CUBA NUOVA, MASSONERIA VECCHIA. Le prime logge arrivarono con i francesi di Haiti nel secolo XVII. Con la rivoluzione ebbero vita dura. Oggi va meglio e il futuro promette bene

Massoni realizzano una cerimonia a l’Avana. (Adalberto Roque-AFP/Getty Images)
Massoni realizzano una cerimonia a l’Avana. (Adalberto Roque-AFP/Getty Images)

La massoneria cubana si tinge di nero, quello del primo negro, Lázaro Cuesta, 72 anni d’età e cinquanta di massoneria, che raggiunge il grado di Gran Maestro della Loggia di Cuba in 150 anni. E pensare che la massoneria cubana deve la propria esistenza ad un paese di negri e di schiavi. Furono proprio dei coloni francesi provenienti da Haiti alla fine del secolo XVIII a fondare le prime logge nella vicina Isola. Nel secolo XIX ebbero i loro problemi ma poi si rafforzarono proprio per la loro attività filoindipendentisa contro la corona spagnola, per poi raggiungere un momento di splendore nella prima metà del secolo XX. Con la vittoria della rivoluzione cubana ebbero vita dura, anche se Cuba fu l’unico paese socialista “dove continuarono a funzionare e lavorare dei seminari massonici”, scrive in una sua opera lo storico cubano Eduardo Torres-Cuevas, direttore della Biblioteca Nazionale. Per arrivare ai nostri giorni, il 4 giugno 2017 per l’esattezza, dedicato alla massoneria moderna nel 300 anniversario della Loggia di Inghilterra, quando, vestito in maniera impeccabile con collarino e grembiule, Lázaro Cuesta attraversa le colonne di Salomone e sale i sette scalini massonici. «Si siede scortato dalla bandiera cubana e quella dell’alveare con le sette api, la bandiera dell’istituzione”, scrive il giornalista Carlos Batista in una cronaca da Cuba redatta per l’agenzia France Presse. «Cuesta solleva la mano destra e fa il primo dei sette brindisi rituali: “Preparate le armi, puntate, fuoco!” ordina il maestro di cerimonia ad ogni sorso. Poi i massoni allacciano le dita all’altezza del mento, formano una “catena fraterna” e proclamano in spagnolo le tre parole che li contraddistingue: “Libertad, igualdad, fraternidad”.

Lázaro Cuesta, fa sapere El Nuevo Heraldo, è un sopravvissuto ai tempi difficili: “Abbiamo superato una crisi agli inizi degli anni 60 e 70 quando un gran numero di fratelli massoni hanno deciso di lasciare il paese per una ragione o l’altra e la massoneria si depresse”, dichiara ad AFP. Molti dovettero andarsene, seguendo in questo la sorte di tanti preti cattolici. Su 34.000 membri la Grande Loggia rimase con 19.500 fratelli. Nel 1991 il Partito Comunista elimina dal suo statuto la pregiudiziale che esclude tanto i credenti come i membri di fraternità. “La fede venne liberata”, dichiara Cuesta. Massoni, cattolici, protestanti e praticanti di culti africani videro crescere le loro fila, anche con l’affiliazione di militari e militanti del Partito Comunista Cubano. “Una gran quantità di uomini giovani si interessarono alla massoneria e molti entrarono a farne parte; ci fu un incremento notevole” dichiara Lázaro Cuesta che poi offre i suoi numeri: 27.800 iscritti al giorno d’oggi con 321 logge attive.

Adesso la bandiera della massoneria nell’Isola passa nelle sue mani scure. Col governo “i rapporti sono rispettosi” assicura, “ma pensiamo che potrebbe esserci una possibilità d’intesa molto più ampia”. Il suo proposito è darsi da fare perché sia così e guidare la riscossa massonica.

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