VITE PERICOLOSE. Le statistiche del Centro Cattolico Multimediale di Città del Messico son da paura: una cinquantina di sacerdoti uccisi in 25 anni, dieci nell’ultimo biennio

La foto divenuta famosa del sacerdote messicano Gregorio Lopez mentre indossa il giubbotto antiproiettile prima di celebrare la messa
La foto divenuta famosa del sacerdote messicano Gregorio Lopez mentre indossa il giubbotto antiproiettile prima di celebrare la messa

Padre Sergio Omar Sotelo Aguilar si è dato un compito, all’interno della più ampia missione che gli assegna l’abito religioso che indossa: quello di documentare la difficile vita dei sacerdoti come lui nel Messico del presidente del Partito Rivoluzionario Istituzionale Enrique Peña Nieto. Dal suo ufficio nel Centro Cattolico Multimediale di Città del Messico lancia la sua statistica più impattante: nei due anni di esercizio dell’attuale governo priista il numero dei preti assassinati è aumentato del 400 per cento. In caratteri romani significa 10. L’ultimo, il numero 10 appunto, è stato quello di padre Francisco Javier Gutiérrez Díaz, 60 anni, della Confraternita degli Operai del regno di Cristo, occorso agli inizi di aprile. Un colpo alla testa in un luogo isolato, un sentiero che conduce al villaggio di Ojo de Agua de Ballesteros e San Nicolás de la Condesa, nel municipio di Salvatierra, stato di Guanajuato. Una vera esecuzione mafiosa, premeditata e fredda se non fosse che aveva con se denaro in contanti per concludere l’acquisto di un terreno, un particolare che ha spinto gli inquirenti a rubricare l’omicidio come un assalto a mano armata a scopo di rapina. Decima vittima in 24 mesi. Di altri due sacerdoti non se ne sa nulla, spariti nelle fauci di una violenza che in Messico ha molteplici attori, dai delinquenti di strada ai narcos, dai mafiosi dediti al traffico di migranti ai commercianti di armi e di donne.

Sergio Omar Sotelo Aguilar ama le statistiche e le sue mostrano che la tendenza all’aumento nell’uccisione di preti si mantiene anche nei primi quattro mesi del 2015 con un aumento del 120 per cento, terzo anno di mandato presidenziale, fa notare il sacerdote che compara immediatamente la cifra con le vittime del periodo del precedente governo, quello di Felipe Calderon, dal 2006 al 2012.

Omar Sotelo Aguilar si accomoda gli occhiali dalla montatura nero fumo e consulta le cartelle che ha diligentemente compilato. Sfoglia il mazzo di schede come se mescolasse delle carte da gioco, ne scarta un certo numero ed apre le altre a ventaglio. “Restiamo al biennio del nuovo governo” avverte. Avvicina una scheda e snocciola i dati che vi ha annotato. Nel 2013 la morte si è portata via a don José Flores Preciado, assassinato il 5 febbraio. I delinquenti che l’hanno ucciso sono arrivati nella chiesa di Cristo Rey, nello stato del Colima, verso le 11 della notte per saccheggiare quello che poteva essere ricettato ma si sono imbattuti nel religioso che si era fermato a dormire sul posto, probabilmente per un qualche impegno la mattina presto. E’ stato ucciso a colpi; il volto, ha dichiarato un confratello della diocesi di Colima, era sfigurato, aveva 83 anni e non ha neppure tentato di difendersi. Un altro sacerdote che lo conosceva bene ha aggiunto che era stato minacciato e anche per questo era stata presa la decisione che due seminaristi vivessero con lui. Ma non è servito. Ignacio Cortez Álvarez, di 57 anni, ha fatto una fine simile il 22 luglio. E’ morto anche lui per le percosse nella casa parrocchiale. Per la Procura generale di giustizia dello stato di Bassa California si è trattato di un furto con violenza. “Padre Nachito”, com’era conosciuto, era responsabile della parrocchia María Auxiliadora nel municipio di Ensenada. Hipólito Villalobos Lima e Nicolás de la Cruz Martínez, due sacerdoti rispettivamente di 45 e 31 anni sono stati trovati morti nella parrocchia de San Cristóbal, nel comune di Ixhuatlán de Madero, stato di Veracruz, il 29 novembre. La diocesi ha segnalato, in un comunicato, che l’area di Tuxpan è controllata dal cartello di Jalisco “Nueva Generación” e dai famigerati “Zetas”, aggiungendo che sette parroci hanno ricevuto minacce in tempi diversi. L’omicidio dei due sacerdoti è avvenuto a meno di due mesi dalla denuncia del vescovo di Apatzingán, nello stato messicano di Michoacán, Miguel Patiño Velásquez, che aveva avvertito che la delinquenza organizzata si era impadronita dei municipi e aveva corrotto la polizia locale. A chiudere la lista del 2013 c’è padre Joel Román Salazar della diocesi di Ciudad Altamirano, nel convulsionato stato di Guerrero, che ha perso la vita il 10 dicembre, quando la sua automobile è stata spinta in un dirupo con premeditazione.

Il 2014 del clero messicano non è andato meglio. Ha aperto l’anno il sacerdote Rolando Martínez Lara, assassinato la mattina del 19 febbraio nella chiesa Santa María de Guadalupe, Canalejas, Stato del Messico, durante un tentativo di furto nella parrocchia dove viveva. Altri due sacerdoti non sono stati risparmiati dai loro sequestratori. Il primo, José Ascensión Acuña Osorio, di 37 anni, è stato prelevato il 21 settembre ed il cadavere è stato ritrovato due giorni dopo, nel rio Balsas, vicino al paese di Santa Cruz de Las Tinajas, nel municipio San Miguel Totolapan dello stato di Guerrero. Il secondo, un missionario di nazionalità ugandese, padre John Ssenyondo, è stato sequestrato il 30 aprile nel pueblo di Nejada, sempre nello stato di Guerrero. Il cadavere è stato ritrovato sei mesi dopo, il 28 ottobre, in una fossa comune nel corso delle ricercge per altri messicani scomparsi.

“Non conosco nessun altro posto in cui negli ultimi mesi ci sia stata così tanta violenza e così tanti crimini contro il clero, perlomeno non nel mondo cattolico”, commenta alla rivista messicana “Proceso” il vescovo di Ciudad Altamirano, Maximino Martínez. La sua diocesi – 75 sacerdoti per 35 parrocchie – è considerata la più pericolosa al mondo. E non è un caso che si trovi proprio nello stato di Guerrero, uno dei più poveri e violenti del Messico. Il luogo, per intenderci, teatro della scomparsa e della non ancora comprovata morte dei 43 studenti di Ayotzinapa. Sempre a Guerrero è stato trovato morto, il 25 dicembre scorso, il giovane sacerdote Gregorio López Gorostieta, forse assassinato – è questa la convinzione dell’arcivescovo di Acapulco, Carlos Garfías Merlos – proprio per aver denunciato il gruppo criminale responsabile della scomparsa degli studenti. Anche per questo il caso di López Gorostieta è quello che ha fatto più rumore. López Gorostieta è stato sequestrato il 22 dicembre da un gruppo armato nel Seminario Mayor La Asunción, poco fuori da Ciudad Altamirano. Il corpo è stato ritrovato tre giorni dopo con colpi di pistola in testa. Per lui era sceso in campo anche il Papa che aveva parlato di “vittima di una ingiustificabile violenza”. Un sostegno, quello di Bergoglio, che per i sacerdoti del posto significa molto. “In questi momenti così difficili, Papa Francesco mi accompagna e mi dà forza. Lui conosce molto bene la situazione della diocesi, dove la violenza a volte affiora di più e solo a volte sembra placarsi un poco”, conferma il vescovo Maximino Martinez.

I numeri crescono e diventano di due cifre quando si amplia l’arco temporale preso in cosiderazione. Gli archivi del Centro Cattolico Multimediale registrano ben 50 attentati contro membri della Chiesa cattolica negli ultimi 25 anni, con 48 morti violente e due desaparecidos. Senza dimenticare che il Messico annovera un cardinale, Juan Jesús Posadas Ocampo, assassinato da sicari del cartello di Tijuana nell’aeroporto di Guadalajara il 24 maggio 1993.

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