LA TENAGLIA CHE PUO’ STRITOLARE MADURO. La condanna dei vescovi: “una Nazione senza Parlamento è un corpo senza anima”, il monito dei militari: “rivedere le decisioni prese”

Il presidente venezuelano Nicolás Maduro (Yoset Montes-Prensa Miraflores)
Il presidente venezuelano Nicolás Maduro (Yoset Montes-Prensa Miraflores)
Condanna dei vescovi. Di fronte alla decisione del Tribunale Supremo di Giustizia, controllato dal governo del Presidente Nicolás Maduro, che ha in pratica chiuso il Parlamento, dove la maggioranza dei suoi membri sono contrari al governante venezuelano, in una lunga e articolata dichiarazione, la Conferenza episcopale si dichiara allarmata e ricorda che i cittadini “non possono restare passivi, intimoriti e senza speranza” e quindi chiama alla difesa dei diritti costituzionali. “E’ l’ora, prosegue il documento, di chiedersi molto seriamente e responsabilmente se non siano valide e opportune, per esempio, la disobbedienza civile, le manifestazioni pacifiche, la giusta esigenza ai poteri pubblici nazionale e/o internazionali e le proteste civiche”. Per i presuli tutto quanto accade dimostra che esiste una grave crisi interna “che lede la democrazia e la convivenza tra i venezuelani”. La chiusura del Parlamento (Assemblea Nazionale, liberamente eletta con il voto popolare) mette a repentaglio la “sovranità del popolo” scrivono i vescovi e chiamano a mettere in essere “gesti coraggiosi e iniziative innovatrici che permettano di avere speranza contro ogni speranza per costruire una convivenza libera, giusta e fraterna”. L’azione repressiva e arbitraria, illegale e incostituzionale contro il Parlamento, “è moralmente inaccettabile … poiché una Nazione senza Parlamento è un corpo senza anima” sottolinea il documento episcopale che accusa: nel Paese esiste una gravissima distorsione nell’esercizio del potere e si ignorano i bisogni del popolo. I vescovi, ancora una volta denunciano il mal governo “incapace di dare soluzione alla scarsità e alla carestia di cibo e medicine, alla violenza crescente e alle politiche chi incitano all’odio”. La dichiarazione non utilizza la parola “golpe” che invece è presente, in queste ore, su tutta la stampa del Paese. La chiusura del Parlamento venezuelano è stata quasi all’unanimità definita da parte della stampa internazionale come un “auto-golpe” di Maduro per salvare quanto ancora si può salvare del suo governo. Intanto nel Paese proseguono la proteste e manifestazioni di piazza contro la decisione governativa e in diverse città si sono registrati gravissimi atti di violenza. Il Presidente del Parlamento, Julio Borges, ha dichiarato che ora «tutto il potere è concentrato nelle mani di Maduro, che farà leggi, siglerà contratti con l’Assemblea nazionale, perseguirà gli oppositori, e continuerà a indebitare il Paese». Da parte sua le Nazioni Unite esprimono “grave preoccupazione” per la decisione del Tribunale supremo di giustizia del Venezuela di assumere le competenze dell’Assemblea nazionale e chiedono che essa sia riconsiderata, poiché “la separazione dei poteri è essenziale perché la democrazia funzioni”. “Mantenere gli spazi democratici aperti è essenziale, per garantire che i diritti umani siano protetti”, ha dichiarato l’alto commissario per i Diritti umani dell’Onu, Zeid Ra’ad al Hussein. L’opposizione ha definito “colpo di Stato” quanto accaduto in Venezuela. Il Procuratore generale del Venezuela, Luisa Ortega, ha condannato la decisione della Corte Suprema, che esautora di fatto il Parlamento, rompendo l’asse con il presidente Nicolás Maduro. La Ortega, conosciuta come lealista della “rivoluzione” socialista lanciata da Hugo Chávez, ha parlato di “rottura dell’ordine costituzionale”.
Monito dei militari. Il linguaggio è burocratico e criptico ma le cose sono chiarissime: Nicolás Maduro, Presidente del Venezuela, istigatore dell’illegittima decisione del Tribunale Supremo di Giustizia in virtù della quale è stato “sciolto” il Parlamento, deve fare marcia indietro subito e ristabilire la legittimità e operatività del Parlamento (Assemblea Nazionale”).
La perentoria richiesta, sotto forma di “suggerimento”, è arrivata al governante di Caracas direttamente dal Consiglio della Difesa Nazionale, e cioè dalle Forze Armate. Il Comunicato del Consiglio è chiaro: “Esortare il Tribunale Supremo di Giustizia affinché proceda a rivedere le decisioni 155 e 156 con il proposito di mantenere la stabilità costituzionale e l’equilibrio dei poteri attraverso le procedure dell’ordinamento giuridico venezuelano”. Il testo del Comunicato è stato letto in un programma radio Tv obbligatorio dal Vice Presidente Tareck El Aissami. Il Consiglio inoltre ribadisce che “gli squilibri e conflitti tra i diversi rami del potere pubblico nazionale devono essere risolti tramite i meccanismi del controllo costituzionale e la collaborazione tra i poteri”. Infine il Consiglio rifiuta “categoricamente qualsiasi intervento contrario all’indipendenza e all’integrità territoriale del Paese”.
Il Consiglio della Difesa Nazionale è un organismo di rango costituzionale (articolo 323 della Costituzione) del quale fanno parte numerosi Ministri, lo stesso Maduro, e alcuni militari, tra cui l’uomo più potente del Venezuela, il Ministro della difesa, generale Vladimir Padrino López, che controlla il Consiglio.
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