QUEI MORTI DENTRO DI ME. Terzo docufilm sui 43 studenti messicani spariti nella località di Ayotzinapa nel 2014. Questa volta di un regista di Porto Rico

Il regista Tito Román nel riquadro
Il regista Tito Román nel riquadro

Tre film, tre verità. L’ultimo in ordine di tempo arriva in questi giorni e sarà presentato il 12 gennaio nelle sale di Caribbean Cinemas de Plaza Las Américas, il centro commerciale più importante e più grande dei Caraibi nella capitale San Juan di Porto Rico. Si intitola “Ayotzinapa en mí” ed è diretto dal cineasta portoricano Tito Román.

Il regista lo considera “un progetto latinoamericano” attraverso lo sguardo differente di un non-messicano. Un uomo dei Caraibi che si è lasciato coinvolgere da una vicenda il cui epicentro era in terra messicana. Il proposito di Román, infatti, non era quello di realizzare una indagine filmica sul fatto di violenza più emblematico del Messico odierno, la sparizione, il sequestro e il probabile assassinio degli studenti nella località di Iguala avvenuto il 26 settembre 2014. Il progetto originario era un film sul pugile di Porto Rico Jeyvier Cintrón ma arrivando a Città del Messico il regista racconta di essere stato letteralmente fagocitato dalle manifestazioni studentesche che reclamavano la verità sulla sparizione dei quarantatré giovani. Di qui il documentario di 80 minuti che a detta dell’autore “aiuterà a capire quello che veramente è successo con i desaparecidos di Ayotzinapa e nel Messico stesso che si è trasformato in uno stato violatore dei diritti umani”.

Due precedenti lavori sulla tragedia di Ayotzinapa erano stati realizzati rispettivamente dal direttore della scuola di recitazione di TV Azteca, Raúl Quintanilla e da Jorge Fernández Menéndez, di Proyecto 40 e Grupo Imagen. Il loro docudramma si intitolava “La Noche de Iguala”, La notte di Iguala, ed era basato sulla “verità storica” offerta come tale dal governo messicano a conclusione di una propria investigazione, quella che vuole che gli studenti siano stati assassinati e inceneriti nell’immondezzaio di Cocula considerata dal regista “la migliore e più profonda indagine realizzata dallo stato messicano”.

Il terzo film ispirato ai fatti di Ayotzinapa si intitola “Mirar Morir”, Guardare Morire, ed è stato realizzato dall’organizzazione civile “Ojos de Perro vs. la Impunidad”, con la collaborazione del collettivo dei giornalisti dei “Cuadernos Doble Raya”. E’ stato diretto dal cineasta Coizta Grecko e prodotto dal giornalista e corrispondente di guerra Témoris Grecko, che ha più volte espresso la convinzione – che è anche la tesi del film – che l’Esercito messicano sia coinvolto nella sparizione degli studenti. “L’esercito messicano non difende i messicani” ha affermato Témoris Grecko. “Era lì, ha visto come venivano assassinati e non ha agito. Erano perfettamente coscienti di chi erano, da dove venivano, cosa stavano facendo in quel posto e cosa gli stavano facendo. E li hanno lasciati morire”.

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