VENEZUELA. COSA POTREBBE FARE PAPA FRANCESCO? E’ la domanda che sorge con l’aggravarsi della crisi. Pessimismo sull’incontro fissato per venerdì

Scontro aperto
Scontro aperto

L’Assemblea Nazionale del Venezuela, eletta 13 mesi fa e controllata dai partiti dell’opposizione, esiste ma non può operare. Almeno è questa la volontà del Tribunale Supremo Rivoluzionario, controllato dal governo, che mesi fa ha dichiarato che quest’Assemblea è incostituzionale, e pertanto le sue risoluzioni non hanno nessun valore legale; infine il Tribunale ha tolto al Parlamento unicamerale i finanziamenti statali. La risposta dell’opposizione è arrivata e con una voto ampiamente maggioritario ha dichiarato: il Presidente Maduro ha “abbandonato le sue responsabilità”, quindi non è più il Presidente del Paese. Occorre un governo ad interim e poi andare a nuove elezioni. A loro volta i collaboratori di Maduro hanno risposto: “Vogliono la guerra? Allora guerra sarà”.

E’ questa la drammatica situazione del Venezuela alla vigilia del terzo incontro del dialogo nazionale guidato e assistito dall’Unione delle nazioni del Sudamerica (Unasur) con la presenza e vicinanza di mons. Claudio Maria Celli, Inviato speciale del Papa. Le parti si dovrebbero incontrare venerdì prossimo ma l’incertezza sul colloquio è sempre più profonda e, alla luce degli ultimi scambi di accuse tra Governo e opposizione, quasi nessuno pensa che ci sarà. Quanto accaduto nelle ultime ore sembrerebbe pensato proprio per far saltare questo dialogo nel quale non crede quasi nessuno, ma che tuttavia tutti ritengono indispensabile, unica via percorribile per salvare il paese da una crisi ancor più grave di quella che sta già attraversando da mesi.

Intanto in America latina cresce alle stelle l’allarme, in particolare nei Paesi confinanti con il Venezuela. In realtà l’intera regione Sudamerica è preoccupata perché la crisi venezuelana ha diviso le opinioni pubbliche dei singoli Paesi, pro o contro Maduro, e si teme che lo scontro venezuelano si possa diffondere nelle altre nazioni, con il rischio di proteste violente molto insidiose visto che in tutti i maggiori paesi del Sudamerica la situazione politica e istituzionale è piuttosto delicata perché fortemente polarizzata.

A tutti è chiaro che l’aggravarsi della crisi venezuelana non resterebbe un fatto isolato anche perché, come si è visto, Maduro ha il sostegno o la simpatia dei governi di Managua, La Habana, La Paz e altri Paesi caraibici. Sul fronte opposto criticano e condannano il governo di Caracas paesi come l’Argentina, che lo fa in modo aperto e aggressivo; altri preferiscono toni morbidi e misurati ma non temono di mostrare tutto il loro dissenso: Cile, Colombia, Panama, Brasile, Uruguay, Paraguay.

Per alcuni osservatori e analisti una possibile via d’uscita da questa situazione sempre più complessa risiede proprio nelle nazioni latinoamericane che però dovrebbero agire in un’assemblea diversa da quella inaccettabile, per Caracas e non solo, dell’OSA, Organizzazione degli Stati Americani che ha già espresso la propria opinione sul Presidente Maduro, con il quale di fatto ha rotto i rapporti. Una carta estrema, si osserva da più parti, la potrebbe giocare Papa Francesco: in questo senso i sostenitori del dialogo si affidano alle grandi capacità di Francesco per creare ponti dove altri hanno lasciato macerie.

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