TERRA IN CAMBIO DI COCA. Il nuovo piano del governo colombiano prevede la cessione di terre ai contadini che abbandonano le “coltivazioni illecite”

Lotta alla droga
Lotta alla droga

L’offensiva contro la produzione di droga – la Colombia è il primo esportatore di coca del pianeta – passa per le tasche dei produttori, a cui viene promesso terra e lavoro. Un rapporto presentato dal governo del presidente Juan Manuel Santos circoscrive a 204 municipi su 1.102 le aree in cui viene attualmente coltivata la pianta di coca e a sei i dipartimenti che concentrano l’81 per cento dell’intera produzione: Putumayo, Nariño, Cauca, Caquetá, Guaviare e Norte de Santander. Ed è qui, in queste circoscrizioni, che si concentrerà il nuovo piano, che si chiamerà Plan Integral de Sustitución de Cultivos Ilícitos. Il piano si propone di incidere sensibilmente sulla catena del narcotraffico che non solo alimenta le finanze dei gruppi criminali narcos ma produce danni irreparabili all’ambiente naturale.

Nei piani del governo colombiano la stessa guerriglia delle Farc – con cui è in corso un serrato negoziato a Cuba – che oggi protegge le coltivazioni e la catena del trasporto, potrebbe collaborare con lo stato per lo sradicamento delle piantagioni.

Il rapporto presentato in questi giorni rivela che l’aumento delle coltivazioni di coca si concentra nelle aree definite “di protezione speciale”, che comprendono parchi naturali, riserve o territori con popolazioni indigene.

Nella nuova strategia del governo alle comunità che attualmente vivono della coltivazione verrà proposta la re ubicazione al di fuori di questi territori, con programmi che prevedono l’assegnazione di case rurali e servizi. Tra i beneficiari dei programmi verranno anche reclutate le “Guardie Verdi” per la conservazione delle aree libere dalla coltivazione di coca. Infine, per chi si dedicherà per almeno cinque anni a coltivare prodotti leciti verrà riconosciuto il titolo di proprietà sulle terre assegnate.

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