PICCOLI EMIGRANTI. Gli USA varano un programma di aiuti per l’assistenza legale dei minori dell’America Centrale. E la Fed ci mette i soldi

Centro di raccolta di minori illegali a Nogales, in Arizona. Foto: Ross D. Franklin
Centro di raccolta di minori illegali a Nogales, in Arizona. Foto: Ross D. Franklin

Fermare l’emorragia. Sembra essere questa la ragione principale alla base del nuovo pacchetto di misure annunciato dalla Casa Bianca all’inizio di ottobre. L’amministrazione Obama ha intenzione di arginare il più possibile l’emigrazione clandestina dei minori sulla frontiera messicana con il duplice obiettivo di mettere in sicurezza la vita dei bambini e regolarizzare un’ondata migratoria ormai fuori controllo. In sostanza, il programma garantirebbe la concessione dello status di “rifugiato” a quei bambini che restano nei loro paesi di origine e che non abbiano tentato di varcare illegalmente i confini. Con la possibilità concreta, per molti di loro, di ricongiungersi ai propri genitori che risiedono stabilmente negli Stati Uniti.

A rafforzare i propositi dell’esecutivo è intervenuta anche la Federal Reserve, che per la prima volta nella sua centenaria storia ha stanziato una cifra intorno ai 4 mln di dollari con l’obiettivo di garantire l’assistenza legale per circa 2.600 minori emigrati illegalmente e senza alcuna tutela. Per i prossimi due anni il Dipartimento della Salute e dei Servizi Umanitari (HSS) verserà questo denaro nelle casse della Conferenza episcopale dei Vescovi statunitensi (USCCB). “Penso che sia un riconoscimento importante del fatto che questi bambini abbiano valide pretese di protezione e hanno bisogno di rappresentanza legale” ha dichiarato Kevin Appleby, direttore dell’Ufficio per l’immigrazione e i rifugiati della Conferenza episcopale dei vescovi cattolici americani (MRS). Anche altri gruppi indipendenti, non solo cattolici, che militano per il riconoscimento dei diritti umani hanno salutato positivamente il finanziamento statale che permetterebbe ai minori dell’America Centrale una navigazione più sicura all’interno del complesso sistema giuridico americano.

Solamente nell’ultimo anno fiscale più di 66.000 minori sono stati catturati dalla polizia di frontiera, l’88 per cento in più rispetto all’anno precedente. Un’impennata che ha mandato al collasso un sistema migratorio già seriamente incrinato. Con l’ulteriore beffa, per questi giovani migranti che avrebbero tutti i diritti per beneficiare dell’asilo politico e del soccorso umanitario, di non avere i mezzi per perorare le loro ragioni nei tribunali competenti. Anche per questo Kristyn Peck, direttore associato dei servizi per l’infanzia del MRS ha affermato che la garanzia dell’assistenza giudiziaria è un importante passo in avanti.

Negli USA le violazioni sulle leggi per l’immigrazione sono reati civili, non penali, e non esiste alcun obbligo da parte dello stato di fornire agli emigranti clandestini un avvocato nel caso non possano permettersene uno autonomamente. E il paradosso sembrerebbe confermato da uno studio delle Nazioni Unite, secondo il quale più del 60 per cento dei minori dovrebbe essere incluso in un programma di protezione perché vittime di violenze d’ogni genere, dall’abbandono da parte dei genitori fino alla tratta di esseri umani.

Il provvedimento varato dal governo è dunque dentro il solco di una collaborazione serrata, sebbene non priva di difficoltà, con la Chiesa cattolica. All’inizio dell’estate, il 25 giugno, Mark Seitz, vescovo di El Paso in Texas, aveva parlato in modo accorato davanti alla Commissione Giustizia della Camera dei Rappresentanti: “La protezione dei minori migranti è un tema particolarmente caro alla Chiesa, perché è stata una delle prime esperienze di Gesù quando era un bambino come tanti, costretto a fuggire dalla violenza del re Erode insieme ai suoi genitori”. E tra le principali raccomandazioni aveva insistito sull’adozione di politiche volte a garantire l’assistenza legale ai minori non accompagnati, senza dimenticare un esame approfondito delle cause della migrazione forzata, come le violenze subite da attori non statali e la mancanza di sicurezza per i cittadini e di meccanismi adeguati a sostegno dell’infanzia. Inoltre, la richiesta di interventi mirati per sostenere i paesi d’origine e consentire ai bambini di rimanere, di crescere in modo sicuro e di essere loro stessi, una volta adulti, nuova linfa e valore aggiunto per i loro paesi.

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