MOVIMENTI COLOMBIANI. Il capo dei vescovi della Colombia andrà a L’Avana per incontrare i delegati del governo e della guerriglia

Il vescovo Augusto Castro Quiroga verso L’Avana | Composizione di Emiliano I. Rodriguez
Il vescovo Augusto Castro Quiroga verso L’Avana | Composizione di Emiliano I. Rodriguez

Mons. Augusto Castro Quiroga, arcivescovo di Tunja e Presidente dell’Episcopato colombiano, ha confermato a “WRadio” le sue intenzioni di viaggiare, lunedì 17 prossimo, a La Habana per incontrare le Delegazioni del governo del Presidente Manuel Santos e delle Farc che da oltre due anni negoziano la pace. Il presule ha precisato anche che le parti sono state informate della sua presenza a Cuba e di avere anche il sostegno dell’Episcopato così come del Nunzio Apostolico, mons. Ettore Balestrero. Ovviamente non si tratta di un primo incontro. In passato, in questo delicato periodo di negoziati, mons. Castro Quiroga già incontrò rappresentanti delle due parti in conflitto che ora, dopo il raggiungimento di diversi importanti Accordi, si trovano nella fase finale, la più delicata e fragile. Si tratta, secondo quello trapelato, di individuare la “forma e la formula” per chiudere il negoziato, in particolare per dare agli Accordi una solennità costituzionale e democratica, stabile e duratura. L’interesse della stampa colombiana, e non solo, per il viaggio di mons. Castro Quiroga è ovviamente legato alla dichiarazione delle Farc che, tempo fa, tramite il loro N° 2, espressero “l’aspirazione” d’incontrare Papa Francesco in occasione del viaggio che il Pontefice farà all’Isola tra il 19 e il 22 settembre. Su questa richiesta-aspirazione non esiste nessuna risposta ufficiale da parte della Santa Sede anche perché, per ora, da un lato appare prematuro prendere delle decisioni (che spettano solo al Santo Padre) e dall’altro non si vede con chiarezza l’esatto profilo o scopo della richiesta d’incontro. Organi di stampa colombiani in queste ore si sbilanciano, senza nessun fondamento, e dicono che l’incontro potrebbe avvenire il 19 o 20 settembre, gli unici due giorni della presenza di Francesco a La Habana. E’ nota la sollecitudine del Santo Padre verso il popolo colombiano, “in guerra perenne” da oltre mezzo secolo; “guerra interna” che ha seminato più di 200.000 morti, di cui circa 170.000 civili non combattenti, oltre 5 milioni tra profughi e sfollati e danni materiali, psicologici, morali impossibili da valutare.

Due giorni fa in una lettera ad un convegno della Magistratura colombiana, il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato, ha scritto: “Sua Santità accompagna i lavori con le sue preghiere affinché nella cornice istituzionale possano contribuire, con coraggio e creatività, ad identificare soluzioni che rinforzino la pace e la giustizia, nel rispetto dell’ordinamento giuridico nazionale e internazionale. In questo modo, l’Incontro aiuterà alla costruzione di una società sempre più includente e a raggiungere una pace stabile e duratura”. C’è infine anche una questione non marginale che le diplomazie tengono sotto controllo e analisi permanentemente. E’ ben noto che una parte non piccola delle Farc, per anni, ha agito in accordo con cartelli del narcotraffico, al punto che in questo contesto è stata coniata l’espressione “narco-guerriglia”. A questo punto, nella prospettiva di un possibile incontro con il Papa, si tiene presente l’insidia di manovre propagandistiche (poco probabili ma sempre possibili) così come l’affermarsi di un nuovo e credibile “volto” della guerriglia non solo come forza di pace affidabile, ma anche fermamente inserita nella cornice del diritto e delle leggi del Paese e dunque all’opposto del narcotraffico.

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