CANDIDATO A SANTO IN GIACCA E CRAVATTA. Parla il postulatore della causa Shaw, l’imprenditore argentino “ricco ma santo” citato dal Papa in una recente intervista

Destinazione Roma. Laico, imprenditore, santo. Foto Charly Diaz-Azucué | Composizione Emiliano I. Rodriguez
Destinazione Roma. Laico, imprenditore, santo. Foto Charly Diaz-Azucué | Composizione Emiliano I. Rodriguez

Potrebbe essere il primo beato al mondo “in giacca e cravatta”. E se lo dice il Papa, c’è da crederci. “Sto portando avanti la causa di beatificazione di un ricco imprenditore argentino, Enrique Shaw che era ricco, ma santo”, ha rivelato il pontefice in una recente intervista con l’emittente messicana Televisa. “Una persona può avere denaro”, ha affermato Francesco, spiegando come la sua frequente condanna al “dio denaro” non vuole essere un’accusa ai ricchi in quanto tali. “Dio il denaro lo concede perché lo si amministri bene. E quest’uomo lo amministrava bene. Non con paternalismo, ma facendo crescere quelli che avevano bisogno del suo aiuto”.

Le parole del Papa su Shaw, passate quasi inavvertite sui media europei, hanno avuto molta eco in Argentina. “Per noi è stata una grande allegria che il Papa lo abbia menzionato”, conferma a Terre d’America il postulatore Juan Navarro Floria. “Conosceva perfettamente la situazione; è stato lui a chiedere a Roma di aprire la causa quando era ancora Arcivescovo di Buenos Aires”, riferisce Navarro Floria, avvocato e docente di diritto ecclesiastico. “Ha iniziato la causa qui come Arcivescovo e l’ha ricevuta a Roma, da Papa. È bello che la senta propria”.

Enrique Shaw potrebbe essere il primo imprenditore al mondo ad essere dichiarato beato. Ragioni ce ne sono. La biografia di questo argentino lo vede fortemente impegnato nella difesa dei diritti degli operai e nel difficile tentativo di coniugare impresa e valori cristiani. Una figura modernissima, commenta Navarro Floria. “Un laico, un padre di famiglia, dirigente della società civile impegnato nella chiesa del suo tempo. Insomma, un nostro contemporaneo, quando solitamente i santi appartengono ad altre epoche, anche dal punto di vista iconografico”.

Shaw, rampollo di una famiglia altolocata di Buenos Aires, dopo una breve parentesi in marina (“fu tra i primi ufficiali a dare la comunione ai soldati, quando la pratica era mal vista nell’esercito argentino” ricorda Navarro Floria), decise di dedicarsi agli affari al termine della Seconda Guerra mondiale. Nel 1952 fondò, insieme ad altri imprenditori, l’Associazione Cristiana dei Dirigenti di Impresa (ACDE), ancora molto attiva e facente parte dell’UNIAPAC, l’Unione Mondiale degli imprenditori cattolici, il cui presidente attuale è proprio un argentino. Fu inoltre tra i fondatori dell’Università Cattolica Argentina, presidente dell’Azione Cattolica del suo paese e fondatore del Movimento Familiare Cristiano.

Ma la sua fede gli causò anche problemi. Nel 1955, durante la fase finale del primo governo di Perón, Shaw fu tra le persone imprigionate in seguito all’ondata di violenze che si scatenò in Argentina contro esponenti cattolici, religiosi e laici, e durante la quale vennero anche incendiate diverse chiese e la curia di Buenos Aires. “Fu un momento drammatico, perché nessuno poteva sapere cosa sarebbe successo”, spiega Navarro Floria. Ma anche in quel caso Shaw diede dimostrazione di altruismo. “Raccogliendo il materiale per la causa di canonizzazione ci siamo imbattuti in testimonianze molto belle. Per esempio, la gente raccontava di come Shaw regalasse ai compagni di cella i materassi che la sua famiglia gli portava perché stesse più comodo. Lo stesso faceva con il cibo, si prendeva cura dei compagni di prigionia”.

Shaw fu un lavoratore instancabile, che nella azienda di cui fu amministratore delegato, le “Cristallerie Regolleau”, ideò un -per l’epoca innovativo- fondo pensionistico e una mutua per garantire servizi medici, sussidi per malattia e prestiti per urgenze in casi di matrimoni, nascite o morti per i 3400 operai.

Un imprenditore che fu sempre coerente con i valori in cui credeva, anche quando si scontravano con le dure leggi del mercato, tema quest’ultimo particolarmente caro a Papa Francesco. Un esempio fu quanto accadde nel 1961, quando l’azienda diretta da Shaw venne ceduta a capitali statunitensi; I soci d’oltremare decisero di licenziare 1200 persone. Shaw, già malato del tumore che l’avrebbe ucciso un anno dopo, a soli 41 anni, “si oppose –benché sapesse fosse la decisione economicamente più razionale- dicendo che prima avrebbero dovuto licenziare lui”, spiega Navarro Floria. “Quindi ideò un piano che prevedeva il mantenimento di tutto il personale destinando alcuni operai ad altre mansioni fino a quando il momento di crisi non sarebbe stato alle spalle. In quell’occasione viaggiò addirittura negli Stati Uniti per affrontare gli azionisti e convincerli a non licenziare gli impiegati. Ha sempre privilegiato questo aspetto” assicura il postulatore argentino.

Il profilo imprenditoriale di Shaw ha portato due storici spagnoli, Gustavo Villapalos e Enrique San Miguel, a paragonarlo, nel libro “Il Vangelo degli audaci”, ad altri cattolici che si sono distinti nel XX secolo per il loro impegno sociale e politico, personaggi del calibro di Konrad Adenauer, Robert Kennedy o Aldo Moro.

Shaw imprenditore e Shaw studioso della dottrina sociale della Chiesa e della teologia francese. “Fu un precursore dello spirito del Concilio”, sintetizza Navarro Floria. Le sue idee le espresse in congressi, conferenze, pubblicazioni e scritti. Un lascito monumentale. “Uno dei lavori più difficili della causa di canonizzazione è stato riunire tutti gli scritti di Shaw, che sono stati inviati a Roma nel 2013 e approvati dalla Congregazione per la causa dei Santi nel gennaio del 2015. Per noi è stata una gioia che il Papa lo abbia citato – osserva Navarro Floria – anche perché è una causa che sente sua, l’ha aperta qui nel 2005, quando era arcivescovo di Buenos Aires e l’ha ricevuta a Roma da Papa”.

Rimane da designare il relatore per la positio, a cui sta lavorando la postulatrice a Roma, Silvina Correale, puntualizza Navarro Floria. E’ il primo passo perché Shaw venga dichiarato venerabile. A quel punto bisognerà aspettare il miracolo. Segnalazioni di grazie ricevute ce ne sono, ammette il postulatore dando prova di cautela, “ma bisogna essere sicuri; qui siamo già in un campo che non dipende più dalla volontà umana…”.

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