INTERPRETI A DIGIUNO. Negli Stati Uniti Papa Francesco si racconta, chiama le cose per nome, si fa ascoltare e capire, senza la mediazione di autorevoli opinion-maker

Papa Obama Casa Bianca

Poco dopo il suo arrivo a Washington, Papa Francesco con due importanti e solide allocuzioni, nella Casa Bianca e davanti a oltre 300 vescovi, si è indirizzato sia all’intero popolo degli Stati Uniti d’America sia alla chiesa cattolica pellegrina in questa nazione. I due interventi sono ora sotto la lente d’ingrandimento di buona parte della stampa, in particolare USA. Le prime analisi e i primi commenti sono molto positivi e da quanto abbiamo potuto leggere, per ora, incuriosiscono due questioni: il tono con cui il Papa si è rivolto al Paese e alla gerarchia cattolica: “semplice, lineare, chiaro, senza parlare mai dall’alto, senza condanne e sentenze…”. Poi, la stampa sottolinea la “trasparenza” dei discorsi poiché “contengono nei due casi tutte le problematiche attuali e pressanti”. “Il Papa di Roma non ha mai fatto ricorso al linguaggio diplomatico ed ecclesiastico e ogni cosa, ogni problema, ogni sfida e urgenza, è stata chiamata con il suo nome”.

I racconti giornalistici di queste ore, in particolare le cronache, insistono spesso sul fatto che Papa Francesco “sa farsi ascoltare, prima perché parla chiaro – senza codici ed eufemismi- e poi perché non ha tabù e dunque affronta anche le questioni più scomode nella vita della Chiesa di Roma”.

Certo, come abbiamo già detto, negli USA attendevano “due Papi” e perciò in queste ore si leggono su Francesco altre cose, come per esempio: “E’ venuto a inaugurare la convention dei Democratici” (sic) o è venuto a “propagandare la ostilità gesuita nei confronti del capitalismo” (sic). Se questi articoli si leggono più di una volta, cercando anche di andare oltre le parole, non è difficile scoprire il motivo di quest’astio di alcuni opinion-maker, e non solo statunitensi: a loro, nel fondo, dà fastidio che Papa Francesco sia capace di farsi ascoltare e soprattutto che sia capace di farsi capire da tutti e non solo dai cattolici o cristiani, e senza mediazioni, senza guru dell’ermeneutica, senza oracoli mediatici.

La sua voce, il suo messaggio, oltrepassa ogni confine e siccome la struttura narrativa è chiara e semplice lo capiscono tutti. Non occorre decodificare quanto va dicendo, e chi crede di essere esperto in materia si sente spogliato del suo piccolo potere, e perciò dopo aver sciorinato i desueti “il Papa ha detto, ha osservato, ha sottolineato, ha aggiunto, ha precisato, ha concluso” …, si esercitano in ogni tipo di critica inconsistente (nessuna dottrinaria): “è un Pontefice politicizzato”, “non ama le virtù del capitalismo”, “parla su materie tecnico-scientifiche fuori dalle sue competenze” … e via discorrendo. A questo punto va detto che Francesco sta cambiando anche il modo di “raccontare il papato” e il suo stile e modo di agire tolgono di mezzo gli “interpreti autorevoli”, in particolare quelli che da troppo tempo hanno preteso di essere gli unici in grado di spiegare al popolo ciò che dicevano i Papi.

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