NELLE MANI DI UN GESUITA LA CAUSA DI RUTILIO GRANDE. Sarà il sacerdote Anton Witwer, postulatore Generale dei Gesuiti, affiancato da Rafael Urrutia in Salvador

Paolo VI benedice la foto di Rutilio Grande mostratagli da Romero
Paolo VI benedice la foto di Rutilio Grande mostratagli da Romero

Quando incontrammo mons. Rafael Urrutia nel suo minuscolo ufficio dell’arcivescovado di San Salvador, ad un tiro di sasso dal seminario San José de la Montagna e dalla sede del settimanale Orientación, all’indomani della beatificazione di Romero, già era al lavoro per introdurre quello del sacerdote gesuita salvadoregno Rutilio Grande García, e dei suoi compagni martiri, Nelson Rutilio e Manuel Solórzano. Proprio dal settimanale Orientación è giunta adesso la notizia che l’Arcivescovo di San Salvador José Luis Escobar Alas ha accettato l’apertura formale della causa di Rutilio Grande, anche se occorre precisare che il processo era già in fase avanzata. Nel decreto pubblicato dall’arcidiocesi si legge che la richiesta è stata fatta proprio da Rafael Urrutia, che è stato nominato vice-postulatore diocesano della causa “con ordinanza a Roma il 16 giugno di quest’anno”. Postulatore sarà il sacerdote Anton Witwer, Postulatore Generale dei Gesuiti. Una scelta che conferma quanto il processo stia a cuore al Papa gesuita. Del resto, come ricorda il sito SuperMartyrio, il cardinale Angelo Amato, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, già ebbe modo di confidare la “felicità” del Papa all’arcivescovo Escobar Alas per “aver cominciato il processo di canonizzazione del padre Rutilio Grande”. Francesco ha ricordato Rutilio Grande nel volo di ritorno dalla Corea, nell’agosto del 2014: “dietro di lui [Romero], c’è Rutilio Grande”, ebbe a dire il Papa. Che aggiunse di aver “conosciuto Rutilio Grande una volta in una riunione di latinoamericani, tuttavia non parlai con lui”. Un ulteriore accenno attribuito al Papa venne riportato nel comunicato ufficiale diffuso dalla sala stampa della Casa Presidenziale di El Salvador all’indomani della visita in Vaticano dell’allora presidente, Mauricio Funes. “Dopo monsignor Romero potrebbero arrivare altre canonizzazioni”, riferì Funes.

Rafael Urrutia, che molta parte ha avuto nel processo di beatificazione di Romero, è convinto che i tempi della causa diocesana possano essere brevi. Il lavoro, lascia intendere senza dirlo esplicitamente, è a buon punto. “Contiamo di finire per il mese di novembre. Vogliamo portare a Roma tutto quanto il primo novembre, che fu il giorno in cui terminammo di preparare la causa di Romero”. E di lavoro ne è stato fatto molto informa SuperMartyrio. “Tra la fine dello scorso anno e l’inizio di quest’anno, circa 30 testimonianze, tra cui ci sono membri della famiglia, sacerdoti e laici, sono state raccolte per sostenere la beatificazione del gesuita salvadoregno martire”. SuperMartyrio aggiunge che “Mons. Urrutia, p. Edwin Henriquez (secondo vice postulatore della causa), e l’avvocato Rodrigo Belismelis (veterano della causa Romero) hanno raccolto testimonianze in El Salvador e Guatemala”.

Romero-Rutilio Grande. L’esito positivo della prima è di buon auspicio anche per la seconda. “Faciliterà la strada di Rutilio” ammette padre Rafael Urrutia. “Credo che anche a Roma la storia di Romero abbia lasciato un segno”. E dopo Rutilio “tutti gli altri” aggiunge Urrutia, “una sola causa per tutti”, seminaristi, sacerdoti, catechisti assassinati prima e dopo Romero. In “tutti gli altri” non sono però compresi i sei gesuiti dell’Università centroamericana José Simeón Cañas, Ellacuria e compagni, assassinati il 16 novembre del 1989. “Per loro si farà forse una cosa a parte” chiarisce Urrutia. E non è tutto. Urrutia fa il nome del predecessore immediato di Romero, monsignor Luis Chávez y González terzo arcivescovo di San Salvador – “un sant’uomo” – e quello di Artuto Rivera y Damas, salesiano, che prese il posto di Romero alla sua morte, “un vero confessore”. Arturo Rivera y Damas collaborò attivamente con Romero e con lui strinse un rapporto personale di amicizia. Nelle votazioni all’interno della conferenza episcopale salvadoregna si allineava sempre con lui. Appoggiò anche il lavoro di Rutilio Grande nelle aree rurali dell’arcidiocesi di cui era vescovo ausiliare. Il mese dopo l’assassinio di Romero, nell’aprile 1980, Giovanni Paolo II lo nominò amministratore apostolico dell’arcidiocesi di San Salvador per poi confermarlo arcivescovo il 28 febbraio 1983. Ebbe parte ai negoziati di pace tra governo e guerriglia e avviò la causa di beatificazione di Romero; negli anni del suo governo avvenne il massacro dei gesuiti della Uca finché un infarto non lo stroncò il 26 novembre 1994. “Lavorerei con immenso piacere alla causa di Rivera y Damas, a cui voglio un bene enorme” dichiara Urrutia che avrebbe voluto che le due figure, quella di Romero e quella di Rivera y Damas fossero maggiormente accomunate: “Una questione di giustizia e un modo doveroso di ringraziare questo vescovo straordinario”.

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