COMUNANZE DI MARTIRI. Le analogie tra l’assassinio di Jacques Hamel e monsignor Romero. E c’è chi invoca “la resistenza armata contro l’Islam”

2 agosto 2016, i funerali di padre Jacques Hamel. Nel riquadro quelli di monsignor Romero il 30 marzo 1980
2 agosto 2016, i funerali di padre Jacques Hamel. Nel riquadro quelli di monsignor Romero il 30 marzo 1980

Un’analisi del New York Times sul barbaro assassinio di Padre Jacques Hamel ha fatto notare che immediatamente dopo il crimine alcuni cattolici importanti hanno paragonato il Padre Hamel al Beato Oscar A. Romero, anche lui assassinato sull’altare. Il Rev. James Martin, SJ (‏@JamesMartinSJ) ha dichiarato in un tweet che “Così si vede un martire. Padre Jacques Hamel, assassinato mentre celebrava la messa, come Tommaso Becket e Oscar Romero”. Il paragone è stato ripetuto dal Cardinale Sean O’Malley; dal Patriarca di Babilonia dei Caldei ‎Louis Raphael I Sako; e anche dall’Arcivescovo Vincenzo Paglia.

In realtà, il Padre Hamel è entrato a far parte di un gruppo ristretto e selezionato di martiri che sono morti in Chiesa. Oltre al Beato Romero e San Tommaso Becket, possiamo citare San Stanislao, Vescovo di Cracovia. Però, in questo gruppo, solo il Padre Hamel e Monsignor Romero sono stati uccisi durante la celebrazione della messa. Nelle sue parole sull’assassinio, il Papa Francesco ha fatto riferimento al Padre Hamel come “Questo santo sacerdote, che è morto proprio nel momento in cui offriva la preghiera per tutta la Chiesa”.

L’enfasi del Papa fa ricordare le parole di San Giovanni Paolo II nei giorni successivi all’assassinio di Monsignor Romero: “E’ arrivata ieri la notizia che questo prelato è stato barbaramente assassinato mentre celebrava la Santa Messa: l’hanno ucciso proprio nel momento più sacro, durante l’azione più alta e più divina… è stato assassinato un vescovo della Chiesa di Dio mentre esercitava la sua missione santificatrice, offrendo l’Eucarestia. Colui che è stato ucciso è un fratello nell’Episcopato e, per questo, non solo la sua arcidiocesi, ma tutta la Chiesa soffre per una violenza tanto iniqua, che si aggiunge a tutte le altre forme di terrorismo e di vendetta che oggi nel mondo degradano la dignità dell’uomo — perché la vita di ogni uomo è sacra! —, distruggono la bontà, la giustizia e il diritto e soprattutto offendono il Vangelo e il suo messaggio di amore, di solidarietà e di fratellanza in Cristo”. (Udienza, 26 marzo 1980)

In quel discorso, Giovanni Paolo racchiude tutto il significato di quello che è un martirio sull’altare, una morte durante la celebrazione della Messa. Però ci sono, per disgrazia, altre similitudini che legano la morte del Padre Hamel a quella di Monsignor Romero, ed è stato il Patriarca di Babilonia a denunciare una di esse — la immediata strumentalizzazione del martirio del Padre Hamel. “Ridurre tutto ad appelli e iniziative per fomentare l’indignazione mi sembra una blasfemia sacrilega, davanti al martirio del Padre Jacques e di tutti gli altri”, ha detto il Patriarca in un’intervista.

Alcuni hanno cercato di utilizzare la morte del Padre Hamel per inasprire il conflitto e perseguire la vendetta contro il mondo musulmano. Un articolo pubblicato in Il Tempo, che è stato tradotto e pubblicato da mezzi di comunicazione conservatori, si scaglia contro una “falsa misericordia” e dà un avvertimento circa la necessità di una resistenza armata contro l’Islam. L’articolo critica duramente il Santo Padre: “il silenzio di Papa Bergoglio è parallelo a quello dei musulmani di tutto il mondo che non denunciano con voce forte e in maniera unisona e collettiva i delitti commessi, in nome di Allah, dai loro correligionari”.

L’intenzione di contrapporre il martire a un papa, per avvantaggiarsi nelle differenze teologiche che conservano con il Papa, fa ricordare la tergiversazione che si cercò di mettere in atto per tentare di presentare un conflitto tra il Beato Romero e San Giovanni Paolo II, da parte di persone che cercavano di mettere in cattiva luce il papa polacco. In questo senso, si strumentalizzò la figura e il martirio di Romero all’insinuare che Giovanni Paolo II lo aveva abbandonato, non gli voleva bene, aveva affinità con i suoi carnefici, ecc. E’ la stessa cosa che adesso persone dell’altra banda stanno facendo con questo “sacerdote santo”.

Nell’analisi finale, il Padre Hamel e Monsignor Romero sono uniti dal martirio, e il caso del Padre Hamel ci aiuta molto a comprendere il significato del martirio nella modernità. Molti si sono rifiutati di vederlo nel caso Romero perché i suoi assassini erano cattolici. E’ possibile immaginare che una persona cinica sostenga che il Padre Hamel non è un martire, forse approfittando della dichiarazione del Papa che la sua morte non fu prodotto di “una guerra di religioni” (per concludere erroneamente che non fu “in odio alla fede”). Si può addurre come argomento che lo Stato Islamico attacca una volta una rivista satirica atea in Francia, la volta dopo un bar gay in Florida, e con molte più vittime musulmane che cristiane.

Ma nonostante tutto, il simbolismo di una morte sull’altare ci parla con molta eloquenza per screditare tali argomenti. Come dice il Padre James Martin: “Così si vede un martire”.

*Direttore di SuperMartyrio

Traduzione dallo spagnolo di Francesca Casaliggi

Torna alla Home Page