D’ABUISSON SPODESTA SANT’ANTONIO. Intestata una strada di San Salvador al maggiore sospettato di essere l’autore intellettuale dell’assassinio di Romero

L’incrocio di San Salvador in cui si sarebbero unite le due strade, Romero e D’Abuisson. Foto: Fred Ramos
L’incrocio di San Salvador in cui si sarebbero unite le due strade, Romero e D’Abuisson. Foto: Fred Ramos

Come sono le cose della vita? Chi avrebbe potuto immaginare che l’uomo indicato da una commissione d’inchiesta come autore intellettuale dell’assassinio di monsignor Oscar Arnulfo Romero potesse incontrarsi con la sua vittima 35 anni dopo? Non in vita, beninteso, ma nella planimetria della città che ha visto entrambi gli uomini agire, e morire, il primo assassinato, il secondo di morte naturale. Ma le cose stanno proprio così. Se la prima proposta dell’attuale sindaco della città di San Salvador, Norman Quijano, fosse prosperata, una importante arteria della capitale salvadoregna sarebbe stata intestata proprio al maggiore Roberto d’Abuisson. Percorrendola per alcune centinaia di metri, la stessa calle avrebbe incrociato l’Avenida dedicata a Monseñor Romero.

La proposta non è prosperata, non perché nel frattempo siano sorti dei dubbi sui meriti del celebrato maggiore ma perché si è scoperto che la strada designata al cambio di nomenclatura un nome ce l’aveva già, conferitole da una precedente amministrazione nel 2005 in onore al pittore Camilo Minero, premio nazionale alla cultura 1996. Per nulla scoraggiato, e del tutto convinto che i salvadoregni dovessero riconoscere la grandezza del fondatore di Arena e presidente dell’Assemblea costituente del 1983, il sindaco uscente di San Salvador ha ripiegato su un’altra strada, impassibile davanti all’alzata di scudi di chi gli faceva notare il dettato accusatorio della Commissione per la Verità del 1993 che responsabilizza D’Abuisson “di aver dato l’ordine di assassinare l’arcivescovo” e di aver supervisionato l’esecuzione del mandato attraverso membri del suo servizio di sicurezza. Nonché inchieste giornalistiche di diversa provenienza e tutte convergenti nel segnalare le responsabilità del leader e fondatore di Arena. C’è anche chi ricorda che prima ancora che la Commissione per la Verità terminasse i suoi lavori, a D’Aubuisson era stato negato il visto d’ingresso negli Stati Uniti dall’amministrazione Reagan in base a una disposizione della legge immigratoria che dichiarava inammissibile l’ingresso nel paese “a chi appoggia esecuzioni extragiudiziarie”. Per arrivare al biografo più accreditato di Romero, monsignor Jesús Delgado, che a sua volta ha indicato D’Abuisson come partecipe del complotto che ha decretato la morte dell’arcivescovo.

Paradosso dei paradossi: l’inaugurazione della nuova strada dedicata al maggiore d’Abuisson è stata fissata per il 19 febbraio 2015, quindi pochi giorni prima dell’anniversario – il 35esimo -che potrebbe anche sancire la beatificazione del vescovo assassinato nel 1980. In qualche modo vittima e carnefice (presunto) elevati agli altari allo stesso tempo, il primo dei beati, il secondo dell’urbe capitale della nazione centroamericana.

Alle voci di protesta contro la decisione adottata dal consiglio comunale si è unita anche la Chiesa. L’arcivescovo di San Salvador si è rivolto al sindaco Quijano, chiedendogli espressamente di ritornare sui propri passi. “Non ci fa piacere la notizia, Dio voglia che la riconsiderino e restituiscano alla strada il nome che aveva”. “Con tutto il rispetto” ha dichiarato monsignor José Luis Escobar Alas ad un gruppo di giornalisti “rivolgo questa petizione, perché penso sia un bene per la riconciliazione della società, per il buon vivere, altrimenti credo che in tanti non ci sentiremo bene”.

I paradossi non finiscono qui. La strada prescelta per l’omaggio a d’Abuisson il nome ce l’ha già, nientemeno che quello Sant’Antonio Abate, l’eremita egiziano considerato il fondatore del monachesimo cristiano e il primo degli abati. “Che gli si tolga il nome così, perché glielo si vuole togliere… Noi come Chiesa non siamo d’accordo” ha protestato il successore di Romero a San Salvador.

Da segnalare che la Chiesa salvadoregna è parte in causa nel processo ancora aperto per chiarire le zone d’ombra attorno alle responsabilità ultime dell’assassinio e giungere alla verità processuale. Così come lo è nel caso del massacro dei gesuiti dell’Università cattolica che si è da poco riaperto in Spagna.

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