ARGENTINA. LE NONNE DI PIAZZA DI MAGGIO “RITROVANO” IL NIPOTE Nr.121. Ha quarant’anni ed è medico. La madre venne sequestata nel 1976 incinta di 8 mesi

Estela Barnes de Carlotto, presidente delle Nonne di Piazza di Maggio
Estela Barnes de Carlotto, presidente delle Nonne di Piazza di Maggio

E’ arrivato anche il nr. 121 e risponde all’appello. Non ha ancora un volto ma il nome è noto. Si chiama Domingo Menna, ha 40 e di professione è medico. Vive nel quartiere Palermo, in una zona bene della capitale argentina. Stiamo parlando di un altro figlio di sequestrati argentini negli anni della dittatura militare che solo adesso apprende l’identità dei veri genitori e la sua propria. Questi ultimi si chiamano Ana María Lanzillotto e Domingo Menna, lui italiano di nascita, lei nipote di Alba Lanzillotto, già segretaria delle Madri di Piazza di Maggio, entrambi militanti, all’epoca, del Partido Revolucionario de los Trabajadores, il braccio politico del’Ejercito Revolucionario del Pueblo, ERP, con i soprannomi di “La Ani” e “El Gringo””. La ragazza fu sequestrada a Buenos Aires il 19 luglio 1976, un mese particolarmente feroce per i desaparecidos, durante una operazione che portò l’esercito sulle tracce di diversi leader dell’ERP. “La Ani” era incinta di 8 mesi, con un figlio già nato di due anni che al momento del sequestro si trovava all’asilo materno e poté essere recuperato qualche settimana dopo dai familiari degli scomparsi. La madre venne portata nel centro clandestino di Campo de Mayo e da quel momento si persero le tracce. Si sa solo, per testimonianze successive, che la gravidanza giunse a termine e partorì un maschio, il medico restituito oggi alla sua vera genealogia appunto.

La scoperta è stata annunciata questo lunedì dalla presidente delle celebri Nonne di Piazza di Maggio, Estela de Carlotto, che ha anche aggiunto che l’uomo vive a Buenos Aires. “È molto gradevole. Una persona molto sensata. [Quando l’ha saputo] si è commosso. E’ una persona buonissima, non conserva nessun tipo di odio”. Carlotto ha chiarito che il caso Manna era allo studio da alcuni anni e che attraverso la Commissione nazionale per il diritto all’identità, Conadi in sigla, “è stato avvicinato e informato della possibilità che i genitori con cui era cresciuto non fossero quelli biologici”. Gli esami a cui si è sottoposto volontariamente hanno confermato la supposizione.

Altri particolari si sono saputi da Ramiro Menna che ha dichiarato di non avere ancora incontrato il fratello minore. “Non l’ho ancora visto, non ho parlato con lui e non so cosa fare. L’ha saputo ieri alle 7 del pomeriggio che non era chi pensava di essere. Sta vivendo una situazione difficile e devo rispettare il processo che attraversa e che non sarà affatto semplice”. Ramiro Menna, con un passato da sacerdote salesiano, ha aggiunto dettagli fisici del fratello ritrovato che gli devono essere stati riferiti: “So solo che ha due figli, è pelato e con la barba come me”. Ha poi confermato che quando la madre è scomparsa era incinta di 8 mesi e di aver saputo che aveva partorito. «Non si sa se uomo o donna, ma ha partorito perché tra le compagne di prigionia corse la voce che “la donna del Gringo” aveva dato alla luce».

Guillermo Torremare, un avvocato argentino specialista in Diritti umani nonchè autore di diverse ricerche sui desaparecidos ha fatto riferimento a “numerose testimonianze che collocano la nascita del piccolo” nel centro clandestino di Campo di Maggio nel 1976. “Una delle più importanti sarebbe quella di una donna figlia di un pastore statunitense che ha condiviso con lei la prigionia e che poi fu liberata”.

Domingo Menna è il centoventunesimo di oltre 500 casi di figli nati in prigionia da madri sequestrate e nella quasi totalità uccise. Il secondo del 2016 dopo José Luis Maulin Pratto, che ha recuperato la vera identità alla fine di giugno. Dal 1978, quando venne ritrovato il primo “nipote” il numero delle identificazioni ha avuto un ritmo costante. Il 1984, primo anno di ritorno dell’Argentina alla demcrazia fu il più prodigo con dodici “nipoti” ritrovati.

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