CENERI DI NOBEL. Sono quelle di García Márquez, che da domenica saranno deposte nel luogo dove resteranno per sempre, il chiostro dell’Università di Cartagena in Colombia

Il commiato a García Márquez in Messico, nel Palazzo delle Belle Arti, il 20 aprile 2014. Foto Xinhua-Pedro Mera
Il commiato a García Márquez in Messico, nel Palazzo delle Belle Arti, il 20 aprile 2014. Foto Xinhua-Pedro Mera

Le ceneri di García Márquez sono arrivate dove resteranno per sempre, nella sua Colombia, nella città di Cartagena de Indias, sulla costa nord del paese, esattamente nel chiostro della Merced dell’Università di Cartagena dentro la cintura ammuragliata con i suoi 400 anni di storia. E domenica 22 maggio, con una cerimonia semplice com’è nel desiderio della sposa Mercedes Barcha e dei figli Rodrigo e Gonzalo verranno deposte ai piedi di un busto in bronzo che lo raffigura, opera della scultrice britannica Katye Murray.

La scelta del luogo venne anticipata nel mese di agosto del 2015 dai familiari che indicarono in Cartagena, scenario di una delle opere di maggior successo di García Márquez “L’amore ai tempi del colera” il destino finale. García Márquez stesso in realtà aveva espresso il desiderio che le sue ceneri rimanessero nel recinto di casa sua, che appunto dista 200 metri dal Claustro de la Merced, che fa parte dell’Università.

L’arrivo delle ceneri e la collocazione del busto dell’autore di “Cent’anni di solitudine” erano stati inizialmente previsti per il mese di marzo del 2015, in occasione della nascita dello scrittore il 6 marzo 1927. La data però è stata posposta alla prossima domenica perché nel corso dei lavori preparatori nel sottosuolo del chiostro è stata scoperta una cisterna del 1600 con un numero considerevole di reperti.

Non si sa se qualcosa di Garcia Márquez sia rimasta in Messico come avrebbero voluto i tanti amici che il premio Nobel di Letteratura si era fatto nel corso del mezzo secolo e oltre trascorso nel paese. Como lui stesso raccontò in Messico arrivò per visitare un amico, lo scrittore colombiano Álvaro Mutis, e ci rimase per sempre, fino alla morte il 17 aprile 2014.

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