FRANCESCO E LA CRISI DEL VENEZUELA. Il governo di Maduro raffigura un Papa di sinistra in contrasto con vescovi di destra. Ma per la rivista cilena Reflexión y Liberación è un errore

Elementi di una orchestra sinfonica del Venezuela rendono omaggio ad un giovane ucciso nelle manifestazioni
Elementi di una orchestra sinfonica del Venezuela rendono omaggio ad un giovane ucciso nelle manifestazioni

Sono diverse le denunce pronunciate dal Papa. Il 10 aprile 2014 disse: “anelo vivamente che cessino quanto prima le violenze e la ostilità e che i responsabili politici e istituzionali non risparmino sforzi per favorire la riconciliazione nel rispetto della verità e della giustizia”. Il 1 marzo 2015 denunciò al mondo la morte di Kluivert Roa, assassinato con un colpo di pistola da un ufficiale della Polizia Bolivariana. Disse: “prego per le vittime, in particolare per il giovane assassinato a San Cristobal”. Nell’ottobre 2016 rispose alla petizione che gli rivolse la MUD (Tavolo per l’unità democratica, N.d.T) a partecipare a un tavolo di dialogo. Ma furono le sue parole del 30 aprile a provocare una serie di reazioni piene di insulti, nel miglior stile del chavismo e castro-comunismo politico.

A cosa si riferiva il Papa?

Il Papa non stava convocando ad un nuovo dialogo, ma stava analizzando il passato. Disse: «ci fu un intervento della Santa Sede e non ha avuto risultato positivo. Non è riuscito perché no…, le proposte non erano accettate, o si dilatavano, o era un “si, si però no, no”». Quest’ultima espressione “si, si però no, no”, si riferisce proprio agli insulti proferiti dal governo contro il Vaticano quando il Papa, attraverso il suo Segretario di Stato, il 2 dicembre inviò una lettera con quattro condizioni: elezioni, restituzione dei poteri all’Assemblea, apertura di un canale umanitario e liberazione dei prigionieri politici. Poiché il governo non soddisfò le richieste dello Stato Vaticano, la MUD si ritirò: «al non ottemperare le richieste che la Santa Sede considerava indispensabili, riteniamo che non sussistano le condizioni per riaprire il dialogo». Grazie all’intervento del Papa risultò evidente l’intenzione del governo e si generò una maggiore coscienza internazionale.

Fu tale l’effetto internazionale ottenuto dal Papa, che il governo non tardò a cercare la maniera di dividere e disse che la lettera non era del Papa ma di Parolin: “il Papa non ha mandato nessuna lettera, chi ha inviato una lettera è stato il signor Pietro Parolin”. Per quelli che non conoscono la struttura del Vaticano, la Segreteria di Stato non può emettere nulla a titolo personale. È un organismo che esprime la posizione ufficiale dello Stato Vaticano governato dal Sommo Pontefice. A queste “chiare condizioni” si sono uniti Argentina, Brasile, Cile, Colombia, Costa Rica, Perù, Paraguay e Uruguay, dopo la riunione recente del Papa con la cancelliere argentina. Nonostante i Patti Lateranensi obblighino la Santa Sede a tenersi fuori dai conflitti temporali, il Papa non ha voluto omettere dal denunciare l situazione che stiamo vivendo.

Domenica 30 aprile il Papa ha additato al mondo – nel suo messaggio Urbi et Orbi – “la situazione in Venezuela, con numerosi morti, feriti e detenuti”, ha auspicato il rispetto dei “Diritti Umani” e incoraggiato “soluzioni negoziate alla grave crisi umanitaria, sociale, politica ed economica che colpisce la popolazione”. Il Papa è sempre stato coerente. Chi ci guadagna in questo tentativo di screditarlo è il governo.

 *Dottore in Teologia

Reflexion y liberacion.cl

Traduzione dallo spagnolo di Silvia Pizio

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