I LATINOAMERICANI VOGLIONO PIÚ INTEGRAZIONE. In controtendenza con le spinte isolazioniste in Occidente l’America Latina chiede più unione politica ed economica

Oltre le frontiere
Oltre le frontiere

In America Latina, il 77% della popolazione è a favore di una maggiore integrazione economica, il 60% vede bene anche una più stretta consultazione politica tra gli stati della regione, ma diffida dei governi, che considera incapaci di perseguire tali obiettivi. Paraguay, Uruguay e Venezuela sono tra le nazioni latinoamericane che più sostengono l’integrazione economica regionale (con 85, 87 e 89%, rispettivamente). In Guatemala e Brasile, il sostegno discende a 59 e 66%, restando pur sempre largamente maggioritario. Sono i risultati di una ricerca in 18 paesi condotta sulla base di 20.204 interviste realizzate da due istituzioni di peso nel continente, l’Istituto per l’integrazione dell’America Latina e dei Caraibi (INTAL) e il sondaggio regionale periodico condotto dall’agenzia Latinobarometro.

Il rapporto di sintesi, intitolato “Il DNA dell’integrazione regionale” (El ADN de la integración regional) rivela, con certa sorpresa dei realizzatori del sondaggio, che “nella regione l’integrazione riceve un appoggio massimo dell’89 per cento, riflettendo, in questo modo, una chiara tendenza integrazionista di molti paesi e marcando una caratteristica peculiare rispetto ad altre regioni del mondo dove le tendenze protezioniste hanno uno spiccato protagonismo”. In Brasile – nota la relazione che accompagna i risultati dell’inchiesta – l’appoggio alla democrazia è sceso di ben 22 punti, toccando il minimo storico del 39 per cento, mentre il 66% degli interpellati dichiara di appoggiare l’integrazione economica del proprio pase con altri.

Un secondo dato che ha destato sorpresa tra gli investigatori è che il 71% della popolazione dell’America Latina si dichiari a favore di investimenti esteri. I latinoamericani credono, anche contro l’opinione di taluni loro governanti, che il capitale straniero benefici l’economia nazionale, mentre solo il 15% afferma di considerarlo pregiudizievole.

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