NO, IL PREZZO NON E’ GIUSTO. Interrotte le trattative per l’acquisto della casa natale di monsignor Romero

Sombra Romero

Mentre l’Assemblea Legislativa, il Parlamento per intenderci, dichiara monsignor Romero “Hijo Meritísimo de El Salvador” con la convergenza di un po’ tutti i rappresentanti politici, è rottura tra Chiesa e Cooperativa caffeicola di Ciudad Barrios, il paese che ha visto i natali del prossimo beato. La casa nativa di Oscar Arnulfo Romero, di proprietà dei secondi, costa troppo e la Chiesa non intende negoziarne l’acquisizione per mezzo milione di dollari, una somma che appare esorbitante e che il presidente della cooperativa considera invece equa. L’offerta avanzata dal parroco della località per conto del vicario è ferma a 50 mila dollari in ragione del fatto che oltre al terreno c’è un edificio ma oltre non si può andare dichiara padre Marlon Gómez. I soldi non ci sono, ripete come un ritornello, considerando anche che al mezzo milione di partenza ne occorrerebbero altrettanti per rimodellare il vecchio fabbricato. Tanto più che all’entità cooperativa – fa notare – è costata 17,000 colones, neppure 2 mila dollari.

I soldi la Chiesa può trovarli con facilità in un caso come questo, replicano i proprietari dell’immobile, 336 metri quadri disposti su due piani, con 18 finestre sulla facciata e una porta metallica a piano terra, dove ci sono gli uffici di una banca. Alla “Cooperativa de Cafetaleros” che la comprò alla famiglia Romero un anno prima che Romero sacerdote venisse ordinato Arcivescovo di San Salvador e quattro anni prima del suo assassinio perpetrato il 24 marzo del 1980 insistono a loro volta sul fatto che un edificio di quel tipo nel centro di Ciudad Barrios può costare sino a 800 mila dollari. E poi i soldi alla cooperativa servono per ripianare le perdite subite nel raccolto del 2014.

La trattativa per ora è sospesa e tutte le energie sono rivolte ai preparativi imponenti in vista della beatificazione del 23 maggio. Ma sotto sotto c’è chi aspetta qualche altra mossa, per esempio della Segreteria per la Cultura della Presidenza della Repubblica che potrebbe fare la sua parte per acquisire la casa del “Figlio eminentissimo di El Salvador”.

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