di estrazione di legno e di metalli, associate al possedimento illegale della terra e all’assenza di regolamento ambientale. Secondo il sistema di monitoraggio del disboscamento dell’Istituto Nazionale di Ricerche Spaziali, Jamanxim è anche il luogo dove è cresciuto di più il tasso di disboscamento negli ultimi anni. La situazione, che è deteriorata anno dopo anno, è stata usata dal governo federale come giustificazione per agire nella regione. “A fronte dell’aumento della criminalità e della violenza contro agenti pubblici, è necessaria l’attivazione di politiche di governo adeguate a queste problematiche”, ha affermato il Ministero dell’Ambiente attraverso una nota. Il ministero ha dichiarato che l’obiettivo della nuova legge è risolvere conflitti esistenti sin dalla creazione nel 2006 della foresta nazionale dello Jamanxim, delimitata in un’area in cui si trovavano già alcune proprietà che avrebbero dovuto essere indennizzate.

Tuttavia, gli ambientalisti segnalano che la riduzione finale della foresta può essere ancora peggiore di quella prevista. Secondo loro, il progetto di legge regolerà gli occupanti abusivi di terre (grileiros) che sono arrivati dopo la creazione della foresta nazionale. “Il governo è in trappola e agisce solo per far fronte alle pressioni dei ruralisti”, accusa Paulo Barreto, ricercatore dell’Imazon (Istituto dell’Uomo e l’Ambiente dell’Amazzonia). Lui e la collega Elis Araújo hanno calcolato quanto potrebbe essere il guadagno per chi si trova nella regione se il progetto di legge fosse approvato. È stata considerata la possibilità di regolarizzazione fondiaria prevista dalla Legge 13.465, sancita recentemente da Temer, che permette che grandi porzioni di aree pubbliche occupate abusivamente nell’Amazzonia siano legalizzate. Secondo questa legge, può essere riscosso solamente dal 10% al 50% dei valori applicati dall’Incra (Istituto Nazionale di Colonizzazione e Riforma Agraria), già più bassi dei valori praticati dal mercato. Così, invece di pagare per un ettaro di terra circa 1,8 mila reali (573 dollari), gli occupatori abusivi di terre potrebbero pagare un importo tra il 10% e il 50% di 672 reali (215 dollari) l’ettaro – il valore massimo riscosso dall’Incra. “Considerando queste percentuali e l’area totale che sarà ridotta (349 mila ettari), i possidenti riceverebbero un vantaggio quantificabile tra 605 e 511 milioni di reali (rispettivamente pari a 193 e 163 milioni di dollari)”, stima Barreto. “Sia il progetto di legge inviato al congresso che la legge recentemente approvata rafforzano l’idea che è il crimine ad avere la meglio. Incentiveranno il disboscamento e aumenteranno la pressione per ridurre altre aree protette”, afferma.

L’Istituto di Ricerca Ambientale dell’Amazzonia (Ipam) critica anche il progetto di legge e segnala giustamente il problema del disboscamento: delle stime mostrano che potrebbe più che raddoppiare fino al 2030 nella regione. L’Ipam considera che, una volta che l’Area di Protezione Ambientale permette praticamente qualsiasi tipo di occupazione, e tenendo conto del ritmo di disboscamento degli ultimi anni – che ha già portato a una perdita di 113.737 ettari nell’area della foresta nazionale – fino al 2030 ci potrebbe essere un’ulteriore riduzione di 138.549 ettari e la conseguente emissione di 67 milioni di tonnellate di anidride carbonica. “Inoltre, può creare un precedente che si potrebbe diffondere per tutte le unità di conservazione nella regione che soffrono una simile pressione. È un pessimo segnale in quanto lascia presagire– come le modifiche al Codice Forestale – che prima o poi il disboscamento e il possedimento illegale di terre saranno condonati. Se questo ciclo persiste, sarà molto difficile contenere il disboscamento”, mette in guardia Paulo Moutinho, ricercatore dell’Ipam.

Il Ministero dell’Ambiente si è difeso dicendo che il luogo trasformato in area di protezione ambientale “potrà permettere la regolarizzazione fondiaria di questi spazi”. “L’area della foresta nazionale, a sua volta, inizierà a tenere conto degli obiettivi che hanno motivato la sua creazione, rivolti verso una gestione forestale sostenibile e non ancora realizzati a causa del conflitto in essere”. Il ministero ha giustificato anche la dimensione della riduzione della foresta. Nonostante i primi calcoli avessero suggerito che una riduzione di 35 mila ettari sarebbe stata sufficiente per risolvere il conflitto, il progetto di legge prevede un’area dieci volte maggiore. Il ministero ha detto che ha avuto come base nuovi studi. “Vari scenari sono stati elaborati, considerando la relazione tra il numero di occupazioni e la dimensione dell’area che è stata esclusa. Nella proposta attuale abbiamo raffinato l’analisi, mantenendo gli stessi criteri, cercando di escludere le aree più occupate, senza perdere però molto dell’area originale dell’unità”, ha affermato il ministero.

Traduzione dal portoghese di Alessandra Semeraro

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