LE FARC DELLA COLOMBIA CHIEDONO LA SPINTA DEL PAPA. Negoziato in stallo nella retta finale. Il massimo leader della guerriglia, “Timochenko”, scrive a Francesco

Rodrigo Londoño Echeverri, alias Timoleón Jiménez o Timochenko, massimo leader delle Farc. Foto AFP
Rodrigo Londoño Echeverri, alias Timoleón Jiménez o Timochenko, massimo leader delle Farc. Foto AFP

L’ultimo colpo d’ala tarda a venire. Il lungo negoziato di l’Avana che pareva aver imboccato la retta finale è in panne. Il massimo leader della guerriglia Timoleón Jiménez, alias “Timochenko” incolpa i gruppi paramilitari “che potrebbero affondare” i dialoghi di pace e scrive una lettera al Papa. “Pensiamo che la Chiesa possa dispiegare un gran lavoro, dalla più umile parrocchia alle sue più alte gerarchie: suscitare nel cuore di chi è confuso l’appoggio alla pace e alla riconciliazione”.

La questione della sicurezza dei guerriglieri una volta raggiunto il cessate il fuoco permanente e iniziata la smobilitazione è tornato in primo piano con l’apparizione di formazioni paramilitari. Il governo del presidente Santos assicura che i gruppi a cui fa riferimento la guerriglia sono in realtà bande criminali dedite al narcotraffico sorte dopo la smobilitazione di massa degli squadroni di destra durante i mandati presidenziali di Álvaro Uribe (2002-2010). La guerriglia considera che la minaccia ai propri combattenti e ai leader contadini che l’hanno sostenuta sia reale una volta deposte le armi e chiede garanzie.

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