FRANCESCO E LE RESPONSABILITA’ DEI POLITICI ARGENTINI. Tre punti lanciati a sorpresa dal Papa nel dibattito elettorale: programmi chiari, onestà e trasparenza nel finanziamento ai partiti

In corsa
In corsa

L’argentina si avvicina al D-Day elettorale in un clima avvelenato. Presidente e vice indagati e presto processati, fronti oppositori all’offensiva, un paese spaccato e contrapposto in privato e nelle piazze. Il finale del secondo quadriennio presidenziale di Cristina Fernández de Kirchner si preannuncia convulso, se non drammatico. Sappiamo tutti che non è quello che papa Francesco avrebbe voluto. Quello che sì, vorrebbe, l’ha detto a sorpresa – e abbondantemente dettagliato altrettanto sorprendentemente – ad una piccola rivista di una villa argentina, La Carcova, nel dipartimento di San Martín, alla periferia di Buenos Aires dove da due anni circa si è stabilito un sacerdote ben conosciuto dal Papa argentino, José Maria di Paola. Francesco l’ha fatto rispondendo ad una quindicina di domande fattegli pervenire dai ragazzi del posto, e ad una in particolare, che aveva proprio “i governanti argentini” come destinatari. Gli si chiedeva cosa avrebbe raccomandato loro in quest’anno elettorale. La risposta in tre punti, come si può leggere nell’intervista (Francesco risponde), è alquanto articolata, segno che viene da convinzioni sedimentate.

“Primo, che propongano una piattaforma elettorale chiara. Che ognuno dica: noi, se andremo al governo, faremo questo e quest’altro. Molto concreto!”. Dunque un programma elettorale chiaro da sottoporre agli elettori individuato come prima esigenza della società in un anno di ricambio al vertice della nazione. Per una ragione forte. Perché – ha scandito il Papa nel seguito della risposta – “La piattaforma elettorale è qualcosa di molto sano; aiuta la gente a vedere quello che ognuno pensa”. Francesco sa di parlare – almeno in prima battuta – a dei ragazzi di una villa. E per farsi meglio capire cita un aneddoto “raccontato da dei giornalisti furbetti che si riferisce ad una delle elezioni di molti anni fa”. Questo: «Più o meno alla stessa ora questi giornalisti si sono incontrati con tre candidati. Non ricordo bene se erano candidati a deputati o a sindaci. E chiesero a ognuno di loro: lei cosa pensa riguardo a questa cosa? Ciascuno ha detto quello che pensava e ad uno di loro un giornalista disse: “ma quello che lei pensa non è la stessa cosa che pensa il partito che lei rappresenta! Guardi la piattaforma elettorale del suo partito”». Il Papa conclude traendo dall’aneddoto l’insegnamento che si proponeva: “Per dire che a volte gli stessi candidati non conoscono la piattaforma elettorale del proprio raggruppamento”. Dunque un programma chiaro, non solo, ma proposto al pubblico degli elettori con chiarezza a tutela del diritto di conoscere e scegliere con la maggior libertà possibile. «Un candidato deve presentarsi alla società con una piattaforma elettorale chiara, ben pensata. Dicendo “Se io verrò eletto deputato, sindaco, governatore, farò “questo”, perché penso che “questo” è quello che deve essere fatto”».

Chi dovrà prenderne nota della raccomandazione papale nel prosieguo di questa campagna elettorale per certi versi torbida, tutt’altro che giocata su proposte e programmi chiari, è invitato a farlo.

Secondo punto del trittico papale. “Onestà nella presentazione della propria posizione”. Sarebbe stato utile qualche altro vocabolo su cosa intenda Francesco con questa parola alquanto desueta nel dibattito politico. Non l’ha ritenuto necessario, in ossequio al detto evangelico: “Chi ha orecchi per intendere intenda”. Ma anche così onestà è onestà ed è un termine difficile da tergiversare. Riferito alla politica significa non perseguire secondi fini, scopi secondari non detti rispetto a quelli proclamati, intenzioni occulte.

Terzo suggerimento ai governanti argentini in un anno di elezioni. “Una campagna elettorale di tipo gratuito, non finanziata. Perché nel finanziamento della campagna elettorale entrano in gioco molti interessi che poi ti chiedono il conto. Quindi essere indipendenti da chiunque mi possa finanziare la campagna elettorale”.

C’è del realismo in questa terza raccomandazione papale. Nell’inciso della risposta il Papa la indica come “una delle cose che dobbiamo raggiungere”, nella speranza di riuscirci. “Evidentemente è un ideale”, precisa, “perché sempre c’è bisogno di soldi per i manifesti, per la televisione… In ogni caso che il finanziamento sia pubblico. Io, come cittadino, so che finanzio questo candidato con questa precisa somma di denaro. Che tutto sia trasparente e pulito”.

Il Papa non ha fretta di venire in Argentina. Sicuramente vorrebbe, ma il momento gli consiglia di aspettare. Ai giovani di “La Carcova news” ripete che verrà. “In linea di massima, nel 2016, ma non c’è ancora niente di sicuro perché bisogna trovare l’incastro con altri viaggi in altri paesi”.

Le elezioni, quando tornerà nel suo paese, nelle sue villas, saranno alle spalle. E l’Argentina non sarà più la stessa. Migliore o peggiore dipenderà dal peso che le parole affidate dal Papa ad una piccola rivista di periferia avranno incontrato.

Torna alla Home Page