COSE DELL’URUGUAY. Parlamentari di diversi partiti vogliono istituire “Il giorno della laicità”. La Chiesa, a loro giudizio, si è fatta troppo invadente

La grande croce bianca di Montevideo, a ricordo del viaggio di Giovanni Paolo II nel 1987
La grande croce bianca di Montevideo, a ricordo del viaggio di Giovanni Paolo II nel 1987

 

Dopo la settimana del turismo e quella della famiglia, come si usa designare le feste di Natale e settimana santa in Uruguay, il calendario della piccola nazione dell’America del Sud incastonata tra Brasile e Argentina potrebbe arricchirsi presto di una nuova celebrazione, “El día de la laicidad” (il giorno della laicità) se a maggio la commissione preposta all’esame dei progetti legislativi del parlamento nazionale decidesse il nulla osta alla proposta di dichiarare tale il 6 aprile adveniente e i futuri. Il progetto ha tutta l’aria di voler “mettere le cose al loro posto”, dopo quella che viene considerata una invadenza eccessiva della Chiesa “nello spazio pubblico” che negli ultimi anni ha mostrato una iniziativa inusuale nel paese sudamericano di antica tradizione massonica. L’ultima è quella dell’arcivescovo di Montevideo Daniel Sturla che vorrebbe venisse eretta una statua della Madonna di 4 metri di altezza in un punto dello splendido lungomare di Montevideo, di fronte ad un porticciolo turistico chiamato Buceo. La richiesta è sostenuta con una vera e propria campagna pubblicitaria a base di audiovisivi e spot nelle reti sociali all’insegna dello slogan “dai una possibilità alla Vergine Maria di dimorare nella tua città”.

Alzati cielo! L’accusa di “violare lo spazio pubblico” con immagini religiose è piovuta come una delle tempeste tropicali che di tanto in tanto scuotono le coste dell’Uruguay. Fino al progettato “giorno della laicità” che non a caso dovrà essere celebrato il 6 aprile, ricorrenza che commemora il 1909 quando venne promulgata la legge 3441 che soppresse l’insegnamento e ogni pratica religiosa nelle scuole dello stato.

Il progetto di legge è stato presentato da un gruppo di onorevoli che attraversa trasversalmente i principali raggruppamenti politici nazionali, dal Frente Amplio, al potere da più di un decennio, all’oppositore Partido Colorado, dal Partido Nacional al Partido Independiente. Nella sua fondamentazione di principio afferma che “la laicità uruguayana non è antireligiosa ma antidogmatica, dal momento che consacra la libertà di culto senza limitarla”. Aggiunge che in nessun modo è contraria all’idea di divinità che ogni uomo può avere né all’esercizio pratico di alcuna religione, le rispetta tutte, ma garantisce a chi vuole non credere in un dogma la libertà di farlo”. Il linguaggio si tinge poi di loggia quando esalta la laicità come “splendida manifestazione di tolleranza verso tutti” esaltando la “libertà di coscienza e la tolleranza” come “le due grandi colonne che sostengono la laicità”.

Ritornano tali e quali le discussioni che avvennero trent’anni fa, quando venne innalzata in un punto cruciale di Montevideo una grande croce a ricordo del viaggio di Giovanni Paolo II nel 1987. Dopo bordate polemiche veementi e il parere favorevole dell’allora presidente Julio María Sanguinetti del governante Partido Colorado che considerò che la croce dovesse rimanere dove era stata provvisoriamente innalzata “come ricordo della circostanza storica” il simbolo religioso traballò pericolosamente ma alla fine potè rimanere al suo posto resistendo anche ai venti avversi che soffiarono contro in vari altri momenti del trascorso trentennio. Un caso simile si ebbe durante il primo mandato presidenziale di Tabaré Vázquez quando dopo la morte di Giovanni Paolo II nel 2005 si decise di spostare la statua a lui dedicata dall’interno della chiesa di Tres Cruces all’esterno, in un punto dove si concentra il transito della capitale.

Sturla, cardinale e arcivescovo di Montevideo di nomina papale, uomo di dialogo, ha replicato con garbo agli ultimi fuochi giacobini: “Quello che chiediamo è che Maria abbia il posto che merita. Capisco che ci sia gente a cui non piaccia. Non condivido che si dica che si invade lo spazio pubblico. Prendo ad esempio la fontana di Piazza Matriz (matrice), così bella e piena di simboli massonici. Qualcuno pensa che la massoneria invade lo spazio di Plaza Matriz? Nessuno”. Per poi riproporre che si renda omaggio “alla donna più famosa dell’umanità”.

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