IL GIORNO CHE ALLE GALLINE CREBBERO I DENTI. Per la prima volta sugli altari un brasiliano discendente di schiavi neri. Un altro tassello della “geopolitica della santità di Papa Francesco”

Il beato “padre Victor” e la festa in occasione dei 106 anni dalla morte
Il beato “padre Victor” e la festa in occasione dei 106 anni dalla morte

Il prossimo 14 novembre a Campanha, nello stato di Minas Gerais, sarà beatificato il sacerdote diocesano Francisco de Paula Victor, nato nella medesima città il 12 aprile 1827 da una schiava di colore, Lourença Maria de Jesus. La celebrazione, annunciata nei mesi scorsi dall’ordinario diocesano dom Frei Diamantino Prata de Carvalho, sarà presieduta dal cardinale prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi Angelo Amato.

È la prima volta che la Chiesa eleva agli onori degli altari un brasiliano discendente di schiavi neri, il che rende la figura di “padre Victor” – una delle più popolari del cattolicesimo brasiliano – particolarmente rilevante nella “geopolitica della santità” di papa Francesco. La sua beatificazione, peraltro, avviene a due anni e mezzo di distanza da quella di un’altra figlia di schiavi, “Nhà Chica” (in italiano “zia Francesca”), al secolo Francisca de Paula de Jesus (1810-1895), avvenuta il 4 maggio 2013. È significativo che questi due nuovi beati brasiliani portino lo stesso nome, a conferma di come negli ambienti della schiavitù fosse particolarmente sentita la devozione a San Francesco da Paola, per via delle numerose liberazioni di schiavi attribuite all’intercessione del santo calabrese nel corso dei secoli.

Il miracolo di padre Victor che ha permesso di concludere il processo di beatificazione – ovvero l’inspiegabile concepimento e la gravidanza di una signora portati a termine con successo – è stato ufficialmente riconosciuto dalla Congregazione delle Cause dei Santi con il decreto promulgato il 5 giugno 2015. Alcuni affermano d’altra parte che il primo e più grande miracolo compiuto dal sacerdote avvenne il 5 giugno 1849, e fu quello di essere ammesso nel seminario diocesano di Mariana. All’epoca, era infatti impensabile che un nero, figlio di schiavi, potesse diventare sacerdote: lo stesso Francisco, che fin da piccolo voleva farsi prete ma era stato avviato al mestiere di sarto, si sentì dire che il giorno che un nero fosse diventato prete “alle galline sarebbero cresciuti i denti”.

Due figure decisive per la formazione cristiana e per la vocazione di padre Victor furono la sua madrina di battesimo (e padrona), Marianna Bárbara Ferreira, e il vescovo di Mariana dom António Ferreira Viçoso. Questi, visitando la città di Campanha nel 1848, conobbe il giovane Francisco e decise di prendersi a cuore il suo caso.  Il fatto che anche mons. Viçoso in seguito sia stato proclamato venerabile dalla Chiesa cattolica appare una testimonianza di continuità e trasmissione della santità estremamente significativa. Nonostante l’appoggio del suo vescovo, il futuro beato dovette scontrarsi prima con la diffidenza più o meno aperta dei suoi compagni di seminario, e in seguito con quella dei fedeli di Três Pontas, dove fece il suo ingresso come parroco il 14 giugno 1852. Tuttavia la mitezza di padre Victor, alimentata dal suo amore per Gesù Cristo, ben presto riuscì a vincere i cuori dei suoi concittadini, facendo venir meno l’ostilità preconcetta di quei bianchi che inizialmente avevano addirittura rifiutato di ricevere la comunione da un sacerdote nero. Anche questo contribuisce a spiegare perché padre Victor venga considerato ancora oggi dai cattolici di Minas Gerais (e non solo) un “santo delle cause impossibili”.

Nel corso del suo ministero a Três Pontas Padre Victor costruì la chiesa di “Nossa Senhora d’Ajuda” ed edificò il Collegio “Sacra Famiglia”, al cui interno studiavano insieme bianchi e neri, ricchi e poveri. In questo modo, attraverso la fede e la cultura, il futuro beato cercò di superare le divisioni e i pregiudizi e di costruire una società più unita e solidale.

Padre Victor è ricordato soprattutto per la carità senza limiti e verso tutti, specialmente i più poveri e gli infermi, oltre che per la scelta di vivere in assoluta povertà; non a caso, uno dei primi miracoli che gli venne attribuito dopo la morte è quello di essere apparso a un padre che non aveva denaro per far battezzare il figlio – era consuetudine all’epoca versare una sorta di “tassa” alla parrocchia – e di aver battezzato il bambino senza chiedere nulla in cambio. Le sue biografie restituiscono inoltre il profilo di un esorcista particolarmente temuto dal demonio, che durante un esorcismo lo avrebbe spregiativamente chiamato “quel brutto negro dalle labbra pronunciate”.

Alla sua morte, avvenuta il 23 settembre 1905, tutta la città si mise a lutto. Molti testimoni asseriscono che il suo corpo, esposto per tre giorni prima di essere sepolto nella chiesa madre di “Nossa Senhora d’Ajuda” che lui stesso aveva fatto costruire, emanava un singolare profumo di rose. La fase diocesana del processo di beatificazione ha preso avvio il 13 luglio 1993 e si è conclusa nell’agosto del 1998, poco dopo l’esumazione della salma, avvenuta il 12 giugno 1998 alla presenza del vescovo di Campanha, del postulatore della causa, del vicepostulatore e di due medici periti. Dopo che la positio super virtutibus, nel 2002, è stata esaminata dalla Congregazione delle Cause dei Santi, il 12 maggio 2011 papa Benedetto XVI ha riconosciuto le virtù eroiche del futuro beato.

Commentando il vangelo delle Beatitudini (Mt 5,1-12), durante la messa celebrata al cimitero del Verano in occasione della solennità di tutti i Santi, papa Francesco ha sottolineato che «la strada del Signore [è] la strada della mitezza e della pazienza. Gesù ha percorso questa via: da piccolo ha sopportato la persecuzione e l’esilio; e poi, da adulto, le calunnie, i tranelli, le false accuse in tribunale; e tutto ha sopportato con mitezza. Ha sopportato per amore nostro persino la croce». Al termine dell’omelia il Santo Padre ha esortato i presenti a chiedere a Dio «la grazia di essere persone semplici e umili, la grazia di saper piangere, la grazia di essere miti, la grazia di lavorare per la giustizia e la pace, e soprattutto la grazia di lasciarci perdonare da Dio per diventare strumenti della sua misericordia». Si può dire che sia questa la cifra riassuntiva della beatificazione che la Chiesa di Minas Gerais in questi giorni si appresta a celebrare. Se ogni santo indica una strada da seguire, quella tracciata da padre Victor è quella di una chiesa che con semplicità e umiltà si mette al servizio del prossimo, e conquista i cuori anche dei più lontani non con la forza degli argomenti ma con il fascino di una testimonianza appassionata di Cristo.

* Post Doc Researcher Catholic University of the Sacred Heart – Milan, Department of Economic and Social History “Mario Romani”

Torna alla Home Page