STOP ALLA POLITICA DEI PIEDI. Non ce ne saranno più di “asciutti” e di “bagnati”. Obama deroga la legge che favoriva i migranti cubani. Cosa farà Trump?

Quelli dei “piedi asciutti…”
Quelli dei “piedi asciutti…”

Nei fuochi artificiali di fine mandato, sulla soglia della Casa Bianca e con le valige in mano, Barack Obama fa esplodere gli ultimi petardi. E la miccia accesa giovedì che pone punto finale alla legge migratoria che favoriva i cubani è tra i botti più spettacolari sui titoli di coda. Ad essere derogata con il decreto presidenziale sarà la politica conosciuta come dei “piedi asciutti” (“dry foot”) e “piedi bagnati” (“wet foot”), che consente ai cubani che riescono a mettere piede in territorio statunitense di diventare residenti permanenti in un solo anno e chiedere la cittadinanza dopo sei mesi, mentre coloro che vengono fermati in mare dalla Guardia Costiera vengono rimandati a Cuba. Nel gruppo dei beneficiati, quelli dei “piedi asciutti” insomma, ci sono anche i cubani che tentano di raggiungere gli Stati Uniti attraverso la frontiera messicana, molti dei quali si avventurano nei paesi dell’America Centrale come Panama, Costa Rica o Nicaragua, ma anche chi arriva in aereo in uno degli scali USA e chiede immediatamente asilo perché non ha un visto valido o un documento che gli permetta di oltrepassare i controlli migratori doganali. C’è da dire che nessun altro cittadino del mondo è accettato in questa forma in territorio statunitense dove, al contrario, gli immigrati clandestini sono espulsi verso i loro paesi di origine.

Vigente dal 1995 la “Legge dei piedi”, come la si denomina in gergo, ha privilegiato gli immigranti cubani sul resto dell’emigrazione latinoamericana incentivando le fughe da Cuba. Un residuo della guerra fredda che prima o poi doveva cedere il passo sulla strada della normalizzazione dei rapporti migratori e che è caduta come un maglio sulle due sponde del Golfo della Florida proprio negli ultimi giorni della presidenza Obama, plaudita, temuta, biasimata a seconda dei casi.

I cubani che non possano invocare ragioni umanitarie per accedere o restare in territorio USA, questa la sostanza, da questo momento riceveranno lo stesso trattamento dei milioni di emigranti latinoamericani che non sono in regola con le norme migratorie statunitensi, e quindi essere rimpatriati sull’Isola che pensavano di aver lasciato alle spalle. Negli otto anni di mandato Obama che sta per concludersi è stata concessa la residenza permanente negli Stati Uniti a 250 mila cubani secondo i dati del Dipartimento di Stato. Prendendo in esame solo gli ultimi dieci mesi ad iniziare da luglio 2016, 46.635 cubani sono entrati negli Stati Uniti superando il totale di 43.159 dell’intero arco del 2015 (Dati del Pew Hispanic Center).

La domanda a cui tutti i mezzi di comunicazione tanto statunitensi come cubani e latinoamericani in genere danno ampio spazio è sulla reazione di Donald Trump una volta assunta la presidenza il 20 gennaio. E tutti ricordano in varia forma che il leader repubblicano aveva promesso ai propri elettori che arrivando alla Casa Bianca avrebbe inasprito le norme migratorie e adeguato le forze incaricate di applicarle per espellere dagli Stati Uniti tutti gli immigranti indocumentati. Senza immaginare che anche i cubani sarebbero entrati nella cerchia di questi ultimi.

Torna alla Home Page