VESCOVI E ELEZIONI IN ARGENTINA. Appello agli elettori e alla classe politica a tre settimane dal voto che congederà 12 anni di presidenze Kirchner

Daniel Scioli e Mauricio Macri con l’effigie papale sullo sfondo
Daniel Scioli e Mauricio Macri con l’effigie papale sullo sfondo

Tutto bergogliano l’appello dei vescovi argentini in vista delle elezioni presidenziali del prossimo 25 ottobre che metteranno fine all’epoca Kirchner durata, tra marito e moglie, quasi 12 anni. A partire dalla brevità, una pagina a caratteri tipografici che riecheggia parole chiave del pontificato come “cultura dell’incontro”, “amicizia sociale”, “nazione inclusiva”.

Il titolo della dichiarazione è di quelli impegnativi, delle ore cruciali, e tale appare alla Chiesa argentina la fine del duplice mandato presidenziale di Cristina Fernandez de Kirchner: “La nazione che vogliamo”. L’ouverture è un grido di allarme per il clima di “offese, sospetti e denunce che debilitano la credibilità di persone e istituzioni”. C’è da dire che la campagna elettorale è stata contraddistinta dai toni aspri, manovre sporche, gravi irregolarità in elezioni già avvenute a livello provinciale. Di qui la necessità che i vescovi additano come primaria di “ricomporre un atteggiamento di rispetto, di dialogo sincero e di partecipazione impegnata” tra i diversi soggetti che agiscono sulla scena politica. Il richiamo al Papa è d’obbligo: promuovere “una cultura dell’incontro che faciliti l’amicizia sociale”. Le stesse parole che Bergoglio arcivescovo usò a più riprese prima e dopo l’elezione di Nestor Kirchner nel maggio del 2003 e quelle della consorte nell’ottobre 2007 e novembre 2011.

La seconda parte dell’appello è indirizzata ai candidati alla presidenza, tre quelli rimasti in corsa – Daniel Scioli, Mauricio Macri e Sergio Massa – e ai partiti politici di riferimento, il Frente para la Victoria di matrice peronista, la coalizione di centro-destra Proposta Republicana e il Frente Renovador, a “presentare con chiarezza le loro piattaforme, proposte e idee”. Al dovere dei candidati, nell’appello dei vescovi argentini, corrisponde un analogo diritto degli elettori “a poter “conoscere e discernere le proposte che meglio rispondono ai principi e convinzioni di ciascuno”.

Anche in questo caso l’appello datato 1 ottobre riflette le parole che Bergoglio-Francesco affidò ad una rivista di una villa argentina, La Carcova, alla fine di febbraio: richiesto dai giovani della villa su che cosa avrebbe raccomandato ai politici argentini in un anno elettorale rispose a sorpresa con un vero e proprio programma in tre punti: “Primo, che propongano una piattaforma elettorale chiara. Che ognuno dica: noi, se andremo al governo, faremo questo e quest’altro”. Per una ragione forte. Perché – scandì nel seguito della risposta raccolta dall’amico sacerdote José Maria di Paola – “La piattaforma elettorale è qualcosa di molto sano; aiuta la gente a vedere quello che ognuno pensa”. Secondo punto del trittico papale: “Onestà nella presentazione della propria posizione”. Terzo: “Una campagna elettorale di tipo gratuito, non finanziata. Perché nel finanziamento della campagna elettorale entrano in gioco molti interessi che poi ti chiedono il conto. Quindi essere indipendenti da chiunque mi possa finanziare la campagna elettorale”.

I vescovi argentini rilanciano la prima raccomandazione papale in ciò che resta di una campagna elettorale per certi versi torbida, tutt’altro che giocata su proposte e programmi chiari.

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