TE DEUM IN ANTARTIDE. Capodanno tra i ghiacci, cantando l’antico inno cristiano sotto un buco di ozono che ha raddoppiato la sua estensione

Nel riquadro il Capo della base antartica Esperanza-Foto Leonardo Proverbio | Composizione di Emiliano I. Rodriguez
Nel riquadro il Capo della base antartica Esperanza-Foto Leonardo Proverbio | Composizione di Emiliano I. Rodriguez

In Antartide è più facile arrivarci che andarsene, e i giorni di permanenza programmati si allungano come le giornate di luce che in questa epoca si estendono per 24 ore. Ma gli inizi del nuovo anno, a queste latitudini, ha un fascino incomparabile. All’entrata di Baia Esperanza nel corso della notte che non è notte le silenziose correnti marine hanno trasportato una gigantesca piattaforma di ghiaccio. A occhio nudo lo spessore di galleggiamento è quello di un palazzo di dieci piani. Un parco giochi per i pinguini che scivolano sulla sua superficie e si tuffano come siluri nelle acque ghiacciate. Uno spettacolo a cui i residenti, anche dopo un anno di repliche, non si sono abituati. Le otto famiglie della base, con i rispettivi figli, 14 in totale, hanno le valige pronte già da diversi giorni. Il maestro della “scuola provinciale n.38” ha terminato le lezioni; si chiama Fredy Miranda ed è stato mandato qui dalla Terra del Fuoco, che del continente è l’appendice più estrema. Il più piccolo dei suoi 14 alunni ha 6 anni, il più grande 17. Radio Arcangel San Gabriel ha chiuso le trasmissioni e salutato gli ascoltatori; da questo momento trasmetterà musiche registrate, sin quando il gruppo che se ne occupa non verrà rimpiazzato da nuove voci. Il cappellano antartico Leonidas Adrian Torres ha celebrato un inedito Te Deum nella cappella San Francesco d’Assisi, la prima in Antartide, augurando ai fedeli in giaccone e scarpe termiche che l’Anno della Misericordia sia una grande occasione di conversione della vita anche per chi la trascorre tra ghiacci e pinguini. Muto testimone della predica lo zucchetto di papa Francesco, arrivato da queste parti nel 2013. “Lo ha mandato il Papa quando gli hanno detto che la cappella antartica porta il nome di San Francesco d’Assisi” spiega il capo della base. C’è anche una reliquia del santo di Assisi “di prima categoria”. Lui è proprio tra chi ce l’ha portata, “il 14 dicembre del 2014” precisa con puntiglio tutto militare il tenente colonnello Fernando Gabriel Estevez, una vita legata a doppio filo al continente bianco. Fascino della Patagonia trasmesso dal nonno, ricorda – “non possiamo difendere quello che non conosciamo, e quando lo conosciamo lo amiamo” gli diceva -, ma anche una seduzione dove i libri hanno avuto la loro importanza. Tra questi le letture di Hernán Pujato sul continente bianco e il suo avveniristico piano d’azione in 5 punti presentato al presidente Peron in persona nel 1949: installare basi al sud del circolo polare, creare un istituto antartico argentino, acquisire un rompighiacci, tracciare un percorso terrestre fino al polo sud, elevare un stazione polare antartica. Tutto fatto nel corso degli anni, quelli di Juan Domingo e dei successivi governi. “Dopo la montagna sono venuto in Antartide e l’ho conosciuta e amata” conferma il militare. Il primo anno l’ha fatto da solo, poi in Antartide ci è tornato con famiglia, moglie e due file, lei infermiera della base, Florencia 16 anni, Eugenia 14. L’ufficiale rende grazie alla Madonna di Lujan a cui è devoto per aver reso possibile il suo sogno. “Avrebbero dovuto ritornare sul continente il 17 dicembre con le altre famiglie della base” ma per diverse ragioni non è ancora stato possibile, spiega.

Quella che si è stabilita ai piedi del ghiacciaio Buenos Aires, con vista al Monte Flora, è una piccola società che a fine anno inizia un sorta di diaspora, mentre la nuova compagine si dispiega per sostituirla. C’è personale dell’esercito per le mansioni logistiche, della forza aerea per le rilevazioni meteorologiche, e quello civile, tutti scientifici inviati dall’Istituto Antartico. 51 persone in inverno, che aumentano durante la campagna estiva, tutti volontari che ricevono una preparazione previa di tutto rispetto. “Come ogni convivenza anche la nostra è retta da norme di funzionamento che tutti conoscono alla perfezione prima di venire sul posto, sicurezza in primis” aggiunge il militare. Il tenente colonnello Estevez ha diretto il corso di formazione antartica che seleziona chi viene nella base. “Un anno di preparazione, con una tappa a Bariloche dove si impara ad attraversare un terreno spaccato da fenditure e riscattare un ferito”. Poi di nuovo a scuola, alla Direzione antartica, per studi di geografia, geologia e storia dell’Antartide, e chi non passa resta a terra. Una sessione sul terreno a Cavihaue, nella provincia di Neuquén, completa la formazione, con pratiche di gestione di una base antartica, scuola di sci, moto delle nevi, slitta.

Un anno è lungo da passare, oscurità, temperature fino a 35 gradi sotto zero e venti di centocinquanta chilometri in inverno, giorno e luminosità ininterrotta in estate. Ma la leggendaria solitudine antartica è cosa del passato. “Non siamo isolati come anni fa, che si dipendeva dalla telegrafia e dalla radio; siamo più interconnessi di quanto si pensi” spiega il colonnello Estevez. Ed è così. Il mondo entra a piene mani attraverso le frequenze satellitari che trasportano gli impulsi e i byte delle ultime tecnologie. Si è in rete tra i ghiacci. Si sa in tempo reale delle gravi inondazioni che hanno colpito le province argentine del litorale, i primi passi del nuovo governo del presidente Mauricio Macri, le efferatezze dell’Isis e la persecuzione dei cristiani in varie parti del mondo. Anche l’enciclica papale sull’ambiente è conosciuta. “Un grido d’allarme più che giustificato” per il capo della base. “Tante preoccupazioni che vengono espresse le vediamo bene con i nostri occhi”. I colleghi cileni in Antartide gli danno man forte. Dalla stazione scientifica Glaciar Unión, latitudine 79, ad un migliaio di chilometri dal polo sud arrivano notizie allarmanti. I ricercatori dell’Università di Santiago – scientifici di buona reputazione nell’ambiente – hanno appena comunicato che nei primi giorni di dicembre il buco nella cappa d’ozono in Antartide ha raggiunto l’ampiezza record di 10 milioni di chilometri quadrati. “Che significa – fanno notare dall’Istituto Antartico Cileno – più del doppio rispetto alla media in questo stesso periodo”.

Il tenente colonnello Estevez, come i capitani delle navi, sarà l’ultimo ad abbandonare la barca gelata. Nel suo curriculum c’è un’altra base, la Belgrano II, la più australe delle postazioni permanenti Argentine in Antartide, da lui diretta nel 2004. Traccia un bilancio della sua ultima gestione. Con un punto di cui va fiero. “Torniamo tutti sani, e questo è un obiettivo raggiunto. L’Antartide” spiega “non è né tragica né comica. L’Antartide è seria e come tale va rispettata”.

VERSO L’ANTARTIDE. Prime comunioni tra i ghiacci del continente bianco. Lo zucchetto congelato di Papa Francesco

 UNA PORTA SANTA DELLA MISERICORDIA TRA I GHIACCI. E’ quella – immaginaria – della cappella “San Francisco de Asís”, la prima di rito cattolico costruita in Antartide

 NATALE IN ANTARTIDE. Messa, cenone e festa tra i pinguini, con temperature sotto zero e venti polari. Il primo cappellano antartico lo inviò Bergoglio nel 1976

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