SANTA ALLEANZA CONTRO LA DROGA. Il governo della Colombia e le Farc si alleano nella lotta per lo sradicamento delle coltivazioni illecite

Frutti buoni della pace. Foto archivio SEMANA
Frutti buoni della pace. Foto archivio SEMANA

Dal disarmo ad una alleanza virtuosa per sradicare dal territorio nazionale la maggior quantità possibile di quelle che vengono chiamate nel gergo delle autorità di governo “coltivazioni illecite”, leggi amapola (papavero) e coca. La nuova “Santa Alleanza”, quella che vede assieme esercito colombiano e guerriglieri in via di smobilitazione, si sostanzia per ora nel programma denominato “di sostituzione delle coltivazioni illecite” che ha come obiettivo rimpiazzare 50.000 ettari di piantagioni già durante il primo anno di esecuzione.

E’ uno degli effetti positivi degli accordi di pace – il punto 4 per l’esattezza – sottoscritti a l’Avana e ratificati con non poche difficoltà il mese di dicembre scorso dopo un referendum che li aveva dapprima bocciati. Importante la svolta delle Farc, che notoriamente si finanziavano sorvegliando e trasportando lungo corridoi determinati e praticamente inaccessibili il prodotto delle coltivazioni di coca, gli elementi chimici per trasformarla in droga pronta per il consumo e la stessa vendita all’ingrosso dello stupefacente ai narcos colombiani. C’è da osservare che l’offensiva contro le coltivazioni della pianta base avviene nel momento in cui la sua produzione registra una crescita. Alla fine del 2015 infatti secondo dati del Sistema integrale di monitoraggio delle Nazioni Unite le piantagioni di coca avevano raggiunto i 96.000 ettari di estensione ed un prevedibile livello di 100 mila alla fine del 2016, quando si conosceranno le nuove stime. 74.500 famiglie colombiane, sempre secondo le stime delle Nazioni Unite, vivono oggi in Colombia seminando foglie di coca.

Il programma di eliminazione e riconversione avviato congiuntamente dal governo del presidente Santos e dalle Farc prevede una prima tappa che consiste nell’incentivare la sostituzione delle coltivazioni nelle zone sotto influenza della guerriglia, per poi estendersi a 40 diversi municipi. L’incentivo consiste in un milione di pesos colombiani, pari a circa 320 euro (350 dollari) al mese per i contadini che accettano di preparare la terra e seminarla con coltivazioni alternative o decidano comunque di abbandonare definitivamente la coltivazione della coca per coinvolgersi “in lavori pubblici di interesse comunitario”. Il programma prevede anche il finanziamento pari a 9 milioni di pesos colombiani (2.900 euro o 3.100 dollari circa) per progetti produttivi a corto termine come la piscicoltura e l’avicoltura a cui si sommano 3.800.000 pesos (1200 euro o 1400 dollari) in assistenza tecnica. Cifre – fa notare la nuova autorità preposta all’esecuzione degli accordi di pace – che sono comunque inferiori ai costi che il governo dovrebbe sostenere per la fumigazione delle coltivazioni di coca.

Il dispositivo del programma prevede anche che le forze armate colombiane proteggano le comunità che aderiscono al piano di sradicamento e sostituzione dalle ritorsioni delle bande narcos.

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