COLOMBIA 2015. LA GUERRA AL CAPOLINEA. Si accelera verso l’accordo finale. Una squadra di negoziatori internazionali affianca il presidente colombiano

L’anno della pace
L’anno della pace
Tornano a metà mese all’Avana, passando per Cartagena, i negoziati tra governo colombiano e i guerriglieri delle FARC che tra alti e bassi proseguono da più di due anni. Con due novità, una squadra di negoziatori internazionali di provata esperienza di fianco a Santos, e un nuovo approccio sullo spinoso tema del cessate il fuoco. Su questo secondo punto hanno destato sorpresa, e qualche polemica, le dichiarazioni del presidente colombiano (prima di una parziale marcia indietro su Twitter) secondo cui anche le Forze Armate potrebbero proclamare il cessate il fuoco, dopo quello – unilaterale e a tempo indeterminato – dichiarato delle stesse FARC per la prima volta in 50 anni di conflitto.
Un cambio importante per un governo che finora aveva adottato una strategia di gesti distensivi affiancati al perdurare dell’offensiva militare (appena la scorsa settimana l’esercito ha annunciato la cattura di un guerrigliero di primo piano). Alle critiche rivolte da parte dell’opposizione cappeggiata dall’ex-presidente Uribe (da sempre sostenitore delle linea dura), hanno fatto da contraltare gli elogi della Chiesa Cattolica, che ha sottolineato l’importanza del gesto dei guerriglieri. Per Dario Echeverri, membro della Commissione di Pace e Riconciliazione della Chiesa, “ogni cessazione delle ostilità o cessate il fuoco degli attori armati illegali merita un riconoscimento perché è un sollievo per il sentimento della gente, specialmente nelle regioni più lontane del paese”.
C’è poi la nuova squadra di negoziatori che affiancheranno il presidente colombiano in quella che si considera l’ultima volata prima del traguardo. Vi saranno, tra gli altri, il salvadoregno Joaquin Villalobos (ex comandante guerrigliero del Fronte di liberazione nazionale Farabundo Martí durante la guerra civile), l’ex capo di gabinetto dell’ex primo ministro britannico Tony Blair e l’ex ministro degli esteri israeliano Shlomo Ben Ami, questi ultimi esperti rispettivamente in discussioni di pace in Irlanda del Nord e Medio Oriente. Santos si riunirà con loro a Cartagena la prossima settimana.
L’accordo finale dovrebbe poi essere ratificato da un referendum popolare, in modo da garantirgli legittimità democratica e migliorare le condizioni della sua applicazione. Finora il governo colombiano e la guerriglia hanno raggiunto un consenso su tre dei sei punti in agenda: proprietà della terra, partecipazione politica e lotta al narcotraffico. Il prossimo su cui si cercherà un accordo riguarda il riconoscimento ed il risarcimento delle quasi sette milioni di vittime lasciati da mezzo secolo di conflitto.
Ma non ci sono solo le FARC. La pace con i guerriglieri potrebbe fare da traino anche alla cessazione delle ostilità con altri gruppi rivoltosi, come l’ELN. L’Esercito di Liberazione Nazionale ha infatti fatto sapere in un comunicato che potrebbe deporre le armi a favore della pace in Colombia. “Assistiamo al dialogo di pace per esaminare la reale volontà del Governo e dello Stato colombiano”, hanno scritto.
Il 2015 potrebbe per la Colombia essere davvero “l’anno della pace”.
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