MESSICO: IL VANGELO TRADOTTO IN 100 LINGUE NATIVE. Il prossimo passo dovrà essere quello di farlo adottare nelle scuole delle aree indigene

Un lungo lavoro
Un lungo lavoro

Qualcuno potrebbe definirla un’impresa babelica. Dopo un lavoro lungo più di cinque anni un’organizzazione etnica messicana di Oaxaca City, nella Sierra Madre del Sud, è riuscita a tradurre il Vangelo e l’intero Nuovo Testamento in 130 lingue indigene. A darne l’annuncio sulle pagine del quotidiano “NSS Oaxaca” è stato Aquino Luis Eduardo Chavez, Presidente dell’Unione Nazionale dei Traduttori Indigeni (UTI). L’equipe di traduttori è andata oltre, realizzando ben 10 nuove traduzioni in altrettante lingue indigene della Bibbia e 13 della Costituzione federale. Tra queste lingue d’arrivo figurano in particolare lo zapoteco (una famiglia linguistica indigena del Centroamerica) e il mazateco di Huautla de Jimenez e di San Jerónimo Tecoatl (due città dello stato di Oaxaca). I risultati di questo lavoro poderoso sono stati presentati durante il I Congresso Internazionale di traduzione e diffusione delle Sacre Scritture presso il centro convegni di Monte Alban, località celebre perché sede di uno dei più importanti siti archeologici precolombiani.

Il prossimo passo sarà riconfigurare il quadro giuridico e dare corso di validità a queste traduzioni, così da poter essere adottate obbligatoriamente nelle scuole indigene. Fanno ben sperare le dichiarazioni di Adelphus Regino, il Segretario per gli Affari Indigeni di Oaxaca, che ha riferito come l’Istituto Nazionale di Lingue Indigene (UNALI) abbia autorizzato il Ministero degli Interni a tradurre l’inno nazionale in 15 lingue “materne”. Dal canto loro, non mancano i detrattori dell’uso estensivo delle traduzioni in queste scuole. Costoro sostengono, sulla base delle stime ufficiali, che solo un terzo dei tre milioni di abitanti dello stato di Oaxaca adotti abitualmente una delle diverse parlate indigene. Probabilmente è la posizione di chi crede che il particolarismo delle lingue amerindie possa essere dannoso ai fini di una adeguata  integrazione sociale.

Fatto salvo l’indubbio spessore culturale dell’operazione, sembra chiaro quanto l’impresa assuma anche un valore socio-politico, nella direzione contraria rispetto ai perplessi sui vantaggi dell’iniziativa. L’ingente lavoro di traduzione mira sì all’integrazione delle minoranze indigene, ma nel rispetto e nella salvaguardia delle innumerevoli diversità etniche e linguistiche, che restano una indiscutibile ricchezza alla pari di un monumento in pietra o di un sito archeologico.

Sembra proprio che alla stregua dei piccoli rivi confluenti in un fiume più grande per raggiungere il mare, così centinaia di parlate amerindie si siano date appuntamento nel libro e nei libri (tò biblìon, tà biblìa) considerati tali per eccellenza, dove duemila anni fa la Parola si è fatta carne e sangue ed è entrata nella storia del mondo.

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