COL SEGNO PIÚ. L’America Latina cresce. Anche se con numeri molto diversi da paese a paese. In testa la Bolivia, Argentina fanalino di coda

Le previsioni del FMI guidato da Christine Lagarde
Le previsioni del FMI guidato da Christine Lagarde

L’America Latina continua a crescere. Lo confermano le ultime statistiche ufficiali e le proiezioni del Fondo Monetario Internazionale: nella regione – pur con differenze anche grandi tra i vari paesi – la tendenza mostra un deciso segno “più”. A trainare il gruppo la Bolivia dell’appena rieletto presidente – per lui quasi un plebiscito – Evo Morales, proprio grazie ai successi in campo economico. Tra il 2012 e il 2015 il paese avrà fatto un balzo in avanti del 24,1per cento. Seguono a ruota Perù (22,1%), Paraguay (22%), Colombia (19,2%) ed Ecuador (18,8%). Fanalino di coda, l’Argentina della presidente Cristina Fernandez de Kirchner, non a caso in affanno proprio a causa dell’economia: inflazione galoppante, instabilità della moneta e un prolungato litigio – sfociato nel default – con i fondi speculativi americani. Secondo dati di analisti private e le stime del FMI, la crescita del Prodotto Interno Lordo argentino tra 2012 e 2015 sarà di un magro 0,5 per cento, il più basso della regione. Se le previsioni venissero confermate il Paese sudamericano si collocherebbe persino dietro al Venezuela, che nello stesso periodo crescerebbe invece del 2,7 per cento.

Qualche piolo più in alto nella scala della crescita stanno Brasile (5,3%, in calo) e Uruguay (14,4%), i cui cittadini sono in questi giorni chiamati alle urne per la scelta dei nuovi presidenti.

Il Venezuela sarà il paese latinoamericano con più inflazione nel 2014 (intorno al 64%). Subito dopo l’Argentina. Secondo calcoli dell’Istituto Nazionale di Statistica e Censimento della Repubblica (Indec), a Buenos Aires e dintorni i prezzi aumenteranno quest’anno del 43%. Numeri che fanno riflettere se si pensa che persino la Siria, terzultima, fa meglio.

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