ZAINI, SCARPE, MATITE… Ritrovate nuove fosse con materiale che rimanda agli studenti scomparsi. Oceanica manifestazione a Città del Messico

Ancora fosse
Ancora fosse

Dopo la denuncia del sacerdote Alejandro Solalinde – “sono tutti morti” – arrivano nuove piste che potrebbero portare ad accertare definitivamente la sorte dei 43 studenti scomparsi ad Ayotzinapa ormai un mese fa. Le autorità hanno informato di aver localizzato nuove fosse clandestine, oltre alle 26 già trovate con 28 corpi non identificati. Le nuove fosse sarebbero nove. Gli scopritori hanno dichiarato di aver trovato il terreno fresco e colorato di rosso, oltre che resti umani, zaini, scarpe e matite. La parola passa adesso alle analisi forensi.

Intanto a Città del Messico si è tenuta quella che secondo le stime è la più grande manifestazione dai tempi della storica mobilitazione studentesca del 1968, passata tristemente alla storia del Messico come il “massacro di Tlatelolco”. La marcia è stata pacifica, a tratti addirittura silenziosa, interrotta soltanto da alcuni slogan: “Vivi li hanno presi, vivi li rivogliamo”. “In Messico è più pericoloso essere studente che narcotrafficante”. “Il paese è diventato una narco-fossa”. La parola d’ordine più scandita: “giustizia, giustizia”.

Un protesta, quella popolare, che inizia a dare i suoi frutti. Sono arrivate le dimissioni del governatore dello stato di Guerrero (in cui si trova la scuola degli studenti), Angel Aguirre. Dopo aver cercato di resistere fino all’ultimo, alla fine la pressione della piazza e dei compagni di partito – Partito della Rivoluzione Democratica, il secondo del Messico – hanno avuto la meglio.

Nel mirino dei manifestanti rimane ormai stabilmente il presidente Enrique Peña Nieto, confortato solo dalle dichiarazioni di ONU e UE che hanno invece sottolineato il suo impegno a far luce sulla vicenda. L’ONU, attraverso la portavoce dell’Alto Commissario  per i Diritti Umani, pur esortando ad aumentare gli sforzi per ritrovare gli studenti, ha sottolineato come le autorità messicane si sono comunque attivate arrestando 52 persone, di cui 36 poliziotti.

Anche la risoluzione del Parlamento Europeo che ha condannato ad ampia maggioranza (495 voti favorevoli, 86 contrari, 56 astenuti) “le inaccettabili sparizioni forzate e i crimini di Iguala”, ha omesso di fare riferimento ad eventuali responsabilità governative, appoggiando anzi la “determinazione [del governo] a lottare contro il traffico organizzato di droghe” e “la determinazione del presidente nell’indagare e chiarire i fatti e porre fine alla violenza”.

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